My Generation degli Who è in assoluto una delle canzoni più conosciute della band di Roger Daltrey e Pete Townshend. Ogni elemento è peculiare: il ritmo che si ferma per dare spazio a ogni frase della strofa, gli accordi semplici e i cambi di tonalità, l’assolo di basso di John Entwistle ma soprattutto quel cantato balbettato intorno al quale circolano diverse teorie.
Pete Townshend scrisse il testo durante un viaggio in treno. Nella sua mente viaggiavano i capricci della Regina Madre, il blues di Mose Allison e l’attitudine r’n’b che portava a ripetere una frase ossessivamente: “Talking ‘bout my generation”. Quando Pete portò il testo a Roger Daltrey nacque la leggenda della balbuzie nella linea vocale.
Secondo il batterista Keith Moon Roger, che stava leggendo il testo per la prima volta, balbettò qualche sillaba e questo piacque al manager Kit Lambert, che sollevò un pollice e disse: “Tienila così”. Secondo altre teorie la balbuzie – “People try to put us d-down, just because we g-g-get around” – imitava un mod sotto anfetamina. Ancora, si dice che My Generation degli Who era nata come un blues parlato, ma dopo aver ascoltato Stuttering Blues di John Lee Hooker Pete Townshend modificò il taglio del testo.
Il risultato era un brano rabbioso e parodistico. Le parole erano una cannonata, se pensiamo che arrivavano nella metà degli anni ’60: “Spero di morire prima di invecchiare”, cantava Daltrey con convinzione. Ancora oggi il mondo riconosce l’audacia dell’assolo di basso di John Entwistle, con quel suono distorto che ha contribuito alla grande rivoluzione del pianeta dei bassisti.
Il beat aggressivo e deciso, i cambi di tonalità che portavano Roger Daltrey ad elevarsi fino al raschiato e la tensione costante fanno di My Generation degli Who un crescendo di rabbia, un inno generazionale che balbetta la sua frustrazione senza vergognarsene.