“Questa è la Storia” di Umberto Broccoli: un lavoro minuzioso e intelligente

L'autore ripercorre cinquant’anni di storia italiana attraverso le canzoni e gli stili musicali che ne hanno contrassegnato i momenti salienti

Photo by Elena Torre


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Le canzoni raccontano storie, suscitano emozioni, evocano sentimenti e stati d’animo, ma hanno una prerogativa ulteriore, quella di poter essere un “simbolo”. A ben guardare non c’è un periodo storico, un tema sociale, un’esperienza di vita che non abbia una sua canzone emblematica; un testo, una melodia, un ritornello che si fissi nella memoria e che possa rimanere come testimonianza di quel particolare momento o di quella esperienza collettiva.

Un recente saggio di Umberto Broccoli dal titolo “Questa è la Storia” (Bompiani 2019) ripercorre cinquant’anni di storia italiana attraverso le canzoni e gli stili musicali che ne hanno contrassegnato i momenti salienti. Il libro parte dalle canzoni passate in radio negli anni del fascismo, e che in qualche modo preparano il popolo dei radioascoltatori all’imminenza di una guerra, e subito dopo descrive i miti e le speranze degli anni successivi al conflitto. Nel 1938, anno della visita ufficiale a Roma di Adolf Hitler, la voce tenorile di Francesco Albanese cantava con cieco ottimismo “Vado, Vinco e Torno”; mentre nell’immediato dopoguerra Glo Sandon’s e Natalino Otto facevano sognare con la canzone “Ti Porterò sul Cucciolo”, laddove il cucciolo era il nome di un piccolo ciclomotore che simboleggiava la libertà ed era la promessa di un benessere che prima o poi sarebbe arrivato con la ricostruzione.

La canzone “Colomba Bianca”, presentata da Nilla Pizzi al festival di Sanremo del 1952 – spiega Broccoli nel saggio – raccontava la storia struggente di due innamorati costretti a stare lontani, ed era la metafora della questione politica di Trieste, rimasta fuori dai confini nazionali e oggetto di aspra contesa.
L’ariosa melodia di “Arrivederci Roma”, scritta nei primi anni 50 da Garinei e Giovannini e cantata da Renato Rascel, parla di una città ormai pacificata e romantica, testimone di amori struggenti, come quello che ispira la serenata “Roma nun fa la stupida stasera”, tratta da Rugantino e musicata nel ‘62 da Armando Trovajoli.
Parole amate dal pubblico, come quelle cantate da Umberto Bindi nel brano “Il Nostro Concerto”, che recita “Ovunque sei, se ascolterai, accanto a te mi troverai,  vedrai lo sguardo che per me parlò, e la mia mano che la tua cercò”. Parole poi destinate a fare scandalo quando si verrà a sapere che Bindi era omosessuale e che quel testo era probabilmente destinato ad un uomo.

Sono gli scossoni di un decennio, gli anni ‘60, nel quale sarebbero apparsi gli alfieri di una nuova stagione musicale, quei poeti come Fabrizio De Andre’, Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi ed altri che i discografici Ennio Melis e Vincenzo Micocci avrebbero battezzato come “cantautori.

In una cornice ben più borghese e tradizionale si collocava Gigliola Cinquetti, protagonista al Festival del ‘64 con “Non ho l’Età”, una celebrazione della moralità femminile, un ammonimento quasi pedagogico a ricordare il gioco dei ruoli, quello dell’uomo portato alla conquista e quello della donna votata all’attesa prudente.
Uno spirito consolatore anima la canzone di Wilma Goich “Le Colline Sono in Fiore”, prodotta nell’anno ‘65, nel momento in cui  la Svizzera minaccia di chiudere le frontiere ai lavoratori italiani, costringendoli a tornare alle umili case d’origine, dove però  li aspetta un amore.

Tutti da raccontare sono gli anni ‘70, contrassegnati dalle turbolenze politiche e sociali (nel ‘77 “Burattino Senza Fili” di Edoardo Bennato, ricco di metafore e spirito caustico, venderà un milione di copie), mentre nel mondo del pop emerge il tema della trasgressione  (sono del ‘78 “Liu’” degli Alunni del sole, “Pensiero Stupendo” di Patty Pravo , “Il Triangolo” di Renato Zero…)  I primi anni ‘80 sono ancora funestati dalla violenza politica e già nel 1981, l’anno dell’attentato a Giovanni Paolo II, sarebbe venuta alla ribalta la disillusione e l’ironia amara di Franco Battiato con “Bandiera Bianca”.

Il libro di Umberto Broccoli prosegue anno per anno sino ai giorni nostri, un lavoro minuzioso e intelligente che forse avrà in futuro un prosieguo, un’appendice da scrivere tutt’altro che facile. La domanda è “Quali canzoni potranno raccontare l’esperienza che stiamo vivendo adesso? Quale musica potrà raccontare la distanza, la paura, la malinconia e il coraggio di questi giorni?”. Difficilmente potrà essere una singola canzone, più facilmente sarà una produzione corale o uno stile, o semplicemente un particolare stato d’animo che segnerà i brani nati in questo periodo della nostra storia.

Comunque sia ci sarà un intero capitolo che bisognerà scrivere.