Scivola giù come una bevanda fresca d’estate, Ted Lasso, arrivata su Apple TV+ il 14 agosto nella vaga indifferenza che ancora avvolge le proposte di una piattaforma in chiara crescita. Sviluppata da personalità con un robusto pedigree comico – Bill Lawrence (creatore di Scrubs), Jason Sudeikis, Joe Kelly e Brendan Hunt –, la serie offre spazio, tempo e un’avventura surreale a un personaggio nato per promuovere le trasmissioni sulla Premier Leage della NBC Sport.
La storia è appunto quella di Ted Lasso, coach vincente di un team di football americano, reclutato insieme al suo braccio destro per allenare e gestire una mediocre squadra di calcio sull’altra sponda dell’Atlantico, l’AFC Richmond di Londra. Colpo grosso di una dirigenza lungimirante? Non proprio: Ted Lasso non ha la benché minima conoscenza delle regole del calcio, e i tifosi del Richmond non tardano a mostrare tutto il loro sgomento per l’incomprensibile scelta della società.
Da quest’assurda premessa – presto chiarita e giustificata da uno dei personaggi della serie – prende le mosse Ted Lasso, la più grossa sorpresa di un’estate sottotono, trascorsa fra uscite minori, inevitabili slittamenti e obbligati rewatch. Jason Sudeikis regala al pubblico un personaggio del tutto spiazzante nel suo incrollabile ottimismo, nella difesa di valori tanto genuini quanto fuori dal tempo nell’epoca osservata, dominata da malignità, arrivismo, manipolazioni e sete di vendetta.
La sua estraneità al contesto è totale, ma sentirsi vicini o meno al suo punto di vista è effetto di una posizione geografica e culturale ben precisa. È in fondo un americano in Inghilterra, e i suoi modi, le sue convinzioni, persino la sua ignoranza sono tratti di una figura indistinta di texano burino, ma in ultimo così dolcemente cortese e bonaccione da disorientare ogni chirurgica malignità escogitata ai suoi danni.
Questa bontà di fondo addolcisce l’inconsapevolezza alla base di ogni azione compiuta dal protagonista. Ted Lasso non conosce le regole del calcio né la sua terminologia specifica – vi applica anzi schemi e gergo tecnico del football – e osserva una Londra dalle atmosfere alla Notting Hill con il provincialismo di un texano dalla parlata biascicata e dai modi così spudoratamente accoglienti e calorosi da mettere a disagio le ben più abbottonate controparti londinesi.
Persino la lingua – unico apparente legame fra due realtà altrimenti del tutto estranee – si rivela meno trasparente del previsto, e costringe il coach Lasso a trovare i corrispondenti in inglese americano di strategie calcistiche, oggetti, alimenti e improperi vari altrimenti incomprensibili. Tutto, insomma, contribuisce a farne una figura aliena, un outsider destinato a rimanere tale, eppure inspiegabilmente capace, a poco a poco, d’incidere in modo sottile e irresistibile su chiunque ne respiri la stessa aria.
Ted Lasso su Apple TV+ incarna dunque perfettamente a ciò che la stampa statunitense definirebbe un feel-good show, una serie certo non rivoluzionaria né indimenticabile, e che pure conquista con il suo rincuorante ottimismo, una parentesi di puro sollievo in un’annata che di lieto offre ben poco.
Ted Lasso è già stata rinnovata per una seconda stagione. I nuovi episodi sono disponibili sulla piattaforma streaming di Apple ogni venerdì. Qui una nostra panoramica sul servizio.
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