Povera Italia.Riparte Serie A. La Scuola resta chiusa

I pallonari hanno più voglia di lavorare degli insegnanti. Le squadre di Serie A tornano in campo, gli studenti restano a casa

Serie A

Banchi vuoti, Serie A in campo


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La Scuola incassa un’altra sconfitta. La Serie A torna al lavoro, mentre al lavoro gli insegnanti torneranno forse, a Settembre. Le vicende italiane di queste ore sono molto gravi: che futuro potrà mai avere un Paese nel quale riparte prima la Serie A e poi la Scuola?

La Serie A è riuscita a superare ostacoli insormontabili per tornare in campo a cominciare da quelli frapposti al principio proprio dal ministro Spadafora. La Scuola invece resta serrata con un’intera generazione di studenti abbandonata al proprio destino. I calendari sono stati diramati in attesa dello scontato via libera del Governo.

La Serie A ha scatenato polemiche , discussioni feroci, lotte intestine. Nella Scuola tutto tace, a parte qualche voce isolata. Persino per l’esame di maturità non c’è alcuna certezza su come e dove si svolgeranno.

Sono molto triste per questa situazione. Mi sono battuto perché la Serie A ed il calcio potesse ripartire non solo per i risvolti agonistici ma anche per l’enorme indotto economico ed occupazionale generato dallo sport. Un milione di persone in Italia lavora e vive grazie allo sport. La stragrande maggioranza con stipendi normali azzerati dallo stop.

Gli stipendi dei dirigenti, degli insegnanti, del personale scolastico non sono invece stati intaccati dalla crisi. Si vada a scuola o non si vada a scuola lo stipendio arriva regolarmente a fine mese. Ed allora perché sbattersi tanto per tornare a lavorare come hanno fatto i lavoratori del calcio?

In Italia paghiamo un milione di addetti ai lavori della scuola. Una massa critica enorme che , salvo rarissime eccezioni, rimane silente che si prepara a godersi tre mesi di vacanze e già comincia ad accampare scuse e cavilli per non tornare in aula a Settembre.

Che tristezza: fossi un insegnante mi sentirei mortificato e mi sarei battuto per andare a scuola a giugno e luglio per recuperare i mesi perduti. Invece tutti promossi, uno vale uno. Povera Italia