Gianrico Tedeschi uno dei nostri grandi protagonisti del teatro ha per sempre lasciato le scene

Straordinario testimone del 900, uomo di teatro e convinto antifascista


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Gianrico Tedeschi uno dei nostri grandi protagonisti del teatro ha per sempre lasciato le scene. 

Vogliamo ricordarlo con il messaggio che l’attore inviò all’Anpi-Associazione Nazionale partigiani d’Italia, postato oggi sulla loro bacheca, per ringraziarli degli auguri per i suoi 100 anni compiuti il 20 aprile scorso: “…quel no di oggi 25 aprile E’ lo stesso e anche più forte e consapevole di fronte al pericolo che si tenti di annacquare o dimenticare i valori fondanti della democrazia di cui voi, ANPI, siete una colonna”.

Una frase che ripeteva spesso era questa: “Sono diventato attore perché sono stato in campo di concentramento”. In una intervista del 2013, così raccontava all’Anpi: “Quando, durante la II guerra mondiale, non ho aderito alla Repubblica di Salò, sono stato deportato in un campo di concentramento, insieme ad altri ufficiali. Per sopravvivere ognuno di noi organizzava mostre di pittura, conferenze e io ho pensato di preparare alcuni spettacoli”. Recitava l’Enrico IV di Pirandello ai compagni di lager, tra cui oltre a Enzo de Bernard, a intellettuali come Enzo Paci, Giovannino Guareschi, Giuseppe Lazzati, Giuseppe Novello e Roberto Rebora.

Se ne va un grande interprete del teatro che per quasi 70 anni ha calcato i tanti palcoscenici italiani. Un grande protagonista di prosa e sceneggiati televisivi, capace di catturare il pubblico con umorismo e arguta ironia. Fu uno stralunato e originale Pantalone nell’Arlecchino servitore dei due padroni nel’74, con la regia di Giorgio Strehler; un indimenticabile Peachum nell’Opera da tre soldi sempre di Strehler, e poi protagonista negli spettacoli di Visconti, Squarzina, nella commedia musicale di Garinei e Giovannini My Fair Lady del ’64, negli sceneggiati, nel varietà tv, nel cinema.  Un lunghissimo arco di tempo che va dal ’47 al 2016, quando con Franco Branciaroli, Ugo Pagliai, Massimo Popolizio ha recitato l’ultimo spettacolo, Dipartita finale. E fu proprio allora, quando era in scena, che confessò: “Sapete, a 96 anni mi diverto ancora a recitare”.

Ha avuto una carriera artistica intensa e importante. Finita l’Accademia, calcò il proscenio con il grande attore Ruggero Ruggeri. Passò poi al teatro di Strehler, di Visconti – Tre sorelle, La Locandiera accanto a Mastroianni- di Luigi Squarzina, fino a Luca Ronconi per la regia del quale nel 2011 indossa i panni del cinico industriale Oldfield in La compagnia degli uomini di Edward Bond al Piccolo, inanellando di seguito successi come Il cardinale Lambertini di Testoni, IL Sior Todero Brontolon con la regia di Andrée Ruth Shammah che lo ha diretto in tanti spettacoli, Noblesse Oblige, I promessi Sposi alla prova…”

Nel suo dialogo-biografIa con la figlia Enrica, docente universitaria di sociologia, dal titolo Semplice, buttato via, moderno. Il ‘teatro per la vita di Gianrico Tedeschi, in un intreccio tra vicenda personale e carriera artistica, Tedeschi descrive cosa intende per lavoro dell’attore: “non aulico, ridondante e coi birignao sia convenzionali che sperimentali, ma ‘semplice, buttato via, moderno’, scivolando talvolta nello stupore, nell’inquietudine, nella diffidenza verso l’eccesso di emozioni, nello straniamento comico.”


Per il cinema ha partecipato ad oltre quaranta film fino a Viva l’Italia di Roberto Andò, con la sua divertita ed energica voglia di fare e con quel suo modo di apparire sempre originale e fantasioso personaggio, sia che si tratti di varietà che di pubblicità televisiva.

Aveva festeggiato il suo centesimo compleanno insieme alla moglie Marianella Laszlo, anche lei attrice, e alle due figlie: Sveva, che ha seguito le sue orme, ed Enrica. Da molti anni viveva a Crabbia sul lago d’Orta.