Corna verso il cielo, headbanging e una marcia che va a tempo con il beat: questo è l’effetto Highway To Hell degli AC/DC, il primo singolo estratto dall’album omonimo – sesto in studio per la band australiana – che fu anche l’ultima esperienza con Bon Scott.
Il 27 luglio 1979 Highway To Hell degli AC/DC dettò i canoni dell’hard rock e una buona fetta della critica musicale considera Highway To Hell la canzone degli AC/DC per eccellenza. Il riff dei fratelli Young sul ritmo preciso e dritto di Phil Rudd eccelleva nella sua semplicità, e questo fu anche il merito del produttore Robert John Lange, chiamato scherzosamente “Mutt” (cane bast**do).
Gli AC/DC, infatti, avevano ricevuto pressioni dalla Atlantic per lavorare insieme a Eddie Kramer: l’idea era quella di smussare gli angoli e ripristinare gli introiti, visto che – per stessa confessione di Angus Young – la band non vedeva un centesimo nell’attesa del ricavato di Powerage (1978).
Kramer, già produttore di Jimi Hendrix e Led Zeppelin, però, non sembrò avere un grosso ascendente sulla band australiana. Forte di esplosioni come TNT e Let There Be Rock, la formazione non intendeva ammorbidire le dinamiche per rispondere alle esigenze di un produttore abituato a viaggiare su altri orizzonti. Per questo Mutt dipinse nuovi contorni e preferì viaggiare su un contesto più studiato ma anche più minimale.
Mutt aveva un approccio più diretto: cercava la melodia ma cercava anche la potenza, e proprio per questo nacque Highway To Hell degli AC/DC: negli anni fu riconosciuto come il disco assoluto di Bon Scott prima di Back In Black, che invece è ancora oggi il disco assoluto di Brian Johnson.
Il singolo omonimo ha quel riff, quella semplicità ma anche tutta la potenza sonora e attitudinale della band: Highway To Hell degli AC/DC, il cui titolo descriveva l’intensa attività live della band, è la canzone hard rock per antonomasia.