Gli allegri animali della fattoria secondo De Agostini

“Animali della fattoria”, libro per bambini edito da De Agostini, rappresenta un pessimo esempio sotto il profilo del rigore, della correttezza e dello spirito pedagogico


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La casa editrice De Agostini – una realtà peraltro di grande tradizione e prestigio – ha pubblicato una collana dal titolo “Animali della fattoria”, che purtroppo rappresenta un pessimo esempio sotto il profilo del rigore, della correttezza e dello spirito pedagogico. Destinata infatti al pubblico dei bambini, la collana racconta con disegni accattivanti e con abili didascalie la vita degli animali d’allevamento. Gli autori raccontano con stile spiritoso e conciliante come siano felici i maialini di vivere rinchiusi e ammassati dentro  gabbie strette, di come siano emozionate le oche nell’essere spennate vive per la raccolta delle piume (un’ochetta ride sotto le mani dello spennatore per far intendere che l’operazione equivale al gioco del solletico), mentre un altro disegno spiritoso raffigura un’oca con un imbuto infilato in gola che  si fa ingozzare di cibo, così da dimostrare quanto goloso possa essere il pennuto, ingordo  al punto tale da gradire un pasto che passa direttamente dall’imbuto allo stomaco, senza dover essere ne’ masticato ne’ deglutito. E poi di come è felice la mucca di avere macchinari attaccati alle mammelle e di non vedere sprecato il suo latte. Animale dopo animale, tutte le produzioni zootecniche vengono passate in rassegna per convincere i lettori che nel settore tutto va bene e che tra uomini e animali regna armonia e complicità.

Pur volendo supporre che in questa rappresentazione edulcorata, rassicurante e falsa non vi siano strategie di comunicazione volute dall’industria agro-alimentare, pur volendo credere che non vi sia alcuna concessione ad inserzionisti interessati al consumo di cibo animale e di vestiario, pur volendo credere che l’unico obiettivo sia quello di raccontare ai bambini un mondo molto migliore di quello reale, l’iniziativa editoriale appare davvero infelice, tanto più grave perché rivolta proprio ai bambini, trattati come soggetti che possono essere manipolati e indotti a valutare positivamente cose che andrebbero invece censurate e sulle quali semmai riflettere insieme agli adulti.

Tenere polli, conigli e maiali in gabbie anguste, strappare la coltre ai pennuti, forzare l’alimentazione mettendo gli animali all’ingrasso perché raggiungano presto le dimensioni che il mercato vuole, e tante altre pratiche violente ma assai convenienti per il business legato alla zootecnia, significa procurare agli animali sofferenze enormi. In questo campo non ci sono differenti punti di vista, non ci sono chiavi di lettura più o meno concilianti, c’è solo da compiere un percorso di civiltà. Fermare lo sfruttamento indiscriminato delle specie allevate è ormai un obiettivo non soltanto delle associazioni animaliste ma della stessa Unione Europea, che in modo sempre più rigoroso subordina gli aiuti finanziari all’agricoltura al rispetto del benessere animale.

Se qualcuno insegna ai piccoli che è giusto trattare gli animali in quel modo, promuove una pratica contraria ad un principio etico che è ormai riconosciuto anche dalle istituzioni e che saranno proprio le nuove generazioni a dover attuare in modo definitivo. Non c’è solo la mistificazione, non c’è solo il danno pedagogico in questa operazione editoriale, ma anche il pericolo di minare il rapporto di fiducia fra due generazioni. Arriverà inevitabilmente il momento in cui questi bambini accederanno ad altre fonti d’informazione, visiteranno un allevamento vero, e impareranno che quei racconti sugli animali erano falsi. E non sarà come sapere che Babbo Natale non esiste, quello sarà il giorno infelice  in cui qualche ragazzo disilluso imparerà a diffidare delle agenzie educative, alzerà le barricate per opporsi all’inganno, esigerà di sapere con quali obiettivi qualcuno tentava di convincerlo che tutto andava bene e che tra uomini e animali regnava l’armonia dell’Eden.

Le bugie – quelle della “ fattoria degli animali”, quelle sull’utilità di imparare a scuola l’arte della caccia, quelle dei cartelloni davanti ai mattatoi che rappresentano  animali felici di andare al macello, pretendono di nascondere il cinismo dell’industria delle carni dietro i musi sorridenti e l’occhiolino ammiccante del manzo, del pollo e del maiale che ti invitano ad abbuffarti della loro  carne come se fossero essi stessi parte della festa. Sono bugie che  hanno molto di grottesco e soprattutto le gambe corte. In risposta ad una lucida denuncia morale fatta da Carmen Luciano in un articolo sul suo blog circa il contenuto diseducativo di questa raccolta, e in risposta ad una valanga di commenti inorriditi arrivati alla casa editrice, la De Agostini Publishing  ha risposto, con un post sulla pagina ufficiale di Facebook, che i libri non sono più in commercio. Peccato che lo sono stati dal 2006 fino al 2018, che si trovino facilmente in giro tuttora e che intere generazioni di bambini sono stati “usati” e ingannati.