Bugo ringrazia Vasco Rossi, suo “padre artistico”, e condivide un ricordo importante

"Nonostante siamo molto diversi caratterialmente (almeno così la penso io), ti vedo come un “padre” artistico, che ascolto, assorbo e “affronto” anche nelle molteplici diversità di stile, caratteriali e generazionali tra noi"

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Bugo ringrazia Vasco Rossi e sui social ricorda il momento in cui ha acquistato il primo disco del Blasco. Sono trascorsi 30 anni da quel momento.

Bugo è in radio con il singolo Mi Manca feat. Ermal Meta, un brano che suona particolarmente adatto al momento che stiamo vivendo in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19.

Il post che condivide sui social però non riguarda il nuovo singolo bensì un ricordo che ha voluto lasciare ai fan.

Bugo ricorda il momento in cui ha acquistato il primo disco di Vasco Rossi e poi quello in cui per la prima volta ha assistito ad un concerto del Blasco. Sono passati 30 anni; Bugo ne aveva 17 e non si era ancora avvicinato alla musica. Viveva a Cerano e coltivava la passione del calcio, al pari di molti altri ragazzi. La musica è entrata nella sua vita solo successivamente, forse proprio per merito del disco o del concerto di Vasco Rossi.

30 anni fa oggi usciva questo disco. Il mio primo disco comprato di Vasco. E quello il mio primo suo live.  Avevo 17 anni, non ancora compiuti, e non ero un musicista. Vivevo in questo paese, Cerano, ed ero un adolescente come gli altri, con più la passione del calcio che della musica. La musica sarebbe entrata dopo nella mia vita, in modo definitivo e costante anche grazie a quel concerto e a questo disco”. 

Bugo ricorda poi l’Italia di Schillaci che nel 1990 non arriva in finale. Sottolinea una serie di cambiamenti, che anche lui sentiva sulla sua pelle. Il cambiamento in se stesso era l’accendersi della passione per la musica anche attraverso un concerto a San Siro che ha avuto la possibilità di vedere: il concerto di Vasco.

“1990, l’Italia di Schillaci non arriva in finale e non ci fa sognare come in Spagna nell’82. Ma erano i tempi che cambiavano. E anche io stavo cambiando, anche grazie ai miei compaesani, che mi portarono a vedere questo rocker italiano allo Stadio San Siro”.

Bugo poi ammette che in quel momento ne sapeva davvero poco del Blasco: Non sapevo quasi nulla di Vasco, e certamente il rock era ancora qualcosa di indefinito per me, un adolescente confuso come tutti i miei coetanei (o almeno io pensavo che eravamo tutti un po’ confusi e sbandati) che ascoltava l’acid house perché era di moda e che amava giocare a pallone”.

Indimenticabile fu per Bugo quel concerto a San Siro in cui ebbe per la prima volta la possibilità di vedere Vasco Rossi dal vivo. Ne condivide un ricordo singolare, particolarmente importante e significativo nella sua vita. Lo definisce una “rivelazione” che lo portò in direzione della musica per non abbandonarla più.

Da lì a poco imparò a suonare la chitarra ed era “completamente fottuto”, continua.

“Ma, come dicevo, le cose stavano cambiando, almeno per me. Quel concerto a San Siro non lo scorderò mai, non scorderò mai quando vidi Vasco per la prima volta uscire sul palco e urlare “Muoviti! Credi che sia tutta rose e viole questa vita mia!”. Una rivelazione, un momento chiave della mia vita che si apprestava a cambiare definitivamente grazie a Vasco, agli amici del paese che avevano formato una band, ai Nirvana che arrivarono nel 91, poi la naja nel 92, imparai a suonare la chitarra e ormai ero già immerso e completamente “fottuto” dalla musica”.

Bugo poi ringrazia esplicitamente Vasco Rossi, artista che non ha mai avuto la possibilità di incontrare. Lo definisce un “faro” sempre presente, destinato a non spegnersi mai; lo definisce il suo “padre artistico”.

Grazie Vasco, non ci siamo mai incontrati, anche se conosco molti tuoi stretti collaboratori, e non so se conosci la mia musica e se ti sia mai arrivata voce del mio debito nei tuoi confronti. Ma non è così importante che tu mi conosca. Conta che tu sei un faro per me, e lo sarai per sempre. Nonostante siamo molto diversi caratterialmente (almeno così la penso io), ti vedo come un “padre” artistico, che ascolto, assorbo e “affronto” anche nelle molteplici diversità di stile, caratteriali e generazionali tra noi. Ma nel cuore quel live e questo disco li porto come un segno di forza, un timbro indelebile, la prima pietra che ho posato per essere quello che sono”