Come sempre, andando contro tutti, vi paleso chi ho votato alle Targhe Tenco

Pensate pure che io sia un egotico in balia di sé stesso, sticazzi. La musica è morta, viva la musica

Photo by ireneghiotto.com/


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Ogni anno, quasi, succede questa cosa. Ve la racconto, anticipando di qualche ora i fatti, come fossi un piccolo preveggente. Ma siccome succede ogni anno, in realtà sono più che altro un cronista. Nei fatti non sono né l’uno né l’altro, sono un critico musicale. E come critico musicale vengo, mio malgrado, chiamato a votare per le Targhe Tenco. Dico mio malgrado perché, anche questo lo racconto tutti gli anni, o almeno tutti gli anni da qualche anno a questa parte, cioè da che faccio parte dei giurati delle Targhe Tenco, dico mio malgrado perché io non è che abbia fatto carte false per entrare tra i giurati delle Targhe Tenco. Anzi, ho spesso se non sempre criticato le medesime, come concetto, e proprio per questo mio criticarle, anni fa, sono stato invitato a fare parte dei giurati, per quella faccenda del pluralismo, delle critiche mosse dall’interno, per poter potare le mie idee costruttivamente. Sapete quanto io sia per l’essere costruttivi, infatti ho continuato a criticarle, arrivando, qualche anno fa, a chiedere di essere tolto dall’elenco dei giurati, evitando di votare. Non mi hanno tolto, non credo esista una sbattezzo dalle Targhe Tenco, e sono ancora qui. Allora ho deciso di rendere politico il mio voto, cioè di dichiararlo pubblicamente, ogni anno, dando vita a quel che dicevo in esergo, qualcosa che posso anticipare con certezza scientifica, ben più precisa di quanto di recente non siano stati gli scienziati, per altro.

Sto per dichiarare chi ho votato alla prima tornata delle Targhe Tenco. E questo comporterà che verrò criticato per questo mio aver dichiarato chi ho votato, perché, come alle elezioni politiche o amministrative, il voto dovrebbe rimanere nel segreto dell’urna, nello specifico del mio PC, visto che il voto avviene online, tesi di alcuni, e perché, soprattutto, il mio dichiarare chi ho votato sarebbe figlio di due ipotetici retropensieri, dichiarando chi voto intendo influenzare il voto degli altri, dichiarando chi voto intendo ingraziarmi chi ho votato.

Ora, poi passo a fare l’elenco dei nomi, ci terrei a sottolineare due ovvietà, tanto per non dar seguito a ulteriori retropensieri e a mostrarmi ancora una volta come arrogante borioso che si crede chissà chi: sì, penso che dichiarando chi ho votato potrei influenzare qualche altro votante, qualche altro votante che magari mi stimi e abbia idea che se dico una cosa lo dico non per un retropensiero ma per un pensiero, e che quindi, magari, se nell’incertezza, possa farsi convincere anche solo dal mio indicare chi ho votato per dare a sua volta il voto. Così non fosse non lo dichiarerei, mica non avevo proprio un cazzo da fare. E no, non ho dichiarato chi ho votato per ingraziarmi gli artisti, praticamente quasi solo le artiste, perché ho votato nella quasi totalità artiste donne, che ho votato. Essendo appunto l’arrogante borioso che si crede chissà chi, quello che dichiarando il proprio voto potrebbe influenzare il voto di qualcun altro, non ho percezione di aver bisogno di ingraziarmi chicchessia. Come dire, non credo di essere in una situazione di bisogno né di riconoscimenti né di vicinanza da parte di artisti di nessun tipo, ho portato avanti negli anni la mia professione proprio seguendo sempre una mia strada, perché mai dovrei cambiare ora? Ho amici, anche tra gli artisti che ho votato, che sono diventati tali, cioè amici, o amiche, perché stimavo la loro musica, la ritenevo frutto di un talento, di una artisticità e, di conseguenza, anche di una umanità che sentivo affine alla mia, o almeno così credevo, a volte ho preso belle cantonate, quindi non ho nulla da chiedere a chi ho votato, né mi aspetto nulla da parte di chi ho votato.

Chiuso questo discorso, che l’anno prossimo mi ritroverò nuovamente a fare, portando quel che accadrà nelle prossime ore, ripeto, ne sono certo, come esempio, vado a fare il veloce elenco dei nomi, perché di articoli lunghi, dopo le centinaia di migliaia di parole scritte durante il lock down, posso anche fare a meno, e così voi, immagino.

Ho votato così alla prima fase delle Targhe Tenco:

Miglior Album in Assoluto:

Superfluo di Irene Ghiotto, Luna in ariete di Ilaria Pilar Patassini e Moderate tempeste di Giorgia Del Mese. Per la cronaca, ho tenuto fuori altri due album che molto ho amato, ma dovevo sceglierne solo tre, e i due album che ho escluso sono La piramide di Luca Madonia e Dell’odio dell’innocenza di Paolo Benvegnù. Sempre per la cronaca, ma questo vale per tutte le categorie, ho sicuramente scordato chissà che capolavori, succede, sono stanco, come tutti, un po’ più di tutti, probabilmente. Irene Ghiotto l’ho premiata, proprio per questo lavoro, all’ultimo MEI, nella serata del Premio dei Premi, dandole il primo Premio Anatomia Femminile, perché non credo ci sia, al momento, in Italia, un’altra voce così femminile e eversiva al tempo stesso, Pilar è riuscita a mettere il corpo, il suo ma non solo, dentro canzoni che sono diventate solide come qualcosa di fatto con le mani, il sudore, il sangue. Giorgia Del Mese, che non conosco di persona, ma che stimo da tempo immemore, è riuscita a dimostrarci che si può essere punk prima di altri, tenendo alto quello che è stato lo spirito dei CCCP e dei CSI.

Miglior album in dialetto:

Moviti ferma di Elonora Bordonaro e Torrendeadomo di Sara Marini. Non è esattamente il mio campo di gioco preferito, questo, ma questi sono due lavori di grande pregio e altissimo valore culturale, mi sento di dirlo. Entrambe hanno preso parte da edizioni del Festivalino di Anatomia Femminile, e di questo, a fronte di questi due lavori, sono assai onorato.

Miglior album da interprete:

Morabeza di Tosca, Pura come una bestemmia di Rossella Seno. La prima, per dire, rientra esattamente nelle categorie degli amici di cui sopra, come del resto anche Irene Ghiotto e Pilar, su citate, la seconda non la conosco di persona e, confesso, non la conoscevo come artista. Pur muovendosi in terreni assai distanti hanno entrambe tirato fuori due grandi album d’autore, una portandoci a spasso per il mondo, l’altra portandoci a indagare sulla forma cantautorale. Due grandi lavori che andrebbero sicuramente ascoltati con grande attenzione, e non solo dai giurati delle Targhe Tenco, giusto perché chi fa il mio mestiere non è che lo faccia per votare ai premi.

Miglior album d’esordio:

Burattini erranti, di Michela Franceschina, Non eri prevista di Giorgia Bazzanti. Sono due giovani cantautrici che non conoscevo. Dico questo, che può sembrare un’ovvietà, perché col fatto che da anni porto avanti il progetto Anatomia Femminile, mi capita spesso di conoscere almeno virtualmente, o attraverso i social, magari, artiste anche prima che pubblichino il loro esordio, perché magari mi mandano a sentire in anteprima i loro lavori. Così non è. Ma sono state piacevolissime sorprese.

Migliore canzone:

Ho amato tutto, di Tosca, Eden di Rancore feat Durtust, Il gigante d’acciaio di Gabriella Martinelli e Lula. Anche qui non ho avuto molti dubbi, seppur ci fossero in giro altre canzoni che mi hanno colpito, non è un segreto. Tutte e tre, questo è singolare, hanno partecipato all’ultimo Festival, a dimostrazione che anche nei luoghi sbagliati può capitare di ascoltare ottima musica. Tosca ha esaltato la sua capacità interpretativa attraverso una canzone scritta dal maestro Cantarelli che è una vera perla, di quelle che ti fanno trattenere il fiato, esperienza ultimamente legata a brutte cose, ma nei fatti sintomo di grande stupore e commozione, Rancore ha inanellato una serie di strofe e figure che, se solo ci si fermasse a leggere tutti i piani di lettura possibili, ci passeremmo un paio di giornate, il tutto con un ritornello di quelli che ti inchiodano il cervello al muro, Gabriella Martinelli e Lula, invece, hanno portato un ottimo esempio di teatro canzone, la valenza politica del brano lì, sotto gli occhi di tutti, il pop che si sposa col cantautorato come raramente avviene.

Non ho votato gli album a progetto, non per cattiveria, ma non me ne è venuto in mente neanche uno, su due piedi.

Questo è quanto. Prendete nota, o idolatri, e tenetene conto nel segreto dell’urna. Pensate pure che io sia un egotico in balia di sé stesso, sticazzi. La musica è morta, viva la musica.