Un vero e proprio lampo di luce nel firmamento videoludico quello di Call of Duty Warzone. Il Battle Royale di Activision e Infinity Ward è arrivato sulla scena videoludica all’inizio del mese di marzo. Poco più di un mese di vita per il titolo, che in breve tempo si è saputo conquistare l’apprezzamento di una nutritissima community. Oltre cinquanta i milioni di utenti che ad oggi hanno fatto il loro accesso nel mondo di gioco, con le stime che sono destinate a crescere.
Chiaramente una platea tanto vasta non può non nascondere al suo interno mele marce. I cosiddetti cheaters, gli imbroglioni, ai quali però il team di sviluppo ha dichiarato apertamente guerra. Già settantamila gli utenti allontanati, con i numeri che sono purtroppo destinati a salire.
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Call of Duty Warzone, i sacrifici degli utenti nella lotta agli imbroglioni
Se da un lato abbiamo quindi il team di sviluppo attivamente impegnato nel combattere i cheaters, anche gli utenti si stanno attrezzando come possono. E per cercare di limitare il dilagare di questo fastidioso fenomeno, non esitano a rinunciare a una delle feature maggiormente richieste, il crossplay.
In Call of Duty Warzone è presente infatti la possibilità di sfidarsi con altri utenti a prescindere dalla piattaforma di provenienza. Un traguardo raggiunto dopo anni e anni, ma che parrebbe non trovare libera espressione in questo frangente. I loschi figuri che affossano la godibilità del gioco sembrerebbero provenire esclusivamente dai lidi PC. Una situazione che ha spinto diversi giocatori, soprattutto PS4 e Xbox One, a limitare la propria cerchia di avversari a quella delle rispettive piattaforme.
Una soluzione estrema che di certo non fa benissimo a Call of Duty Warzone, ma che risulta necessaria. Almeno fino al momento in cui gli addetti ai lavori non troveranno una strada per estirpare sul nascere le minacce tossiche al gameplay. E rendere quindi il mondo di gioco – per quanto inospitale – almeno accogliente per le ambizioni dell’utenza sana.