Da quando ha girato Diavoli qui in Italia, Patrick Dempsey ha rinsaldato il suo rapporto con il nostro Paese, coltivato negli anni precedenti con tante incursioni nella Penisola per motivi personali o professionali.
Patrick Dempsey ama molto l’Italia, che lo ricambia con un seguito incredibile, al punto da aver seguito con un occhio particolare le notizie sulla pandemia da Coronavirus che ha colpito il nostro Paese per primo tra quelli europei.
Parlando a Vanity Fair di come ha trascorso questa quarantena in famiglia e del suo rapporto con l’Italia, Patrick Dempsey ha speso parole di grande affetto per le nostre città piagate dall’emergenza sanitaria.
Seguo sempre le notizie che riguardano l’Italia, anche perché conosco molte persone che ci vivono. Vedere le strade vuote di Roma e Milano mi ha spezzato il cuore. Sono felice che lentamente si possa tornare passo dopo passo alla normalità.
L’attore ha poi raccontato il suo rapporto d’amicizia con l’imprenditore Brunello Cucinelli, di cui apprezza non solo la formula imprenditoriale tutta incentrata sull’artigianato e sul made in Italy ma anche il suo impegno per la riqualificazione e la valorizzazione del territorio nel borgo di Solomeo, con la sua scuola di arti e mestieri. Una vera ispirazione per Dempsey, che spiega di voler fare lo stesso dedicandosi a progetti di ristrutturazione architettonici nel prossimo futuro.
Ma l’Italia per lui è anche tv: a Roma, con Alessandro Borghi, ha girato la serie Diavoli, di cui è in sviluppo la seconda stagione. Dell’esperienza italiana sul set della serie Sky, in arrivo in autunno negli Stati Uniti su CW, Patrick Dempsey ha solo ricordi positivi, dall’intesa con Borghi all’arricchimento culturale che ha sperimentato durante la permanenza nel nostro Paese.
Con Alessandro ci siamo trovati immediatamente. Dopo il primo incontro con lui, ho pensato: “Questo tipo è davvero in gamba”. Mi sono divertito molto con lui e con l’intero cast. In Italia si lavora in modo diverso rispetto all’America. E grazie a Dio, gli orari sono migliori: per Grey’s Anatomy si andava avanti per quindici o sedici ore al giorno, mentre per Diavoli erano solo dieci, undici. E, poi, la lingua. Poter vivere a Roma è stata un’esperienza formativa, ho imparato molte cose di storia, mi sono avvicinato a tanta arte. Proprio sulla base di questa esperienza, di essermi trovato circondato da tutti quei reperti dell’Impero romano, posso guardare alla nostra società di oggi in modo diverso.
- Brera, Guido Maria (Author)
E l’Italia ricambia il suo affetto con un entusiasmo difficile da contenere: Dempsey ricorda come, durante ogni soggiorno a Roma, non riesca ad “andare in giro in tranquillità“, se non durante la notte. Proprio durante uno dei suoi viaggi in Italia, peraltro, ebbe notizia per la prima volta del progetto del thriller La Verità sul Caso Harry Quebert, che sarebbe diventato la sua prima serie tv dopo 11 anni in Grey’s Anatomy e a cui ha lavorato anche come produttore.
Il suo prossimo progetto, invece, si intitola Ways & Means, un dramma politico in cui interpreta un senatore repubblicano che lavora con una giovane esponente del partito democratico a Washington per cambiare la politica. Ma “la cosa più gratificante” per Patrick Dempsey resta la beneficenza, cui continua a dedicarsi incessantemente. Da dieci anni il suo Dempsey Center, nel Maine, fornisce assistenza specializzata e gratuita a persone malate di cancro ed è forse questo progetto il più grande lascito dell’esperienza nel ruolo di McDreamy: “Non avrei potuto farlo senza il successo di Grey’s Anatomy“.
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