Ne La Truffa Dei Logan Steven Soderbergh prende il meccanismo da lui stesso creato dell’heist movie scintillante e stiloso alla Ocean’s Eleven e lo ribalta, guardandolo dal basso di un’America rurale e operaia incastonata tra North Carolina e West Virginia. Un pezzo di paese celebrato in quella canzone di John Denver, Take Me Home, Country Roads, che suona quasi come un inno della nazione profonda – “Almost Heaven, West Virginia”, quasi un paradiso, recita un verso – e che, guarda caso, è il brano preferito di Jimmy Logan (Channing Tatum), che se lo ascolta soddisfatto insieme alla figlia che gli passa gli attrezzi per aggiustare il carburatore del suo pick-up.
Sembra appunto un paradiso quel semplice momento di vita quotidiana. In realtà non lo è. Perché Jimmy era una promessa del football destinata all’NFL, ma la “maledizione dei Logan” l’ha colpito e lui dopo un incidente che l’ha lasciato claudicante a vita ha dovuto ridimensionare le ambizioni, adattandosi a un’esistenza operaia da seconda fila. Non è andata meglio al fratello Clyde (Adam Driver), che nella guerra in Iraq ci ha rimesso addirittura un braccio e ora fa il barista. Ma sa preparare senza problemi un cocktail con una mano sola.
È gente orgogliosa, insomma, che lavora a testa bassa e non si lamenta. Quando però Jimmy perde ingiustamente l’impiego da manovale alla Charlotte Motor Speedway, un gigantesco circuito automobilistico in North Carolina – “Quello non è solo un posto in cui si corrono delle corse, quella è una città”, dice lui – allora decide che è giunto il momento di prendersi con gli interessi quello che la sua famiglia ha fin troppo generosamente regalato al paese – e come i Logan, idealmente, tante altre famiglie appartenenti agli strati e agli stati più poveri della nazione.
Insieme al fratello organizza il grande colpo, la truffa dei Logan, assaltando la città, ossia il circuito motoristico che, avendoci lavorato, conosce come le sue tasche. E perciò sa che, in occasione della Coca-Cola 600, una gara del circuito Nascar, quel sistema-città sotterraneamente pomperà attraverso un sistema di tubi pneumatici una enorme quantità di soldi che raggiungerà il caveau d’una banca. Si tratta perciò di escogitare un piano astuto per intercettare il flusso prima che giunga a destinazione.
I Logan, insomma, contrariamente a quel che credono coloro i quali li conoscono superficialmente e ai soliti stereotipi spregiativi sui redneck, sono gente in gamba. Magari non hanno una eccellente formazione scolastica, ma posseggono un solido sapere affinato nelle loro vite pratiche e difficili. Si tratta di tipi come Joe Bang (un inedito, divertente Daniel Craig), mago degli esplosivi ingaggiato dai fratelli per il colpo, il quale è capace di tirare fuori un esplosivo mescolando candeggina, orsetti gommosi e sale iodato – che usa perché soffre di pressione alta!
Per La Truffa Dei Logan, Steven Soderbergh e la sceneggiatrice Rebecca Blunt non rinunciano alle strutture narrative lambiccate da heist movie, con colpi di scena e impedimenti creati a bella posta per rendere più tortuoso il plot – Joe Bang sta scontando una pena nella prigione della contea e quindi bisognerà trovare un modo per farlo evadere per poche ore senza che nessuno se ne accorga.
Alla base del racconto però, c’è evidente il desiderio, ben riuscito, di costruire un racconto non banale sull’America, incentrato su quel paese che più che davvero nascosto si finge di non conoscere, almeno fino a quando eventi specifici – e una giornata come questo 4 novembre, col testa a testa per le elezioni presidenziali tra Trump e Biden, è esattamente uno di quegli eventi – non ci rammentano di quale pasta siano realmente fatti gli Stati Uniti, spesso ridotti grottescamente all’immagine di due coste culturalmente e socialmente evolute, a Est e Ovest, e poco altro in mezzo.
In mezzo – e anche sotto, come quelle metaforiche tubature interrate che pompano i soldi, e il sangue, del paese – c’è l’America. Un altro grande mondo nel quale si può incrociare gente ingegnosa come i Logan. Capaci di fare un grande colpo senza darlo a vedere. E poi correre alla gara della reginetta del West Virginia dove la propria figlia, bambina già orgogliosa come loro, invece di eseguire come previsto la plasticosa Umbrella di Rihanna, intona Take Me Home, Country Roads. E tutti quanti si mettono a cantare insieme a lei.