Sovrapporre un interprete al suo personaggio più noto è spesso un errore banale, come riduttivo è rinvenire in quello stesso personaggio un ideale lascito al pubblico. Eppure la Santana Lopez di Naya Rivera ha avuto un impatto talmente dirompente sulle vite di tante adolescenti e giovani donne che è arduo non considerarlo una preziosa eredità. La visibilità dei personaggi LGBTQ sullo schermo, già non eclatante oggi, era ridotta al lumicino negli anni Duemila. Chiaro, quindi, che il protagonismo assunto da una ragazza afro-latina, lesbica e assolutamente non stereotipica in una serie popolare come Glee possa considerarsi ancora adesso un fatto rivoluzionario.
Va segnalato un doppio merito nell’aver fatto di Santana Lopez un personaggio indimenticabile nell’ambito della rappresentazione delle persone LGBTQ sullo schermo. Da un lato va premiata l’inclusività delle storyline della serie, aperte pur nella loro miopia al racconto di vicende fino a quel momento relegate perlopiù a produzioni di nicchia. Dall’altro va riconosciuta l’impronta di Naya Rivera, capace di assicurare al suo personaggio un equilibrio apparentemente irraggiungibile tra insolenza e fragilità, tra l’ascendente di una leader nata e l’insicurezza di un’adolescente nel pieno di un viaggio alla scoperta di sé.
All’arco narrativo di Santana, che nella natura struggente, a tratti esilarante della relazione con Brittany ha trovato il suo senso più profondo, ha giovato la personalità di un’interprete ricca di arguzia, calore ed empatia. Le tante battute one-liners con cui Santana si è imposta alla McKinley High, e che avrebbero potuto incasellarla nella più trita rappresentazione delle cheerleader-bulle, sono riuscite invece a colpire come sprazzi di realtà pungente nelle tante derive ridicole di Glee, e come sollievo comico nelle sue fasi più apertamente melodrammatiche.
- Rivera, Naya (Author)
Nella storia d’amore con Brittany, interpretata anche questa con tenerezza e calore, Santana si è fatta specchio dei sentimenti e delle (dis)avventure emozionali di tante giovani non eterosessuali, che fossero già scese a patti o meno con il proprio orientamento. E come non considerare questo un dono, un’eredità, se i commenti addolorati dei fan per la morte di Naya Rivera non fanno che evidenziare l’impatto travolgente del percorso umano di Santana nelle loro vite? Basta scorrere fra i tanti hashtag attorno ai quali si raccolgono i pensieri degli appassionati per saggiare l’enorme valore simbolico di un personaggio che, ancor di più da oggi, resterà incancellabile.
Le certezze crollate di un’eterosessualità di facciata, l’outing e il coming out, la via verso l’accettazione di sé fra i pregiudizi altrui e i rifiuti familiari, il coinvolgimento totale e totalizzante in un rapporto ben più profondo e carico d’implicazioni di una tipica cotta adolescenziale: tutto, in Santana, ha contribuito a creare un legame robustissimo fra un personaggio con scarsi precedenti televisivi e un piccolo, grande mondo di adolescenti estremamente ricettive, desiderose di trovare un riferimento, ancorarsi a qualcosa o qualcuno che potesse aiutare a fare chiarezza fra sentimenti e passioni difficili da metabolizzare.
La televisione aiuta da sempre a processare le emozioni, a creare delle ideali connessioni con sconosciuti incaricati di farsi portavoce di stati d’animo o percorsi di vita, e alla luce di questo il contributo di Naya Rivera è ancor più prezioso. È solo dopo aver vissuto a lungo all’ombra delle storie degli altri che si può provare davvero la gioia di vedersi finalmente emergere, posizionarsi al fianco di una maggioranza troppo spesso opprimente e rumorosa. Santana Lopez è esistita nella mente di Ryan Murphy, e sulla carta nelle sue sceneggiature, ma è stata Naya Rivera a darvi forma sullo schermo, offrendo a tanti – giovani e meno giovani – un irresistibile esemplare di donna talentuosa, carismatica, impenitente e, sì, anche vulnerabile fra le braccia di chi ha amato.
Per questo, insomma, perdere Naya Rivera fa male anche a chi non l’abbia mai conosciuta. Consola però pensare che fosse consapevole del ruolo avuto nelle vite di tante persone. Nel 2011 presentava i GLAAD Media Awards con Cory Monteith – maledettamente ironiche, le circostanze della vita – e nel 2017 scriveva per Billboard una lettera d’amore alle persone LGBTQ:
Sono stata incredibilmente fortunata a interpretare un personaggio televisivo così significativo per tante persone nella comunità LGBTQ. Nella vita quotidiana sono una donna a favore dell’uguaglianza e di pari diritti per tutti. È stata una delle grandi benedizioni nella mia vita ricevere tanto amore e conoscere tante storie toccanti per aver interpretato Santana Lopez in Glee. Arriviamo su questa terra per essere d’aiuto agli altri e sono grata per il fatto che la coda di cavallo che avevo nei Cheerios e il mio sculettare sfacciato abbiano portato un po’ di luce a qualcuno che ne aveva bisogno. A tutti coloro di cui ho sentito o letto le storie più sincere voglio dire: grazie per aver arricchito così profondamente la mia vita.
E così fra i dettagli più strazianti legati alla sua sparizione sul lago Piru e il dolore espresso dai colleghi del cast di Glee e da altre personalità di Hollywood, resta il conforto di una piccola, preziosa eredità morale che alimenterà a lungo il ricordo di un talento perso troppo presto. Naya Rivera non è riducibile a Santana Lopez, ma da questa associazione e dalle sue implicazioni derivano un rispetto e una devozione cui pochi interpreti possono permettersi di aspirare.