Jovanotti presenta Non Voglio Cambiare Pianeta, il suo docutrip disponibile dal 24 aprile su RaiPlay.
Un viaggio in bicicletta di 4.000 km tra Cile e Argentina, nei mesi di gennaio e di febbraio 2020; un bagaglio essenziale; una gopro; tante esperienze e qualche incontro da raccontare.
Non Voglio Cambiare Pianeta è anche un viaggio nella poesia e proprio dalla poesia prende il titolo. Non Voglio Cambiare Pianeta è un verso del poeta cileno Pablo Neruda, perfetto per farci entrare nel viaggio di Lorenzo e battezzare il suo nuovo progetto on the road.
“È un pianeta spettacolare il nostro”– spiega Jova –“È bello, è tragico, è magico, è diverso, è vecchio e appenanato sorprendente, imprevedibile. Mi piace, lui non va cambiato. Sta a noi cambiare, senza retorica e senza ideologia, per poterlo vivere senza essere noi il problema. Non voglio cambiare pianeta, perché ci sto bene. Perché è la nostra casa, e mai come in questo momento che siamo costretti a vivere nelle nostre case, stiamo prendendo consapevolezza del valore della cura, del benessere, della qualità della vita”.
Non Voglio Cambiare Pianeta è anche un omaggio ai poeti: da Primo Levi a Jorge Luis Borges, da Mariangela Gualtieri a Erri De Luca, da Jorge Carrera Andrade ad Antonio Machado per chiudere con Luis Sepúlveda.
A tal proposito, Jovanotti ha raccontato: “La poesia è la mia grande amica di questi giorni di lockdown, e ogni puntata abbiamo deciso di chiuderla con una poesia letta al cellulare, ognuna scelta in modo istintivo, seguendo la logica del viaggio disorganizzato”.
Non Voglio Cambiare Pianeta si compone di 15+1 (il ritorno) capitoli. Il viaggio è diviso per chilometri, non semplicemente per tappe. Ogni capitolo ha la durata di 15 minuti circa. La sigla di Non Voglio Cambiare Pianeta è stata composta dallo stesso Jovanotti, una volta tornato in Italia, a fine febbraio. Durante il viaggio, Jova spoilera anche qualche inedito.
“Sono così a mio agio negli assembramenti che questo rinunciarci ogni giorno mi scombussola la giornata”, racconta, costretto nelle mura domestiche, come tutti, nel lockdown da Covid-19, e ciò che gli manca adesso oltre alla musica è proprio il viaggio.
“Ero partito per prendere le distanze da tutti. Sono tornato che dovevo stare distante dagli altri per legge”– dice Jovanotti –“Rispetto a gennaio e a febbraio il mondo è stravolto, è cambiato. Sono passati solo 4000 km, ma sembra tutta un’altra storia. Ecco perché ho voluto condividere ora con il pubblico questa esperienza: perché è un vero trip, un viaggio con il corpo ma anche con la testa, perché c’è la fatica del giorno per giorno, ci sono le vette apparentemente irraggiungibili, ci sono strade senza fine ma che si possono affrontare, una pedalata alla volta, per arrivare ovunque. “Non voglio cambiare pianeta” spero possa diventare una pedalata di evasione, un tempo di sogno in questo tempo sospeso, uno sguardo verso il futuro, un abbraccio collettivo, a chi amiamo e al nostro pianeta”.
La passione per i viaggi in Jovanotti è nata, forse, ancor prima di quella musicale. “Ho sempre viaggiato in bicicletta, dagli anni ’90 .
Viaggiare è sempre stata una mia grade passione”, spiega, rivolgendo uno sguardo alla scorsa estate, a quando era immerso tra la gente del Jova Beach Party, la grande festa sulle spiagge italiane.
Proprio dopo il Jova Beach Party ha deciso di partire per un viaggio su due ruote:
“Dopo Jova Beach Party mi sentivo alla fine di una cosa ma anche all’inizio di un nuovo desiderio. In genere la prima cosa che mi viene in mente in questi casi è di andare in strada perché natura e strada hanno sempre delle risposte, hanno sempre avuto la capacità di riempirmi il cuore e di mettermi in contatto con la parte più profonda di me”.
L’intenzione non era chiaramente quella di realizzare contenuti per RaiPlay; voleva piuttosto riprendere le sue pedalate per realizzare eventualmente dei video da condividere sui social con i fan. L’idea di condividere il progetto con RaiPlay è stata successiva: una volta fatto ritorno in Italia, Jovanotti ha visionato tutto il materiale raccolto e con il suo staff di lavoro ha optato per una collaborazione con la Rai.
A proposito del viaggio tra Cile e Argentina, Jova ricorda: “E’ stato un viaggio felice, un mese e mezzo di felicità estrema perché mi trovavo in una situazione bellissima, immerso nella natura meravigliosa”. Quasi 200 sono i km percorsi al giorno in bicicletta, pochissimi gli incontri.
Panorami poderosi e strade senza fine, villaggi sperduti e albe primordiali, incontri inattesi e la complice compagnia dei lama e dei guanacos incuriositi da questo loro simile con le ruote.
Tra i pochi incontri Jova ricorda con piacere quello con Jorge, a nord del Cile. “Ero talmente stanco che non volevo montare la tenda, ho cercato quindi un albergo. Lungo la strada ho trovato un hotel sgangherato con fuori una statua di San Lorenzo. Ho scoperto che Jorge che era il mio babbo in miniatura (stessi colori, stessi baffi). Era un uomo di origini libanesi che mi ha portato a fare un giro turistico per la città che in realtà non aveva nulla di turistico ma era lui stesso un’attrazione turistica. Jorge era un appassionato di musica italiana, così ci siamo messi a cantare Nicola di Bari, Laura Pausini, Modugno e Lisa Dagli Occhi Blu di Mario Tessuto”.
E Sanremo? Il web anticipa la conferma ufficiosa di Amadeus alla guida del prossimo Festival della Canzone Italiana e sembra che Fiorello possa presto decidere di salire a bordo. All’appello manca il terzo amico: Jovanotti. Lorenzo però al momento non si sbilancia: manca troppo al prossimo Festival. Sulla sua vociferata presenza nel 70°, invece, spiega: “Non ho mai avuto intenzione di andare a Sanremo quest’anno. La mia assenza è stata qualcosa che qualcuno ha raccontato ma in realtà non è mai stata prevista”.