Scompare a 81 anni Brian Dennehy, una grande figura di caratterista del cinema americano. La notizia è stata diffusa dalla figlia Elizabeth, in cui precisa che il padre è morto per cause naturali non collegate al Coronavirus.
Dennehy era nato il 9 luglio del 1938 a Bridgeport in Connecticut, da una famiglia di origini irlandesi e cattoliche. La sua è stata una carriera distesa lungo cinque decenni, con quasi duecento titoli, tra cinema, televisione e anche teatro. Proprio dalla tv era partito, nei tardi anni Settanta, con particine in serial come i polizieschi Kojak e Agente Pepper o il satirico MASH, passando per un genere assai popolare a cavallo tra Settanta e Ottanta, le storie dei ricchi potenti e corrotti, prima Dallas e poi, con un ruolo più consistente, Dynasty.
Intanto cominciavano le prime comparsate cinematografiche in film di un certo rilievo, In Cerca Di Mr. Goodbar (1977) di Richard Brooks, F.I.S.T. (1978) di Norman Jewison, una storia di battaglie sindacali in cui, per la prima volta, incrocia Sylvester Stallone, un nome che sarà importante per la sua carriera. Fa il barista che la sa lunga in Ten (1979) di Blake Edwards, duettando con Dudley Moore, mentre nel nostalgico E Io Mi Gioco La Bambina (1980) incrocia due mostri sacri di Hollywood, Walter Matthau e Tony Curtis.
Ex giocatore al college di football americano, alto quasi due metri, la stazza corpulenta lo destinava naturalmente a parti caratterizzate, da comprimario forte e aggressivo, ma possedeva anche un’aria ironica e beffarda che lo rendevano un interprete più duttile e ambiguo di quanto si potesse a prima vista immaginare. Il successo che lo trasforma nel bene e nel male in un’icona è, naturalmente, Rambo (1982), in cui è Teasle, lo sceriffo che perseguita immotivatamente il reduce dal Vietnam Stallone. La bravura e il talento di Brian Dennehy stanno nel non farsi del tutto ingabbiare nel ruolo, che solo in parte ripete in altri film.
Gli anni Ottanta sono quelli di maggiore visibilità cinematografica, spesso accanto a interpreti di primo piano: è nel curioso thriller di ambientazione sovietica Gorky Park (1983) accanto a William Hurt, nel bel western Silverado (1985) di Lawrence Kasdan, con Kevin Costner. Ma nello stesso anno è anche nel divertente fantasy Cocoon di Ron Howard, in cui è il leader degli alieni che stringe amicizia con un gruppo di anziani ospiti di una casa di riposo cui regala il tesoro dell’immortalità.
La personalità di interprete di Brian Dennehy riesce sempre ad emergere, come nell’originale F.X. Effetto Mortale (1986), accanto a Robert Redford in Pericolosamente Insieme (1986) e ad Harrison Ford in Presunto Innocente (1990). E soprattutto in quello che è una delle sue rare sortite da protagonista in un film assai originale come Il Ventre Dell’Architetto (1987) di Peter Greenaway, in cui in una parte integralmente drammatica riesce a risaltare anche dentro le spesso involute e sovraccariche visioni del regista britannico.
Anche in tv e in teatro Brian Dennehy ha dimostrato il suo valore e versatilità. È qui che ha ottenuto anche i riconoscimenti maggiori: due i Tony Awards teatrali, miglior attore nella parte di Willy Loman nel classico di Arthur Miller Morte di Un Commesso Viaggiatore (1999) e nel 2003 per Lungo Viaggio Verso La Notte di Eugene O’Neill. Tante anche le nomination televisive agli Emmy, bene sei tra il 1990 e il 2005: per la serie A Killing In A Small Town, la miniserie The Burden Of Proof, per To Catch a Killer nel ruolo del serial killer John Wayne Gacy, per le miniserie Murder in the Heartland e Our Fathers. Spicca tra queste la candidatura per la versione televisiva di Morte Di Un Commesso Viaggiatore: ma se gli sfuggì l’Emmy vinse i prestigiosi Golden Globe e Sag Awards, nel 2001. In tv è stato anche produttore e regista, dirigendo sette film per il piccolo schermo.
Ha recitato fino a questi ultimi anni, continuando a collezionare, tra tante cose minori, titoli e collaborazioni di rilievo: Romeo + Giulietta di William Shakespeare (1996), di Baz Luhrmann, Sfida senza regole (2008) accanto a Robert De Niro e Al Pacino, The Next Three Days (2010) di Paul Haggis fino a un altro film d’autore come Knight Of Cups (2015) di Terrence Malick.