Mostra di Venezia, Ann Hui e Tilda Swinton insignite del Leone d’Oro alla carriera

Annunciato un doppio premio al femminile per la 77. Mostra d’arte cinematografica. I riconoscimenti alla regista di Hong Kong Ann Hui e all’attrice Tilda Swinton, musa anche di Luca Guadagnino. Cresce l’attesa per la Mostra, che si svolgerà dal 2 al 12 settembre

Mostra di Venezia

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Sono la regista di Hong Kong Ann Hui e l’attrice britannica Tilda Swinton i Leoni d’Oro alla Carriera della 77. Mostra del Cinema di Venezia. Una scelta tutta al femminile per l’edizione della manifestazione che si svolgerà dal 2 al 12 settembre, primo tra i grandi festival, dopo la cancellazione di Cannes e del Telluride, a svolgersi dopo l’emergenza Coronavirus. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia, guidata dal nuovo presidente Roberto Cicutto, che ha avallato la proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera. 

Il Leone d’oro ad Ann Hui regala un premio alla più importante autrice del nuovo cinema di Hong Kong, la cui storia, anche come industria, è profondamente cambiata dopo il passaggio nel 1997 della sovranità della città dal Regno Unito alla Cina. Ed è questo un tema che si riflette anche nel cinema di Ann Hui, una prolifica carriera cominciata in televisione e attraverso il cinema documentario sul finire degli anni Settanta, che nella sua opera più nota a livello internazionale, il bellissimo A Simple Life (2011), vincitore della Coppa Volpi femminile alla Mostra del Cinema di Venezia, descrive attraverso uno stile delicato e minimalista la cultura di Hong Kong e le forme di resistenza ai modelli culturali, cinesi ma in senso largo globali, del nuovo millennio.

A Simple Life di Ann Hui, vincitore della Coppa Volpi a Venezia

Ann Hui – sottolinea il direttore della Mostra di Venezia Barbera – è una delle figure cardine della cosiddetta Hong Kong New Wave – il movimento cinematografico che tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta rivoluzionò il cinema hongkonghese, trasformando la città cosmopolita in uno dei centri creativi più vivaci del decennio. Ha diretto film di generi molto diversi, dal melodramma alla ghost story, dal film semi-autobiografico all’adattamento di importanti testi letterari, senza trascurare i drammi familiari, i film di arti marziali e il thriller. […] Nel suo cinema ha sempre mostrato particolare interesse per le vicende umane e sociali, raccontando con sensibilità ma anche con la raffinatezza dell’intellettuale storie individuali che intrecciano temi sociali importanti quali quelli dei rifugiati, degli emarginati e degli anziani”.

La regista ha commentato così il premio della Mostra del Cinema di Venezia: “Sono davvero felice di ricevere questa notizia e sono onorata per il premio! Sono così felice che non riesco a trovare le parole. Spero solo che nel mondo tutto volga presto per il meglio e che ognuno possa sentirsi di nuovo felice come io mi sento in questo momento”.

L’altra premiata è Tilda Swinton, attrice britannica che festeggerà nel prossimo novembre i sessant’anni. Uno dei volti e dei corpi più iconici del cinema contemporaneo, che in una carriera quasi quarantennale ha attraversato i generi, film d’autore e mainstream, riuscendo sempre ad apporre la firma della sua singolare cifra interpretativa. La strettissima simbiosi agli esordi con Derek Jarman, il successo d’autore dell’Orlando di Sally Potter nel 1992 sono i primi film che ne hanno imposto la figura enigmatica, altera, d’una femminilità ambigua e modernissima.

Tilda Swinton protagonista di Orlando di Sally Potter

A partire da questi elementi l’attrice ha costruito un efficace stile interpretativo, capace di passare dal dramma al paradosso comico, in una filmografia ricchissima, diretta da alcuni dei maggiori registi del cinema contemporaneo soprattutto indipendente, da Jim Jarmusch ai fratelli Coen, da Wes Anderson a Bong Joon-ho, fino all’intensa collaborazione col più internazionale degli autori italiani, Luca Guadagnino, da The Protagonists (1999) a Suspiria (2018). Come dicevamo nella sua carriera anche spazio per film mainstream, come Michael Clayton (2008) di Tony Gilroy, per il quale vinse il premio Oscar come attrice non protagonista.

Il premio Oscar alla Swinton per Michael Clayton

Su Tilda Swinton aggiunge Alberto Barbera: “Ogni sua interpretazione è una sfida temeraria alle convenzioni, siano esse artistiche o sociali, il frutto della necessità di mettersi continuamente in gioco senza mai accontentarsi dei risultati raggiunti, e il desiderio di esplorare risvolti inediti dei comportamenti e delle emozioni umane, che la Swinton non si limita a veicolare ma di cui offre la personificazione più sorprendente e straniante”.

L’attrice ha accolto così il premio alla Mostra di Venezia: “Porto nel cuore questo grande festival da tre decenni: è con grande umiltà che ricevo questo riconoscimento. Sarà per me una vera gioia venire a Venezia, soprattutto quest’anno, per celebrare l’immortale arte del cinema e la sua ribelle capacità di sopravvivenza di fronte a tutte le sfide che il cambiamento può porre a noi tutti”.