L’arte può essere evasione o sublimazione. Può, per dirla col Baricco d’annata di Pickwick, curare ferite come un passo di Proust o aprire ferite, come una pagina di Dos Passos.
Di fronte a una pandemia che ci ha tenuto in clausura per due mesi e passa, e che ci ha comunque condizionato al punto da mettere in dubbio un ritorno alla vita di prima, ci si sarebbe quindi potuto aspettare una doppia possibilità, in vista della ripresa e dell’estate: canzoni leggere che sollevassero gli animi o brani che provassero a fermare le emozioni contrastanti di questo periodo. La realtà, che come sempre ama stupirci, e che in questo 2020 si sta davvero lasciando andare a sperimentazioni che neanche Timothy Leary ai tempi di Berckley, Black Mirror scansate,ha optato per una terza strada: l’apocalisse. Così abbiamo assistito alla perfetta cristallizzazione di quel che stiamo vivendo, sì, la colonna sonora ideale di una pandemia arrivata subito dopo la minaccia di Terza Guerra Mondiale per gli scazzi tra Trump e l’Iran e quel che questa seconda parte dell’anno ci sta regalando, dalle alluvioni agli scontri razziali, passando per i terremoti e quel che ogni giorno un Dio mattacchione ha pensato per noi. Abbiamo cominciato con quella roba imbarazzante che i network radiofonici uniti come un sol uomo hanno deciso di chiamare, quanto a ironia non li frega nessuno, I Love My Radio, dieci cover di brani che hanno segnato la storia delle radiofonia italiana, quest’anno si festeggiano i 45 anni di radio libere, e 45 è in effetti un anno talmente insulso da meritare una iniziativa così deprecabile. Roba talmente assurda che se uno avesse voluto immaginare uno scenario sonoro peggiore di quel che avevamo lasciato prima del Covid19, e so che sarebbe stato esercizio complicato, tipo quelli che a volte vediamo fare sui social ai campioni del pallone, le famose challenge che coinvolgono i Pogba o gli Ibrahimovic, non ci sarebbe riuscito, perché aberrazioni come la Carusa alla Manu Chao di Jovanotti o la ballatina da spiaggia a culo col mondo nella quale Biagio Antonacci ha voluto trasformare Centro di gravità permanente, per non dire della 50 Special rauca di J-Ax o La donna cannone cantata ad minchiam da Gianna Nannini, melodia portala via, ma davvero è difficile scegliere cosa è peggio in questo pattume, sono inimmaginabili, così, sulla carta. Uno ci può provare, ma sicuramente non gli verrebbe altrettanto male, anche non fosse uno che ha a che fare abitualmente con la musica. Se questo doveva essere l’omaggio alla musica italiana passata nelle nostre radio, beh, non oso pensare cosa avrebbero fatto avessero voluto dileggiarla o denigrarla, la nostra povera musica leggera. Del resto, a fianco di queste robe, scusatemi se non le chiamo canzoni, è chiedermi troppo, ci sono stati così tanti tormentoni da togliere il fiato, e col dire questo non intendevo ovviamente tirare in ballo l’emozione, quella, appunto, che ci induce a trattenere il respiro, il cuore che batte all’impazzata, quanto piuttosto l’apnea, quella di chi è stato seppellito da vivo in una bara e si risveglia di colpo al buio, immobile, capace di muovere un solo mignolo per richiamare l’attenzione di chi sta gettando palate di terra sul legno, nel giorno di un evidentemente prematuro funerale, roba da film horror, e mi sto anche contendendo. Come altrimenti potrei descrivere quello scempio che è Karaoke, la Pinne fucile ed occhiali del 2020 con la voce latrante della Amoroso a dire frasi che, le dicesse uno dei miei figli in età da scuola elementari, dovrei pensare a un colpo di sole? O come potrei raccontare a un fortunato esemplare che non abbia sentito le varie Paloma, Ciclone, Mediterranea, e grazie Dio che mi hai dotato di un subconscio talmente amorevole da avermi fatto rimuovere in tempo reale quella robaccia che le radio, sempre loro, passano con cadenza marziale, dieci brani, solo quelli, da Fred De Palma e Tizia a Rocco Hunt e la Tizia che l’anno scorso cantava con Fred De Palma, passando per Elodie, Elettra Lamborghini, i già citati Boomdabash (in realtà non li ho citati, ma sono loro gli artefici dello scempio cantato dalla Amoroso) via via fino a Irama, Mamhood, Dardust che non è più Dardust ma DRD (cavoli, pensavo fosse impossibile che Madame sbagliasse una canzone, errando), Takagi & Ketra, Ernia (qualcuno gli insegni a usare gli accenti, perché o sei Max Pezzali o no, non funziona proprio). Roba che a confronto la Chico di Gué Pequeno è un capolavoro, e sto ovviamente praticando un paradosso, perché no, non è un capolavoro, affatto. Ci sarebbe poi il caso Jerusalema, ma oggi volevo concentrarmi sulle canzoni italiane, perché il lock down è stata una faccenda nazionale e da I Love My Radio a Karaoke è una faccenda tutta nostra quella che sto raccontando, la battaglia che sto combattendo. Una piaga biblica, roba da indurre chiunque a ficcarsi ferri da lana nelle orecchie nella speranza di cavarsi di forza i padiglioni auricolari. E quando uno dice, ok, l’estate è finita, l’incubo di un nuovo lock down è lì, tra noi e quelle migliaia di casi al giorno che si infettano, complici comportamenti non esattamente illuminati, fra un po’ si torna alla solita vita di sempre, e non è certo qualcosa di entusiasmante quel che sto scrivendo, ecco che arrivano gli ultimi colpi, che come chiunque ammiri i fuochi d’artificio sa, sono sempre i più spettacolari e rumorosi. E siccome sto parlando di orrore, gli ultimi colpi rispondono a quanto di peggio ci è capitato di ascoltare quest’estate, così, sempre che sia possibile distinguere tra le famose cinquanta sfumature di marrone. Parlo di Latina di Emma Marrone e della cover di Bella d’estate di Mika e Michele Bravi. Ora, capisco non azzeccare una canzone neanche per sbaglio, che suppongo sia altrettanto difficile di quanto non fosse, quando ancora esisteva, fare zero al totocalcio, ma Emma davvero inanella brani di poco conto su brani di poco conto da tempi immemore, e anche quando magari la canzone non sarebbe così male, non è questo il caso, riesce nell’altrettanto difficile compito di cantarla male e rovinarla, sorte capitata al brano scritto per lei da Curreri e Vasco, non il meglio uscito da quella ditta, ma sicuramente meglio di questo reggaeton che neanche ha il coraggio di essere un reggaeton, i ritmi sincopati son lì ma non esplodono, e l’idea di fare una canzone d’amore dedicata alle canzoni è nuova come l’idea stessa di canzone, qualcuno la avvisi. Quanto alla cover di Mango, invece, beh, se Mango aveva due grandi caratteristiche, oltre a un talento spropositato, era la voce e la capacità di usarla per emozionare. Qui mancano entrambi gli ingredienti. Mika canta sottotono, forse per non strafare, e soprattutto emoziona quanto potrebbe emozionare Maria De Filippi che ci racconta come in uno spot la trama di Delitto e castigo. Per non dire dell’arrangiamento, spiace per Katoo che in genere è ben più bravo, ma davvero peggio di così era davvero difficile. Michele Bravi, sul cui talento vocale potremmo invece aprire un dibattio, è ectoplasmatico, non dice nulla e non dire nulla quando si canta solo in due è difficile, mica è nel coro della recita natalizia, nel quale basta muovere le labbra per portare a casa la pagnotta.
Insomma, seppur questa sia una estate che ci ha risparmiato Tommaso Paradiso, e già si potrebbe dire che è qualcosa, il 2020 ha davvero deciso di usare il pugno di ferro nei nostri confronti. Non è andato bene niente, ma diciamolo sottovoce che mancano ancora quattro mesi all’ultimo dell’anno.