Due settimane dopo l’ultimo concerto dei Joy Division tutto si spense. Oggi non esiste più nemmeno quel posto, dal momento che la High Hall University di Birmingham è stata demolita. Aveva cambiato nome in Chamberlain Hall ma nel gennaio 2014 era stata tirata giù. Macerie, polvere, poi la rimozione. Una location che inconsapevolmente era stata il contenitore di un punto fermo della storia della musica, questo è il ricordo che anche oggi la stampa riporta.
L’ultimo concerto dei Joy Division
Quella sera la band arrivò in ritardo. Lo ricorda David Pryke, che in quell’anno era ancora uno studente di 18 anni che a malapena conosceva il brano Transmission. Non frequentava quella facoltà, David, bensì veniva dalla vicina Aston University e per quell’occasione aveva scelto di partecipare al concerto. In fondo si diceva che i Joy Division andassero forte, e ciò trovava il favore di un periodo storico in cui il post punk era quanto rimaneva dei tumulti del ’77.
Tumulti dalle cui ceneri si modellò Siouxsie Sioux con la sua band The Banshees, ma il Regno Unito aveva dato i natali anche ai Bauhaus di Peter Murphy e ai Cure di Robert Smith che negli anni successivi, tuttavia, scelsero le tenebre per farsi portavoce della bandiera gothic rock che in poco tempo conquistò l’Europa e il mondo.
Da quel movimento in continua progressione erano nati anche gli A Certain Ratio, che proprio in quella sera del 2 maggio 1980 avrebbero condiviso il palco con i Joy Division. Lo ricorda bene lo stesso David Pryke: i Joy Division, dunque, erano in ritardo e per questo il pubblico ammazzò il tempo seguendo il soundcheck degli A Certain Ratio. Intorno a sé, dunque agli occhi di uno studente ancora ignaro di assistere a un evento storico, si muovevano ragazzi borchiati, punk rocker nostalgici e acerbi nerd curiosi.
Non si trattava, ovviamente, di un grande evento da stadio. Come ricorda Dave Haslam lo spettacolo si tenne nella sala da pranzo di una semplice residenza per studenti, uno spazio che poteva ospitare un massimo di 300 persone e con un’acustica che non era la stessa dei palazzetti.
11 brani per 45 minuti di show. In apertura i Joy Division suonarono Ceremony, che in quel periodo era ancora inedita e in quell’occasione trovava il suo esordio dal vivo, ma in scaletta si presentava come New Song. Ian Curtis inciampò sul palco durante l’esecuzione di Decades e per qualche minuto si allontanò.
L’intero spettacolo fu registrato su nastro direttamente dal mixer e oggi sopravvive nella raccolta Still pubblicata l’anno successivo, in quel 1981 che già soffriva la grande assenza di Ian Curtis. Ceremony fu ripresa, successivamente, dai New Order come singolo di debutto.
Il disincanto di Ian Curtis
L’esibizione alla High Hall University di Birmingham sarebbe dovuta essere la prima di tre date dei Joy Division nel Regno Unito, ma i due restanti concerti furono annullati perché la band aveva programmato la partenza negli Stati Uniti il 21 maggio, il primo vero tour nel Nuovo Continente.
Niente fu possibile. Nessuna nuova data nel Regno Unito né alcuna tournée negli Stati Uniti. Il 18 maggio 1980 Ian Curtis si tolse la vita nella sua abitazione di Macclesfield, nella contea di Cheshire. Per chiudere per sempre con i suoi 23 anni, con quel matrimonio alla deriva e con quella depressione che lo divorava inesorabilmente Ian Curtis si impiccò alla rastrelliera della cucina.
Prima di uccidersi Curtis probabilmente guardò il film La Ballata Di Stroszek di Werner Herzog (1976) e ascoltò il disco The Idiot di Iggy Pop (1977). Questo è quanto emerge dal film biografico Control di Anton Corbijn. Lasciò sua moglie Deborah, lasciò l’amante Annik e lasciò la figlia Nathalie. Lasciò i Joy Division, che il 18 luglio lanciarono l’album postumo Closer, la seconda opera in studio della band nonché eredità ufficiale di Ian Curtis, essendo l’ultimo lavoro registrato in studio con il frontman ormai scomparso.
Oggi sulla lapide di Ian Curtis, a Macclesfield, impera l’epitaffio Love Will Tear Us Apart, L’Amore Ci Farà A Pezzi, il titolo della canzone più struggente dei Joy Division.
Ceremony
Il brano di apertura dell’ultimo concerto dei Joy Division, Ceremony, fu scelto dai superstiti della band come singolo di debutto. Ceremony, però, non aveva un testo ufficiale in quanto Ian Curtis non trascrisse mai le parole su carta. Durante la registrazione del live a Birmingham, inoltre, il frontman aveva cantato il brano in modo quasi impercettibile.
Per questo i New Order, una volta messe le mani sul brano, dovettero ricorrere a un equalizzatore d’avanguardia per ritagliare le frequenze e individuare i vocaboli per non stravolgere il testo del loro vecchio amico.
Ancora oggi Ceremony è l’anello di congiunzione tra l’ultimo concerto dei Joy Division e i New Order che sarebbero nati lo stesso anno: loro sì, riuscirono a viaggiare per gli Stati Uniti e portarono con sé l’esperienza dei club che influenzò il loro stile e li fece avvicinare all’elettronica di cui i Kraftwerk, in quegli anni, erano i grandi maestri.