In una stagione di pesanti ridimensionamenti e tagli selvaggi a serie tv molto amate, la missione di Grand Army – su Netflix dal 16 ottobre – è imporsi all’attenzione del pubblico e superare la durata media di produzioni dello stesso genere. Si tratta infatti di un teen drama con tutti gli ingredienti del caso, e moderno abbastanza da coinvolgere e rivolgersi agli adolescenti della generazione Z.
Ispirata allo spettacolo teatrale Slut: The Play di Katie Cappiello, Grand Army osserva la quotidianità di un piccolo gruppo di adolescenti in un liceo di Brooklyn, a New York. Come da prassi in una qualsiasi metropoli contemporanea, i ragazzi hanno alle spalle esperienze diverse, frutto di eredità genetiche, familiari e sociali del tutto peculiari. Ciò che li è accomuna è dover affrontare il giro di giostra dell’adolescenza, con tutti gli alti e bassi umorali e relazionali che questa fase della vita comporta.
Dalle chiacchiere di corridoio alle feste con i compagni, dalle amicizie in crescita ai rapporti al collasso, dall’esplorazione della sessualità allo scontro con le ingiustizie razziali, tutto ciò di cui Grand Army promette di occuparsi si fa realtà tra le pieghe delle vite di Joey Del Marco (Odessa A’zion), Siddhartha Pakam (Amir Bageria), Dominique Pierre (Odley Jean), Jayson Jackson (Maliq Johnson) e Leila Kwan Zimmer (Amalia Yoo), interpretati da esordienti televisivi grazie ai quali la serie punta forte sulla freschezza.
Per iniziare a conoscere i personaggi di Grand Army, su Netflix dal 16 ottobre, basta affidarsi alle parole con cui alcuni interpreti ne tratteggiano l’essenza in una recente intervista al New York Post. Jayson mi somiglia, nel senso che come me anche lui si ribella allo stereotipo che il mondo attribuisce a un uomo nero. Ma sono diverso da lui da altri punti di vista; per esempio lui è beatamente ignorante rispetto alla sua responsabilità in quanto giovane uomo nero in America, mentre io ho scoperto di averla quando ero ancora molto piccolo, ha spiegato Maliq Johnson. Leila Kwan Zimmer si dice abbastanza diversa dalla sua Leila. Mi trovo in una fase della vita molto diversa rispetto a quella di Leila. Lei è al primo anno ed è super ansiosa, si sente sola e perduta. Anch’io ho vissuto quegli stati d’animo, quando ero al primo anno… mi è capitato più di una volta di ritrovarmi a piangere nei corridoi della scuola.
I punti di vista di questi giovani attori riflettono il desiderio della showrunner Katie Cappiello di assemblare un cast quantomai variegato, una riproduzione su scala del melting pot newyorkese. E la rappresentazione è in effetti piuttosto varia sia in termini di personaggi che di interpreti. Oltre che alle istanze degli adolescenti afroamericani, infatti, la Grand Army di Netflix strizza l’occhio alle adolescenti latinoamericane, ritratte senza effetti caricaturali, e alla commistione tra comunità e religioni diverse. Una degli attori del cast, infatti, apporta la sua esperienza in quanto figlia di padre coreano e madre ebrea.
Secondo le prime recensioni della stampa statunitense, la Grand Army di Netflix spiccherebbe per l’osservazione intelligente delle tematiche tipiche dell’adolescenza attuale. Non scanserebbe i temi più scottanti del periodo storico, ma eviterebbe di sensazionalizzarli come si è visto ad esempio in Tredici o Euphoria. Pare inoltre che abbia la maturità di ascrivere le responsabilità di ciascuna azione al personaggio che la compie, anziché innalzarla a riflessione sulla generazione Z nel suo complesso. Quello dei teen drama resta comunque un genere sovraffollato e, nonostante gli scossoni assestati da Netflix al suo catalogo, Grand Army dovrà dimostrare fin dal debutto tutta la sua personalità per garantirsi un futuro sereno.
Grand Army arriva su Netflix il 16 ottobre. Questo il trailer della serie:
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