Potremmo presto assistere ad un aumento di prezzo di smartphone e tablet per via di alcuni cambiamenti apportati all’equo compenso, come previsto dall’ultimo decreto del ministro Franceschini, il responsabile del ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. L’equo compenso risale al 1992, e si pone come una sorta di indennizzo sulle mancate vendite dei dischi per la diffusione di radio, CD ed altri supporti. Il sito della SIAE parla chiaro a riguardo, riferendo che l’equo compenso viene applicato su supporti vuoti, dispositivi di registrazione e memorie in cambio dell’opportunità di fare registrazioni di opere su cui pende il diritto d’autore.
A conti fatti, gli utenti versano alla SIAE la somma a prescindere dal fatto che il supporto di cui entra in possesso sia o meno impiegato per registrare opere protette da copyright. Cesare Avenia e Marco Gay, rispettivamente presidente di Confindustria Digitale e presidente di Anitec-Assinform, hanno condannato entrambi l’adeguamento delle tariffe relative all’equo compenso, l’uno perché, così facendo, si applicano balzelli poco sensati invece di spingere sull’evoluzione tecnologica, e l’altro, più o meno in linea, critica l’applicazione di un’accisa sui digital content in un periodo in cui, al contrario, andrebbe favorita la digitalizzazione del Paese.
Il nuovo decreto firmato dal ministro Franceschini regolarizza un aumento del prezzo di smartphone e tablet che si concretizzano in 6,30 euro per i tagli che vanno dai 64 ai 128GB, e di 6,90 euro per i tagli dai 128GB a salire. Relativamente alle chiavette USB si giunge a 7,50 euro, e per gli hard disk esterni si ha il passaggio da 20 a 18 euro. Si va anche verso la conferma del compenso di 4 euro per le TV in grado di registrare, ed assistiamo anche per la prima volta all’applicazione del compenso di 5,60 euro sui wereable (smartwatch e smartband).