Quando Appetite For Destruction dei Guns N’ Roses uscì nei negozi la reazione fu fiacca e impertinente. Axl Rose aveva fondato la band solamente due anni prima e quello della nuova formazione nata a Los Angeles era un difficile compito: farsi spazio in una scena dominata dal glam rock ma che ancora subiva il fascino del punk, senza dimenticare i canoni dettati dall’hard rock nel suo percorso di emancipazione da tutti gli altri stili della musica del diavolo.
Era il 21 luglio 1987 e c’erano già i Mötley Crüe, gli Aerosmith e quei bravi ragazzi dei Bon Jovi – calma, parliamo della scena mainstream – in un mondo che il maestro Steve Harris degli Iron Maiden, forse nei panni di un boomer un po’ precoce, schifava chiamandolo “happy metal”. Non solo.
Il mondo aveva perso i Sex Pistols e aveva accolto, non senza fatica, l’ondata post punk.
In tutto questo i Guns N’ Roses proposero il primo album, quell’Appetite For Destruction che si presentava eloquente già dal titolo e che rispondeva all’illusione reaganiana di una ripartenza farlocca, demagogica e che non si traduceva nei fatti.
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- 06/29/2018 (Publication Date) - Universal Music (Publisher)
Welcome To The Jungle, Paradise City e Sweet Child O’ Mine sono ancora oggi i brani più richiesti sul palco, anche se prima di ottenere il successo meritato passò del tempo. La scena, fortemente caldeggiata da Rolling Stones e Aerosmith, non era pronta a quello strano crossover tra rock’n’roll e heavy metal.
Appetite For Destruction dei Guns N’ Roses, superate le diffidenze iniziali, è arrivato a vendere 30 milioni di copie in tutto il mondo: nato dalle sessioni frenetiche fortemente volute dal produttore Mike Clink – che rischiò grosso puntando 75mila dollari su una band sconosciuta – si tradusse in spettacoli in cui la furia di Axl e Slash, sul palco, convinse così tanto il pubblico da diventare la nascita di una leggenda.