Distichòs di Marina Mulopulos: un disco in cui si mescolano fado, suggestioni mediorientali, flamenco e musica folk

Marina ha una voce unica, una di quelle voci che non hanno bisogno di parole per comunicare, perchè hanno un filo diretto con il luogo dell’anima dove vivono le emozioni

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Ci sono voci che sembrano arrivare da lontano, da una memoria ancestrale o da qualche profondità della coscienza. Sono voci che non hanno bisogno di parole per comunicare, lo fanno con la naturalezza del respiro, per quel filo diretto con il luogo  dell’anima dove vivono le emozioni.

 Qualcuno dice che quelle voci sono “doni speciali”, io penso piuttosto che sono il tratto distintivo di “persone speciali”. Marina Mulopulos è un’artista italo-greca, cantante, autrice, compositrice, che ho intervistato, in una lunga conversazione, sull’uso e su l’essenza della voce, oltre che sul rapporto fra la musica e la vita. Marina ha intrapreso un percorso musicale fatto di curiosità e sperimentazione, passando dalla musica indiana , etno-elettronica  ed etno-folk con il  gruppo Tilak (con cui ha registrato cinque album cantando in  greco e in  assiro), a diversi stili musicali collaborando con molti  artisti e gruppi (Peppe Barra, Autobam, Daniele Sepe, Acustilak, Malfunk , Almamegretta ed altri) partecipando a tour e incisioni discografiche.

Quando il tastierista degli Almamegretta, Pierpaolo Polcari, inizia a lavorare sul suo disco da solista “Intraterrae”, Marina lo segue in questa nuova esperienza discografica e live. Proprio durante un sound-chek  dello spettacolo avviene l’incontro con il chitarrista  Paolo Del Vecchio, il quale resta affascinato dalle sperimentazioni vocali di Marina, da quelle diplofonie vocali spontanee, dalle multifonie, dai suoni armonici, dalle sonorità della lingua greca, insomma da quella voce che sembra essere uno strumento unico nel panorama musicale italiano.

Da una grande intesa umana e musicale nasce un sodalizio ferreo e lo splendido disco “Distichòs” prodotto da Rocco Pasquariello per l’etichetta napoletana ‘Marocco music’, dove undici tracce sembrano rimandare all’amore per la terra d’origine di Marina, quella Grecia culla della cultura mediterranea dove si mescolano fado, suggestioni mediorientali, flamenco e musica folk. E’ un lavoro prezioso nella cura degli arrangiamenti acustici, nella bellezza delle composizioni, nella voce di Marina da cui non si può che restare incantati. All’interno anche un brano del grande Rino Gaetano – “Cogli la mia rosa d’amore” – in una versione sorprendente. Il filo conduttore resta una voce – a volte ruvida a volte leggera come una carezza, a volte sporca, graffiata o limpida – che racconta di speranze di cambiamento, di sogni, di progetti, in un mondo dove, come sostiene l’artista, ormai la priorità sembra essere la mera sopravvivenza.

Parlando del suo primo disco da solista, Marina dice: “‘Distichòs’ vuole essere per me una sorta di preghiera per un mondo migliore, un risveglio della coscienza…”.

 A chi oggi  la paragona a Demetrio Stratos o a Diamanda Galàs, altri artisti greci famosi per quella ricerca e sperimentazione vocale che tuttora caratterizza il suo percorso artistico, Marina risponde di sentirsi onorata, e forse vicina a loro per quel costante bisogno di esplorare il proprio vissuto e le emozioni  attraverso la voce.

In fondo è proprio questo che fa la differenza tra chi si cura dell’estetica della voce, e chi ne fa uno strumento dell’anima.