Da ridimensionare la nuova polmonite sconosciuta dal Kazakistan post Coronavirus

Studiamo più da vicino le reazioni ad alcuni annunci che sono arrivati direttamente dalla Cina

Polmonite sconosciuta

Polmonite sconosciuta


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Arriva direttamente dalla Cina un nuovo allarme assai preoccupante dal punto di vista sanitario, considerando il fatto che fonti governative hanno parlato in queste ore di una nuova polmonite sconosciuta in Kazakistan, il cui tasso di mortalità sarebbe addirittura più alto rispetto a quello riscontrato con il Coronavirus. Come stanno realmente le cose? L’allarme è giustificato, oppure occorre gettare acqua sul fuoco? Le reazioni raccolte in queste ore ci fanno propendere per la seconda strada.

Insomma, ancora strascichi che in parte coinvolgono il Covid-19, ma che per una volta non si concentrano su fake news inerenti strani farmaci, a differenza di quanto vi abbiamo riportato nelle scorse settimane. Diverse le ragioni che mi portano a minimizzare la vicenda, soprattutto per coloro che vedono in questa presunta polmonite sconosciuta giunta direttamente dal Kazakistan una possibile variante del Coronavirus in grado di fare ancora più vittime qui da noi.

Perché non preoccupa la possibile polmonite sconosciuta dal Kazakistan

In particolare, c’è stata dapprima la ferma smentita da parte delle autorità kazake, senza dimenticare che proprio Pechino ha poi fatto un parziale passo indietro. Come? Procedendo con la rimozione di una parte del comunicato che aveva creato l’allarme. Secondo quanto riportato dal Messaggero lo stralcio riguarda proprio la menzione del tasso di mortalità molto più alto del Covid-19. Forse anche in Cina si sono accorti di aver male interpretato questa storia.

Infine, la presunta polmonite sconosciuta dal Kazakistan è stata analizzata anche da Mike Ryan dell’Oms, evidenziando che l’argomento sia sotto osservazione, ma anche “la traiettoria in salita del Covid-19 in Kazakistan suggerisce che molti di questi casi siano in realtà casi di Covid-19 non diagnosticato”. Dunque, al momento non ci sono le basi per parlare di una nuova versione del Coronavirus più pericolosa della precedente.