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Gattaca, scienza, etica ed eugenetica nel bel film con Ethan Hawke e Jude Law

In un mondo in cui i bambini nascono in provetta con un patrimonio genetico modellato che ne determina il futuro, un uomo imperfetto si ribella. Un piccolo classico di fantascienza con idee di Andrew Niccol. Stasera alle 21.10 su Paramount Channel

di Stefano Fedele
17/08/2020
INTERAZIONI: 257

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Gattaca

Le prime scene di Gattaca – La Porta Dell’Universo mostrano Vincent Freeman (Ethan Hawke) che si lava o per meglio dire “striglia” meticolosamente, asportando qualunque impurità, frammento di pelle, peluria, forfora dal proprio corpo, che sotto una luce bluastra risulta liscio e perfetto, quasi metallico, innaturale.

È obbligato a fare ciò perché non deve lasciare alcuna traccia di sé. Nel mondo “in un futuro non troppo lontano” di Gattaca, l’ingegneria genetica ha preso il sopravvento: ogni nuovo nato è concepito in provetta, per evitare qualunque malformazione genetica. Vincent, al contrario, è uno degli ultimi “nati per fede”, dall’atto d’amore non programmato dei suoi genitori. Un attimo dopo la nascita però, grazie ai progressi della tecnologia, un dispositivo che analizza il suo patrimonio genetico è in grado di predirne il destino: nel suo caso una cardiopatia congenita che lo condanna a un’aspettativa di vita di soli 30,2 anni.

L’esame del Dna non determina solo le aspettative in termini di salute, ma ne condiziona l’intera vita. Nessuna azienda sarebbe disposta a scommettere su di un individuo privo della necessaria dotazione genetica. Ciò relega Vincent ai livelli più bassi della società e ai lavori più umili. Lui però mira in alto, verso la libertà del cielo stellato che vorrebbe esplorare da astronauta. Ma la Gattaca Aerospace Corporation è la più esclusiva delle scuole, che ammette soltanto individui dal Dna perfetto. Impossibile per Vincent sottrarsi agli esasperanti esami cui ogni allievo è sottoposto quotidianamente.

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Che fare? La risposta la fornisce Jerome Eugene Morrow (Jude Law), corredo genetico immacolato, un avvenire radioso da predestinato spezzato da un incidente che l’ha ridotto sulla sedia a rotelle. Sarà perciò Vincent, trasformatosi pubblicamente in Jerome, a utilizzare surrettiziamente campioni del suo sangue, urina, capelli, per superare tutti i test genetici, ricorrendo per il resto, studio e prove fisiche, alla sua intelligenza e alla sua inflessibile determinazione. Lo stratagemma funziona, Vincent trova anche l’amore nella collega Irene (Uma Thurman). Quando però alla Gattaca viene commesso un omicidio le indagini a tappeto della polizia rischiano di far saltare la sua copertura.

Col titolo derivato dalle iniziali delle quattro basi azotate che determinano la sequenza del Dna (guanina, adenina, timina e citosina), la sci-fi di Gattaca segna nel 1997 l’esordio alla regia di Andrew Niccol. Il film uscì quasi in contemporanea con un’altra pellicola divenuta proverbiale di cui aveva firmato la sceneggiatura, The Truman Show, diretta dal più esperto Peter Weir. C’è un’aria di famiglia in queste due storie incentrate su dei “diversi”: in Gattaca un “invalido” genetico e quindi sociale, in The Truman Show l’unico uomo inconsapevole di star partecipando a un enorme reality televisivo in un mondo ridotto a messa in scena e simulacro di sé stesso.

Sono due modi differenti ma paralleli attraverso cui interpretare le angosce millenariste alle soglie del Duemila. Che assumono da un lato le forme di un totalitarismo razzista in cui solo i geneticamente adatti vanno avanti, dall’altro i contorni di una massificante società dello spettacolo. In entrambi i casi, ci sono continuamente occhi, telecamere, esami clinici che scrutano, scandagliano, quantificano ogni singolo gesto, prestazione, comportamento per valutarne la conformità al supposto standard “corretto”. Asfissianti società dell’identico, che non lasciano scampo ai diversi, ai sognatori, ai non omologati.

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Sono temi su cui Niccol tornerà anche successivamente: in S1m0ne, storia di un regista che stanco delle bizze delle attrici ne crea una al computer che però diventa più famosa di lui (il falso che prende il sopravvento sul vero); e nell’interessante In Time, altra distopia di un mondo in cui letteralmente il tempo è diventato danaro, l’unica merce che tutti cercano di comprare per sopravvivere.

Film di idee quelli di Niccol, che ruotano intorno a interrogativi e paradossi che ci riguardano. Ben poco paradossali, in effetti, se si pensa che il progetto Genoma umano, costo tre miliardi di dollari, fu lanciato negli Usa nel 1990 e nel 2011 ci fu la prima mappatura del genoma di un individuo, James Watson, il premio Nobel scopritore insieme a Francis Crick della struttura del Dna. E se si pensa anche che è di pochi mesi fa la condanna a tre anni di prigione per “pratica medica illegale” del biofisico cinese He Jankui, ricercatore che ha utilizzato una tecnica di editing genetico, la CRISPR, per modificare il Dna di embrioni umani per renderli meno sensibili all’infezione da l’Hiv. Ed è esattamente questo il tema di Gattaca, che si interroga lungo quel crocevia in cui si intrecciano scienza, libertà della ricerca, etica e diritto.

Il film mantiene una prospettiva umanista, la forza di volontà del singolo è capace di contrastare le derive eugenetiche di un nuovo totalitarismo e anche di mostrarne, sotto la dichiarata infallibilità, le inefficienze – in fondo secondo la scienza Vincent “Freeman” (uomo libero) sarebbe dovuto morire da un pezzo. La frase di lancio del film era: “Non esiste un gene per lo spirito umano”.

Non è così ottimistico il racconto, però, che nel doppio di Vincent, il paraplegico Jerome, mostra il suo versante in ombra. L’uomo dal futuro meraviglioso scritto nei geni che invece non ce l’ha fatta. Il suo incidente potrebbe non essere il risultato del caso, ma la scelta di chi, di fronte a un modello sociale dalle pressioni insostenibili, ha optato per la via di minor resistenza. La perfezione non è di questo mondo. E forse non è nemmeno auspicabile. Richiamandosi all’Ecclesiaste citato in apertura di Gattaca: “Considera l’opera di Dio: chi può raddrizzare ciò che egli ha fatto storto?”.

Tags: fantascienza
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