Non fosse per Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols probabilmente non conosceremmo il punk. Fermi, deponete le armi: i quattro ragazzacci non inventarono il punk, ma l’intuito dell’avido Malcolm McLaren fece breccia nel mondo mainstream.
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- 03/06/2013 (Publication Date) - Universal Music (Publisher)
Mentre Johnny Rotten gorgheggiava sul microfono, Paul Cook snocciolava riff di batteria dritti e semplici. Steve Jones ci metteva la sua scuola rock’n’roll, ma il basso? Sid Vicious, ovviamente, era già un disastro e per questo registrò solamente Bodies. Detta così è già caotica, dunque cerchiamo di ricomporre il puzzle.
Per chi non lo sapesse, Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols è il primo e unico album in studio della band. La loro storia fu brevissima: appena 4 anni di attività fino al fallimento totale, siglato da Johnny Rotten che il 14 gennaio 1978, a San Francisco, chiese al pubblico: “Avete mai avuto l’impressione di essere stati imbrogliati?”.
Per registrare Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols ci volle la tenacia di McLaren, che mentre procedevano i lavori si vide la rescissione del contratto da parte della A&M. Per fortuna arrivò la proposta della Virgin Records. Nel frattempo c’era quel Sid Vicious totalmente incapace di suonare, per questo la band dovette assoldare il produttore Chris Thomas per registrare gran parte delle linee di basso. Se dobbiamo riassumere il disco in poche frasi troviamo Anarchy In The UK e God Save The Queen: la prima è un manifesto, la seconda una dichiarazione di guerra.
Nessun brano dai bpm esagerati: il disco suonava dritto e marcio, e il marketing di McLaren vinse nel portare il punk all’opinione pubblica. Per questo egli stesso definì Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols e la band stessa come “la grande truffa del rock’n’roll”: erano 4 ragazzi che lui muoveva come marionette per fare cassa, e probabilmente sapeva che quel disco sarebbe diventato una pietra miliare del rock.