Ibrahim Gokcek, dopo 323 giorni di sciopero della fame, è morto

Dopo Helin Bolek, anche il bassista dei Group Yorum è morto abbracciando la forma più drastica di protesta


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E’ morto anche il bassista del Group Yorum, Ibrahim Gokcek, dopo 323 giorni di sciopero della fame, come Helin Bolek la cantante della band (vi avevo raccontato qui la sua storia), deceduta  dopo 288 giorni e Mustafa Kocak spentosi dopo 297 giorni di digiuno, tre artisti in un solo mese. Questi, per ora, i  numeri della vergogna da tenere bene a mente quando si parla di difesa  dei diritti fondamentali della persona, della libertà di espressione, di difesa della Musica nel regime turco del dittatore Erdogan, in cui anche dei semplici musicisti  ritenuti oppositori, vengono torturati, detenuti, condannati in mancanza di prove e lasciati morire in prigione nonostante le numerosi  pressioni internazionali.

Queste le ultime parole di Ibrahim prima di chiudere gli occhi per sempre, dirette alla compagna di protesta Helin in una sorta di lettera testamento “Sono sempre stato un musicista, ora mi ritrovo ad essere un terrorista. Mi hanno preso che ero un musicista e hanno usato le mie dichiarazioni facendo di me uno strumento. Eravamo un gruppo che suonava davanti a milioni di persone, siamo diventati terroristi ricercati“.

Dal 2016, infatti,  era stato vietato alla band folk molto conosciuta e apprezzata in Turchia, oltre che all’estero, di esibirsi in concerto, in quanto i suoi componenti erano stati accusati di appartenere al gruppo terroristico di estrema sinistra Dhkp-C. I membri del gruppo furono dispersi in varie carceri, sono stati torturati e privati dei loro diritti anche da detenuti, negandogli la possibilità di poter essere assistiti dagli avvocati in maniera degna. Da sempre invece, loro hanno negato qualsiasi legame e aderenza con gruppi terroristici ma questo non li ha salvati.

La sede del gruppo è stata  più volte distrutta dai raid della polizia con tutto quello che c’era all’interno, la loro storia, libri, spartiti, strumenti .  La copertina dell’ ultimo album del 2017, “Ille Kavga“, è una foto di tutti i loro strumenti musicali distrutti in uno dei tanti raid. Fu indimenticabile la  partecipazione di Joan Baez ad un concerto della band che protestava per le incarcerazioni davanti al tribunale di Istanbul, le era stata donata una chitarra distrutta, lei aveva pregato pubblicamente di ricomporla “con amore e  gentilezza”.

Fuori e dentro le prigioni, i musicisti hanno continuato a lottare per la liberazione dei detenuti politici, dei membri del Group Yorum arrestati, per l’annullamento del mandato di cattura nei confronti degli  altri componenti del gruppo, per poter tornare a suonare in pubblico, per il diritto di avere uno spazio, il loro centro culturale,  che non fosse ancora sottoposto a incursioni e distruzioni da parte della polizia. E hanno continuato da più di un anno Helin,  Mustafa, Ibrahim, abbracciando per protesta il “digiuno alla morte”, la forma più drastica di sciopero della fame.

 “Questa resistenza è la nostra ultima risorsa, non ci hanno lasciato nient’altro da fare” diceva Ibrahim in un intervista pochi giorni dopo la morte di Helin “moriremo per cantare? Si, perché il nostro è amore per le persone e per la patria

Due giorni prima della morte di Ibrahim, il governo turco,  più preoccupato forse per lo scandalo internazionale, che delle condizioni  e istanze dei musicisti “oppositori”, ha accolto finalmente le richieste di far tornare il gruppo ad esibirsi. Ibrahim, ridotto ormai ad uno scheletro ha interrotto lo sciopero della fame, troppo tardi. È probabile che dopo l’emergenza Coronavirus, si terrà un concerto con sostituti e sopravvissuti. Forse, perché nonostante la sanatoria per motivi legati ai contagi da Covid che ha portato fuori dalle carceri molti detenuti, alcuni della band  sono ancora dentro, come la moglie di Ibrahim, Sultan, rinchiusa tuttora nel terribile carcere di Silivri, a cui è stato negato di dare un ultimo bacio al marito.

Tenete a mente questi numeri

Helin 288 giorni

Mustafa 297 giorni

Ibrahim 323 giorni