L’esito delle elezioni presidenziali ha avviato un nuovo corso della comicità statunitense, in particolare nel contesto dell’SNL, fonte inesauribile di parodie a sfondo politico. Alec Baldwin, imitatore di Donald Trump, si è congedato dal pubblico con un concession speech farcito di invettive – dall’ormai inconfondibile Stop the count! alle minacce di ricorso alla Corte Suprema – prima di esibirsi in una demenziale versione al piano di Macho Man dei Village People.
Baldwin, che ha detto di non essere mai stato tanto felice di perdere il lavoro, ha ceduto così il testimone a Jim Carrey e Maya Rudolph, imitatori di Biden e Harris negli sketch politici dell’SNL. Non mi sono mai sentito così vivo, il che è ironico dato che non sono poi così vivo, ha commentato il Biden di Carrey nel suo primo discorso da presidente eletto, rievocando in chiusura il suo personaggio di Ace Ventura. Nelle scorse settimane la scelta di Jim Carrey per l’interpretazione parodica di Joe Biden è stata oggetto di critiche – sui social si è proposto a più riprese di sostituirlo con Jason Sudeikis – e ci si aspetta ora che sia l’attore sia gli autori della trasmissione si mettano all’opera per rifinire il personaggio.
La Harris di Rudolph, già amatissima dal pubblico e fondamentale nell’immaginario da fenomeno pop della nuova vicepresidente, ha sfruttato invece il suo debutto da numero due alla Casa Bianca per far leva sullo straordinario valore simbolico dell’elezione di una donna afroindoamericana. A tutte le ragazzine nere che ci stanno guardando voglio dire: se in questo momento le vostre mamme ridono a crepapelle è perché sono ubriache. E se stanno piangendo, è perché sono ubriache. Passeranno dalle risate al pianto praticamente tutta la notte, ha scherzato.
- Dave Chappelle, Kanye West, Mos Def (Actors)
- Michel Gondry (Director)
Ben più incisivi gli intermezzi del comico Dave Chappelle, presentatore dell’episodio dell’SNL andato in onda su NBC l’8 novembre. Dal monologo di apertura agli sketch successivi, il suo umorismo ha demolito con la solita efficacia i casi di attualità statunitense più problematici, passando dal razzismo al Coronavirus e al recente trambusto politico del paese. Ragazzi, ricordate com’era la vita prima del Covid? Ogni settimana una sparatoria di massa… Grazie a dio ora c’è il Covid. Prima o poi doveva arrivare qualcosa che riuscesse a tenere chiusi in casa quei bianchi omicidi, ha detto.
Le questioni razziali sono state protagoniste della serata a più riprese, che si intrecciassero alla politica o alla pandemia che ancora affligge gli Stati Uniti. Nel sottolinare l’importanza della mascherina, ad esempio, ha ammesso di non comprendere la riluttanza degli uomini bianchi poveri a indossarla: Non vi fate problemi a metterla ai raduni del [Ku Klux] Klan, quindi che vi costa metterla anche quando andate al Walmart? Provate a tenere su la maschera che indosso io da anni. Non posso mai dire la verità a meno che non sia sotto forma di battuta!
L’esibizione di Chappelle si è conclusa con una serie di riferimenti diretti alle ultime settimane di presidenza di Trump, contrassegnate da situazioni tragicomiche delle quali si è servito per le sue battute. Sei un razzista, esilarante figlio di p*****a, ha affermato richiamando la circostanza in cui Trump ha definito il Covid Kung Flu. Sarei io a dover dire queste cose, non tu! […] Donald Trump è un folle, ha riflettuto poi commentando la strategia di contrattacco del presidente al Coronavirus. Perché non proviamo la candeggina? Un po’ di candeggina direttamente in corpo. Oh santo cielo, ora i servizi segreti dovranno rendere la Casa Bianca a prova di bambino. “Signor presidente, non tocchi il fornello, è caldo. Tenga le forbici al contragio, signor presidente, se deve correre in giro per casa”.
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