Boy degli U2 è un disco al quale tutti dobbiamo qualcosa, pur trattandosi di una band che da sempre divide il pubblico tra fedeli sostenitori e feroci contestatori. Quando il disco uscì, il 20 ottobre 1980, le intenzioni della band di Bono Vox erano già chiare. Il mondo contenuto nelle 11 tracce era fatto di morte, lutto, volontà e scoperta, e tutto nacque nella mente del frontman quando nel 1974, appena 14enne, si ritrovò a seppellire sua madre.
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- 03/06/2013 (Publication Date) - Universal Music (Publisher)
A questo tragico evento dobbiamo I Will Follow, ma non solo. Nel 1976 Paul Hewson (Bono), Dave Evans (The Edge) e Adam Clayton si riunirono per la prima volta e diventarono prima i The Feedback, poi i The Hype e in seguito gli U2. Arrivarono agli Windmill Lane Studios di Dublino e intorno a loro la corrente post-punk soffocava l’occidente, per questo la produzione fu affidata a Martin Hannett, già collaboratore dei Joy Division.
Il 18 maggio 1980 scomparve Ian Curtis e Hannett si chiamò fuori. La palla passò a Steve Lillywhite. Che aspettarsi da 4 sbarbati irlandesi? Anche gli U2 suonavano acerbi e viscerali, per questo Boy diventò l’album più post punk della band. Lo stile fresco e riverberato delle chitarre di The Edge era già consolidato come emerge da Twilight, alla pari del talento di Bono Vox che già regalava soluzioni melodiche da stadio. Tuttavia, tutto si poggiava sul crepuscolarismo dilagante di quegli anni.
An Cat Dubh è talmente minimale da ricordare i primi deliri di Robert Smith, ma anche Stories Of Boys è ben collocata nella new wave. Particolare menzione merita A Day Without Me, dal chiaro istinto curtisiano proprio perché dedicata al frontman dei Joy Division.
Il disco è il racconto di un bambino alla scoperta del mondo, che già lo spaventa. Boy degli U2 è anche la storia che culmina in War (1983), la crescita del “ragazzino” che nel mondo degli adulti trova la guerra.