The Kissing Booth 2, recensione: una storia d’amore moderna

The Kissing Booth 2 è appena arrivato su Netflix: il film di Vince Marcello presenta una trama più curata rispetto al precedente capitolo, ma la durata è eccessiva e i cliché sono ancora persistenti

The Kissing Booth 2

INTERAZIONI: 810

Netflix ha spesso prodotto dei contenuti pensati appositamente per un pubblico di adolescenti, come ad esempio la serie televisiva Sex Education. Tra tutti questi prodotti emerge anche The Kissing Booth, con una storia che, pur avendo le basi per ispirare uno show, è stata raccontata in una saga cinematografica. Poche ore fa, su Netflix, è arrivato il sequel, intitolato The Kissing Booth 2. Un film pensato per i giovanissimi, che presenta qualche miglioria rispetto al predecessore.

Fondamentale, prima di procedere in questa nostra analisi, è introdurre la trama del primo film. Elle (Joey King) è una sedicenne orfana di madre che passa molto tempo in compagnia del suo migliore amico Lee (Joel Courtney). I due, sin da quando si trovavano in fasce, vivono in perfetta simbiosi: si appoggiano costantemente, frequentano le rispettive famiglie e hanno deciso di stipulare delle regole che entrambi dovranno rispettare. Una di queste norme obbliga Elle a non frequentare Noah (Jacob Elordi), il fratello di Lee. All’interno dello stand del bacio (letteralmente “The Kissing Booth”) Noah ed Elle capiscono però di provare dei sentimenti.

Nel primo capitolo eravamo quindi rimasti all’inizio di questo rapporto: il sequel comincia proprio qualche giorno dopo. I due hanno passato diversi giorni insieme, prima della partenza di Noah per studiare. Elle dovrà quindi gestire un rapporto a distanza, ulteriormente scosso dalla pressione delle compagne della protagonista, dall’arrivo di un nuovo studente e dalla scelta del college. La ragazza dovrà interfacciarsi con problemi e dubbi che iniziano a farsi sempre più seri.

Il romanticismo durante la “coming of age”

The Kissing Booth 2, rispetto al primo capitolo, presenta una storia leggermente più curata. Non mancano però tutti quei cliché tipici del genere, tra cui i conoscenti sleali che cercano di mettere il bastone tra le ruote. Ad appesantire la visione contribuisce anche la durata della pellicola, che supera le 2 ore e 12 minuti: davvero troppo per un film di questo genere. Molte scene sarebbero state certamente evitabili, senza danneggiare (e anzi rafforzando) la trama. D’altronde, il pubblico di destinazione è quello composto dai giovanissimi, che potrebbero non essere pronti (o semplicemente poco interessati) per la visione di una pellicola con una durata eccessiva. Il ritmo viene spesso spezzato dalla presenza di scene inutilmente lunghe, come quella in cui Lee corre per tutta la scuola per spegnere il microfono ed evitare che l’amica faccia una figuraccia: forse per rendere il momento “più divertente”, è stato deciso di prolungare questa scena che risulta così innaturale.

Ma a trainare la pellicola c’è ancora una volta la magica storia d’amore tra i personaggi interpretati da Joey King e Jacob Elordi. Una vicende intensa, piena di alti e bassi, che riesce a conquistare il pubblico. I due vivranno un rapporto a distanza in un mondo in cui in loro soccorso arriva la tecnologia, che a volte però rende il tutto ancora più difficile.

Nuova vita e nuove difficoltà

In The Kissing Booth 2 vengono introdotte nuove tematiche, continuando però a premere su vicende già proposte nel primo capitolo, con qualche piccola differenza. Emerge però immediatamente che in questo sequel la produzione abbia deciso di rappresentare una vera e propria crescita di Elle, successivamente alla scoperta del primo amore.

Dai futili problemi del primo capitolo, come ad esempio non aver ancora dato il primo bacio, si passa a dubbi senz’altro più complessi: è possibile continuare una relazione a distanza? Può un’altra persona spezzare ciò che è stato costruito con fatica? Cosa fare del proprio futuro? Elle, che sembra comunque indebolita dalla situazione, dovrà scegliere se seguire l’amico nel college dei propri sogni o iscriversi nel medesimo istituto dell’amato Noah.

The Kissing Booth 2, diretto ancora una volta da Vince Marcello, è basato sull’omonimo romanzo di Beth Reekles, oggi 25enne. Il narratore onnisciente sembra spesso coincidere con l’autrice, che ha iniziato questo lavoro all’età di 16 anni. Questo offre un punto di vista di una persona che sta effettivamente vivendo quel momento della propria vita.

The Kissing Booth 2: giudizio finale

The Kissing Booth 2 è un film con una trama più curata rispetto a quella del precedente capitolo, ma che non riesce a fare a meno dei tipici cliché presenti nei film di questo genere. La pellicola è strettamente collegata al primo film, da cui cerca di discostarsi senza però riuscirci totalmente. Gli spettatori sono legati alla protagonista e questo è forse il vero punto di forza.

Non mancano tuttavia delle pecche, come l’eccessiva durata e la ripetizione di alcune tematiche già sviluppate nel primo capitolo. A esclusione di Joey King, Jacob Elordi e altri interpreti, alcuni membri del cast risultano innaturali davanti alla macchina da presa (forse a causa della loro poca esperienza), rendendo il racconto molto macchinoso.