Recensione The Last of Us Part 2, la perfezione targata Naughty Dog

Un'attesa estenuante, e poi lo spettacolo: questo, in sintesi, il lavoro del team di sviluppo, che ha sbancato su tutta la linea

The Last of Us Part 2 wallpaper

INTERAZIONI: 46

Di pazienza prima di mettere le mani su The Last of Us Part 2 ce n’è voluta eccome. Il titolo era infatti atteso agli albori di questo particolarissimo 2020, salvo poi essere rinviato di una manciata di mesi già in tempi non sospetti. Poi è arrivata la pandemia di Coronavirus, il lockdown e il conseguente slittamento di una manciata di settimane. C’era chi, nelle prime settimane di marzo, era già pronto al peggio, ma gli sforzi di Naughty Dog hanno scongiurato ogni nefasta eventualità.

The Last of Us Part 2 è dunque arrivato sul mercato con il suo carico di aspettative, tutte imprescindibilmente da soddisfare. Un compito di certo non semplice, se ti chiami Naughty Dog e hai alle spalle il tuo bel pedigree. Una sfida che possiamo anticipatamente dire essere stata vinta su tutta la linea. Perché è difficile, forse impossibile, trovare un difetto che sia tale a una delle produzioni videoludiche più mastodontiche e contemporaneamente dettagliate di sempre.

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Mai giocare coi sentimenti

Il cuore pulsante dell’esperienza offerta da Neil Druckmann e soci in The Last of Us Part 2 è senza dubbio il comparto narrativo. Il racconto di questa nuova avventura sfila via in un susseguirsi di momenti epici e intermezzi utili ad approfondire il background dei personaggi. Nulla è stato lasciato al caso, con il lavoro di Naughty Dog che è stato attento nel dare uno spessore ben definito a ogni singolo elemento co cui gli utenti si confronteranno.

Senza scendere troppo nei particolari – e rovinare quindi il gusto della scoperta – basti sapere che The Last of Us Part 2 è un gioco che parla di vendetta. Per ogni singola parte chiamata in causa. E non sarà un discorso unidirezionale, dal momento che gli utenti avranno modo di cambiare il proprio punto di vista e sviluppare così una coscienza critica sui fatti che andranno a vivere.

Un cambio radicale rispetto a quanto si è visto nel primo capitolo, il cui schema della narrazione seguiva una linearità intrinseca. Che comunque non lesinava di sfruttare momenti epici che sono rimasti nell’immaginario collettivo. The Last of Us Part 2 è una produzione matura sotto numerosi punti di vista, e anche audace, per certi versi. Mettere al centro del focus un argomento spinoso come quello della vendetta non era cosa facile. Eppure la capacità di esaltare i sentimenti degli attori chiamati in causa, senza scadere in banali clichè, rappresenta un plus piuttosto che un malus. Chiaramente grazie soprattutto a un comparto tecnico capace di accompagnare la narrazione in maniera sublime.

Lo stato dell’arte

Già nel capostipite della serie, le sequenze di motion capture hanno fatto il loro sporco lavoro. Ma era ancora old gen. Era PS3, con i suoi limiti tecnici dovuti alla potenza computazionale dell’hardware di riferimento. Certo, c’è stata la remastered per PS4, ma si tratta pur sempre di un rework che nulla ha a che vedere con un lavoro concepito per sfruttare i punti di forza della console Sony.

In The Last of Us Part 2 l’espressività dei personaggi chiamati in causa è il piatto forte. Non sono state poche le volte in cui la sensazione era di trovarsi di fronte a un blockbuster cinematografico per qualità e intensità delle scene mostrate su schermo. Ogni singola texture trasuda pathos, proiettando gli utenti nel mondo di gioco irto di insidie e pericoli letali. E la fitta vegetazione che ha preso possesso anche delle grandi metropoli del gioco è una prova muscolare non da poco per il motore di gioco. Oltre che uno spettacolo per gli occhi. A questo va aggiunta poi una cura certosina nella riproduzione degli interni delle abitazioni, in cui non mancano simpatici easter egg, tra PS3 e giochi marchiati Naughty Dog sparsi un po’ ovunque.

The Last of Us Part 2, scuola per survivalisti

Parlare del gameplay sembrerebbe essere quasi superficiale, a confronto di quanto analizzato nei paragrafi precedenti. Eppure The Last of Us Part 2 non molla neanche su questo fronte. Una produzione camaleontica, capace di adattarsi e rendersi peculiare in ogni suo singolo aspetto. Dalla ricerca dei materiali al crafting, fino all’aspetto ruolistico nella crescita delle abilità (molto basico, ndr), passando per gli scontri. E proprio su quest’ultimo fronte è necessario un approfondimento. Come in passato, anche nel secondo capitolo le strade da poter percorrere sono diverse. C’è quella rocambolesca a fucili spianati, che permette di impersonare versioni moderne di John Rambo. Un’opzione, certo, sebbene il numero di munizioni parecchio ridotto, la mira ballerina e l’aggressività e l’intelligenza tattica dei nemici scoraggi ad adottare tale approccio. Meglio puntare dunque sullo stealth, sfruttando quindi uccisioni silenziose e i numerosi modi per occultarsi agli occhi dei nemici. Nell’attesa del momento propizio per saltare fuori e aggredire.

Un’amalgama di elementi che consentono a The Last of Us Part 2 di entrare nell’olimpo delle produzioni videoludiche. Un gioco che è impossibile non definire imprescindibile, e che detta nuovi standard tecnici e proietta l’intero settore verso il futuro targato PS5. Chapeau, Naughty Dog!

Pro

Contro

VOTO FINALE: 10/10