Con gli annunci ufficiali che hanno coinvolto la console di casa Sony negli ultimi giorni, l’attenzione non può che spostarsi ora sul prezzo dei giochi di PS5. La next gen videoludica è ormai alle porte, con gli utenti che provano a pianificare le proprie spese. La principale, qualora si fosse tra i fortunati in grado di preordinarla, è chiaramente quella dell’hardware. Una spesa non da poco, che potrebbe permettere di risparmiare un centinaio d’euro qualora si optasse per la PS5 digital (399 euro) piuttosto che per la PS5 con lettore (499€).
Va piano piano componendosi la lineup dei titoli, che verranno proposti al pubblico nelle settimane e nei mesi successivi al lancio. Ma quale sarà effettivamente il prezzo dei giochi di PS5?
Prezzo dei giochi PS5, l’aumento è nell’aria?
Allo stato attuale, non ci sono conferme ufficiali da parte dei publisher. Ciò che è possibile fare, sui prezzi dei giochi di PS5, sono delle stime, affidandosi ai preorder disponibili sulle varie piattaforme di vendita dei titoli scatolati. E questi sembrano orientarsi su costi finali per gli utenti che si aggirano sui 75 euro o anche più.
Pare quindi che ci troviamo di fronte a una nuova crescita delle spese per i videogiocatori. Un sovrapprezzo di una decina di punti percentuali rispetto al recente passato, che avrebbe quindi un peso non da poco sul bilancio annuale delle spese. A questi poi, immancabilmente, andranno aggiunte tutti quei costi accessori dettati da microtransazioni e contenuti aggiuntivi (i DLC). Imprescindibili per tutti coloro che vorranno godere appieno dell’esperienza ludica offerta da specifici titoli.
Chiaro è che la situazione sia in dinamico divenire, con gli store che potranno operare le dovute correzioni del caso. E con il prezzo dei giochi di PS5 che potrebbe quindi essere rivisto alla fine, per la gioia delle tasche degli utenti. C’è comunque da dire che, finora, il mercato è stato alquanto clemente, con i costi che sono stati sostanzialmente calmierati nel corso delle ultime generazioni. Assistere a un aumento potrebbe dunque essere fisiologico e necessario per il sostentamento dell’industria. Soprattutto di quel reparto che non sforna titoli di richiamo assoluto come i vari FIFA o Call of Duty.