Il ban USA ha costretto Huawei ad un’accelerata improvvisa nello sviluppo del sistema operativo proprietario HarmonyOS, che ricordiamo essere stato presentato l’anno scorso. L’OS, come annunciato dal CEO Richard Yu, avrà un futuro roseo davanti a sé: l’intenzione è quello di spingerlo in tutto il mondo, e di non ridurlo ad una semplice risorsa destinata al mercato interno. La grande novità, però, è un’altra: HarmonyOS non sarà solo appannaggio dei dispositivi del produttore di Shenzhen, ma potrebbe diventare un riferimento per un po’ tutti gli OEM locali.
Del resto, nel momento in cui altre aziende cinesi dovessero restare tagliate fuori dal ban USA, e quindi vedersi obbligate a fare a meno dei servizi Google, HarmonyOS potrebbe diventare una risorsa universale a livello globale, rafforzando l’egemonia del produttore cinese. Le restrizioni imposte dal governo americano potrebbero aver favorito tale processo di autonomia, a chiaro vantaggio di Huawei, che paradossalmente ricaverebbe il massimo profitto da quella che era iniziata come una posizione davvero sconveniente.
Nato come un piano B in tempi di relativa tranquillità (visto poi quanto successo non possiamo che parlare in questi termini), HarmonyOS sta via via diventando un progetto di priorità estremamente urgente. In ogni caso, c’è da dire che il primo smartphone equipaggiato con HarmonyOS arriverà nel 2021, come suggerito da Richard Yu nell’intervista di cui vi avevamo parlato ieri, e da cui abbiamo tratto spunto per questo articolo, approfondendo l’aspetto del discorso relativo agli altri OEM cinesi, che pure potrebbero appoggiarsi al sistema operativo di casa Huawei laddove la loro collaborazione con Google dovesse finire (cosa non affatto scontata). Fateci sapere cosa ne pensate, se vi va, lasciando un commento all’articolo attraverso il box in basso: saremo felici di interagire con voi rispondendovi a nostra volta il prima possibile.