Allora, sembra che anche nell’anno del Signore 2020, cioè l’anno nel quale tutto quello che in genere viene indicato come chiaro e ineluttabile segno dell’imminente fine del mondo si sta realizzando, dalla pandemia all’allagamento, dal terremoto alla grandine, dalle cavallette agli incendi, via via fino alla Meloni che porta il suo candidato a guidare la mia regione, le Marche guidate da uno di Fratelli d’Italia, vi rendete conto, le Marche guidate da uno di Fratelli d’Italia, il sindaco della mia città, la sindaca della mia città, anzi, quella che ha sbandierato in ogni luogo e in ogni lago di aver vinto il concorso farlocco come sindaco del mondo che attacca il candidato del suo partito dopo neanche un’ora dalla fine delle votazioni, roba che manco in House of Cards, quanta mestizia, ecco, sembra che anche nell’anno del Signore 2020 sia possibile non fare necessariamente solo e soltanto reggaeton, o musica pop altamente degradabile, spesso che fa l’occhiolino al reggaeton, o comunque qualcosa che sia incontrovertibilmente riconducibile a quel gruppo astratto, perché teorico, ma affatto astratto nei fatti chiamato “musica demmerda”.
No, non sto ovviamente parlando di Maleducata di Achille Idol, perché su una cosa almeno stavolta sono d’accordo con il testimonial di Gucci, detto tra noi a me sembra che se proprio si doveva fare caciara riguardo a un certo sdoganamento del brutto da parte del marchio fiorentino era sulla musica di Achille Idol, al secolo Achille Lauro, che ci si doveva concentrare, certo non sulla modella di cui pronunciare il nome è difficile, ecco, io almeno su una cosa sono d’accordo con Achille Idol, questo il suo nuovo nome, credo figlio di una rottura di contratto con Sony più che di una scelta artistica, e Dio mi perdoni se ho messo una parola concernente al campo dell’arte nella stessa frase, che dico, nello stesso scritto nel quale parlo di Achille Idol, sarà stato il lock down e le sue conseguenze, comunque, dicevo, su una cosa sono d’accordo con Achille Idol, cioè sul fatto che esiste il punk e esiste l’imitazione del punk, che è un po’ come dire esiste il sesso e poi esiste chi ne fa i versi senza provare nessun piacere, e far provare nessun piacere, come in un porno venuto male. Perché, questo il passaggio cui faccio riferimento, Achille Idol per presentare Maleducata, la sua nuova canzone, ha citato Billy Joe Armstrong dei Green Day, il quale spiegava a un ragazzino cosa fosse il punk, prendere a calci un bidone, prendendo pedagogicamente a calci un bidone, andando poi a spiegare sempre al medesimo ragazzino, che a sua volta aveva preso a calci un bidone, che no, quello non era punk, ma era l’imitazione del punk, fatto che fa sorridere, perché i Green Day non sono punk, ma appunto imitazione del punk a beneficio di chi ascolta il pop. Sono d’accordo quindi con Achille Idol, lui non è punk, come ha scritto il suo ufficio stampa, andando addirittura oltre, dicendo che lui è un esempio e un modello, vado a memoria perché ho prontamente cestinato la mail in questione, per il mio e il loro bene, per il punk contemporaneo, ecco, lui non è punk, è una imitazione del punk. Ma poi non è neanche questo, è un semplice oggetto di pianificazione commerciale, l’effetto bidimensionale di uno studio di marketing, di Gucci, appunto, con la musica credo nulla abbia a che vedere, e quindi a ben pensarci, anche con questo articolo.
No, non sto parlando di Maleducata di Achille Idol, quindi.
Non sto parlando neanche di 22 settembre di Ultimo. Perché se Achille Idol è un prodotto di marketing, Ultimo è un UFO, nel senso che ancora non sono riuscito a identificarlo. Sicuramente più vero del suo concittadino, e se posso permettermi anche più talentuoso, ma sul perché così tanta gente si entusiasmi per canzoni piuttosto elementari, nelle quali la parte melodico/armonica è sempre piuttosto scontata, al pari dei testi, per non dire della voce, un timbro molto tizianoferriano che, dal vivo, come il primo Tiziano Ferro, non è in grado di sostenere le melodie scritte, ma che su disco spesso e volentieri finisce per diventare la calcificazione di un sentimento di disperazione e voglia di riscatto che, almeno nel primo caso, in effetti è poi la medesima sensazione che provo io ascoltandolo. Per intendersi, rispetto Achille Idol uno come Ultimo sembra Burt Bacharach, il problema è che poi ti viene da paragonarlo appunto a chi fa musica sentimentale, non saprei come altro chiamarla, e capisci che no, non è Burt Bacharach, ma ultimo appunto, e seppur lui abbia dalla sua non tanto il successo, ha successo anche il reaggaeton, per dire, quanto la giovane età, come dire, avrà modo di migliorarsi, al momento parlare della sua musica mi induce in uno stato di malinconia che neanche un popolo come quello brasiliano o quello portoghese è riuscito a certificare dandogli un nome specifico.
Riparto, Perché sembra che anche nell’anno del Signore 2020, cioè l’anno nel quale tutto quello che in genere viene indicato come chiaro e ineluttabile segno dell’imminente fine del mondo si sta realizzando, dalla pandemia all’allagamento, dal terremoto alla grandine, dalle cavallette agli incendi, via via fino alla Meloni che porta il suo candidato a guidare la mia regione, le Marche guidate da uno di Fratelli d’Italia, vi rendete conto, le Marche guidate da uno di Fratelli d’Italia, il sindaco della mia città, la sindaca della mia città, anzi, quella che ha sbandierato in ogni luogo e in ogni lago di aver vinto il concorso farlocco come sindaco del mondo che attacca il candidato del suo partito dopo neanche un’ora dalla fine delle votazioni, roba che manco in House of Cards, quanta mestizia, ecco, sembra che anche nell’anno del Signore 2020 sia possibile non fare necessariamente solo e soltanto reggaeton, o musica pop altamente degradabile, spesso che fa l’occhiolino al reggaeton, o comunque qualcosa che sia incontrovertibilmente riconducibile a quel gruppo astratto, perché teorico, ma affatto astratto nei fatti chiamato “musica demmerda”.
Penso, questo è il punto, a quanto sta facendo una artista fuori dalle logiche di mercato come Debora Petrina, una che ha fatto entusiasmare a più riprese personaggi quali David Byrne, per intendersi, non esattamente il primo che passava di qui, al momento impegnata con un personale crowdfunding atto a produrre un album tutto in italiano, il suo album tutto in italiano, dal sintomatico titolo Ogni giorno. Un album cui ha lavorato durante il lock down e cui sta continuando a mettere mano con Marco Fasolo, già al lavoro con Jennifer Gentle e nella superband I Hate My Village. Crowdfunding che prevede tra i premi un altro album, sempre inedito, “NuovoMondo Symphonies, che avrà come tema un viaggio in luoghi immaginari di cui ho registrato le musiche, i canti in lingue sconosciute, i suoni,” ci ha detto l’artista. “L’ho concepito e composto assieme al compositore veneziano Giovanni Mancuso, registrando 2 pianoforti, voci, nasi, pance, crini, spade, campane, matite, tosse secca, fischi, e altre etnomusico-follie.”. Insomma, già solo per ascoltare questo lavoro verrebbe da partecipare. Per la cronaca potete farlo qui. Poi, ovviamente, come in tutti i crowdfunding, ci sono tanti altri premi, tipo, parla sempre lei, Debora Petrina “Un’altra ricompensa è una mia canzone inedita, Miles, orchestrata dal compositore americano Jherek Bischoff, dietro suggerimento di David Byrne.
Poi ancora la partitura di Roses of the Day, un brano che ho “composto con” John Cage (67 anni dopo la sua morte!), pubblicatomi dalle Edition Peters.” Un brano con John Cage post-mortem? Ascoltare per credere. Intanto, però, vi potrà capitare di ascoltare il suo primo brano estratto proprio da Ogni giorno, Cosa sai di me, passato da alcune coraggiose radio quali Radio Rai1, Controradio o Radio Popolare, coraggiose non perché il brano, una vera perla per voce e piano di quasi cinque minuti, non meriti, sentire una melodia che esce da quelle risicatelle cui ci stanno tristemente abituando, santo Dio, è un miracolo cui dovremmo sottoporci quotidianamente, coraggiose proprio perché esce dalla comfort zone delle canzoncine inutili che vanno di moda oggi, stesso ritmo, stesse note, stesse parole.
Uno però dirà, e grazie al cazzo, sei andato a pescare nella musica d’autore, hai tirato in ballo una finita nei programmi radiofonici di David Byrne, una che al momento va anche in giro in compagnia del premio Strega Tiziano Scarpa con uno show che unisce musica e letteratura, ti piace vincere facile contro quegli altri due.
Mhmm…
Temo le cose non stiano esattamente così, a meno che uno non pensi che nel mondo reale inseguire l’ispirazione senza dover tenere conto necessariamente di un minutaggio tale da finire nelle playlist e nelle rotazioni radiofoniche giuste, un lancio social idoneo a attirare l’attenzione, più sul cantante che sulla canzone, ovviamente, un linguaggio ruffiano teso non a stupire, l’arte fino a prova contraria dovrebbe perturbare, sempre e comunque, suonare già familiare è una deriva del pop che, ultimamente, si è lasciato decisamente prendere la mano, ecco, a meno che uno non pensi che essere liberi di essere se stessi, quindi di dar retta alla propria arte, sia più semplice che essere coccolati dalle major, dai media, gli uffici stampa a dettare la linea ai miei amici a quattro zampe, quelli che non fanno che fare da cassa di risonanza, amplificatori di una voce unificata e univoca, direi che dovrebbe essere chiaro che una come Debora Petrina va supportata e seguita, altro che grazie al cazzo.
Ma siccome anche nel comodo alveo del pop si può, si dovrebbe ma non sempre si fa, quindi si può essere in grado di esprimere un talento cristallino, inseguendo una ispirazione che è libera e che, a volte succede, finisce per rientrare in quei canoni contemporanei per cui poi ti passano anche i network e nonostante tu sia di alta qualità sei anche mainstream, volevo segnalarvi, non l’ho ancora fatto, che è uscito un nuovo singolo di colui che, iniziai proprio io dalle colonne (oggi vista la china filogrillina dovrei dire “colonne infami”) del Fatto Quotidiano, non a caso è chiamato negli ambienti Hitman, non solo per il suo essere un regista di film horror di fama internazionale, ma per quella sua capacità unica, capacità che ha dimostrato ormai in almeno tre decenni, dagli anni Novanta a oggi, di azzeccare singoli che siano incredibilmente efficaci, nonché decisamente belli. La canzone si intitola Finché ti va, è una ballad tra le più belle uscite dalla penna di Federico Zampaglione, è di lui che stiamo parlando, Mr Tiromancino, uno che di belle ballad ne ha sfornate parecchie, quindi potete ben capire che stiamo parlando di qualcosa di speciale.
Una canzone sorretta da una melodia che ti si inchioda alla testa sin dal primo ascolto, questa la sua cifra personale, presenta un testo sincero come forse non mai con una perla come questa: “Occhi negli occhi come in una canzone di Dalla/ dove c’è sempre la luna accesa e qualche stella/ i nostri sogni sono piccoli asteroidi che cadono dal cielo su di noi/mentre giri tra i miei dischi prendi pure tutto ciò che vuoi”, una di quelle immagini, pochi giorni fa si parlava del cielo aperto a serramanico di Bersani, che ci dimostrano come ancora oggi si possa uscire dalla ricerca dello slogan intorno al quale costruire una canzoncina indie (o peggio dalla citazione di un cocktail da infilare in una di quelle che fanno l’occhiolino alla trap) per puntare dritti dritti in alto.
Ecco, fossi Ultimo, perché di Achille Idol, onestamente, preferirei proprio non dovermi più occupare, guarderei a come i Tiromancino hanno costruito la loro carriera, come abbiamo avuto a cuore sempre le canzoni, non disdegnando però di azzardare suoni diversi, spaziando quindi dentro tutti i colori che una tavolozza ampia come quella del pop mette a disposizione. Lo farei anche fossi uno dei tanti altri cantautori nostrani, parlo di quelli che da anni arrancano alla ricerca di una canzone che sembra non voler più arrivare, da Antonacci a Tiziano Ferro, guardate Federico e cercate di capire, se vi va di culo capace che vi riesce anche.
Tornando a quel che si diceva su, a proposito della differenze tra il sesso e un porno recitato male, ecco citando un autore tanto caro a Ultimo, Antonello Venditti, con Debora Petrina e i Tiromancino non siamo più dalle parti della finzione, ma dalle parti dei versi “scopare bene, scopare bene questa è la prima cosa” (Achille, se ti servono ripetizioni di punkitudine fai un fischio).