Non andrà tutto bene.
Non sta andando tutto bene, del resto.
Non dico che andrà tutto male, sempre che quello che stiamo vivendo non sia in effetti la cristallizzazione del male, e si legga queste mie parole come meglio si creda, ma sicuramente il bene non è all’orizzonte, non è neanche ipotizzabile, figuriamoci se è presente.
Intendiamoci, non sono nichilista, o non lo sono più del solito, vengo dall’hardcore, del resto, se volevate leggere uno positivo dovevate rivolgervi a quella manica di smidollati che infestano di cuoricini i post degli artisti, non certo me, non sono nichilista ma sono pragmatico, e seppur io stia vedendo qualcosa di buono in mezzo a questa merda, che si voglia concentrare lo sguardo sui tanti che si stanno sbattendo fin quasi a rimetterci la vita per salvare gli altri, penso ai medici, agli infermieri e a tutti quelli che sono in prima linea, alla faccia che non dobbiamo usare una terminologia da guerra, Internazionele suca, o che ci si voglia concentrare nel nostro piccolo quotidiano, io per dire non posso non dirmi commosso dall’aver ricevuto guanti monouso e mascherine da due miei contatti di Facebook, persone che non conoscevo e non conosco di persona, con le quali non avevo neanche mai interagito sui social, ma che leggendomi hanno deciso di fare un gesto generoso di solidarietà nei miei confronti, inviandomeli, o per le premurose telefonate e messaggi ricevuti da amici e conoscenti coi quali magari non mi sentivo da tempo, ma che sapendomi in Lombardia hanno ben deciso di palesarsi con me, per sapere come vanno e cose quassù, per farsi sentire vicini, ecco, seppur io stia vedendo qualcosa di buono in mezzo a questa merda, appunto, la sensazione di essere nel bel mezzo di una situazione di merda è assai più preponderante, avvolgente, totalizzante.
Leggevo in questi giorni che l’Istat ipotizza una situazione shock, dal punto di vista economico, per l’Italia, ovviamente, ma non solo, con un calo dei consumi intorno al 10%, senza precedenti in tempi di pace, e non bastasse c’è il picco che non si avvicina, trasformando, uso la stessa terminologia che stanno usando coloro che si sono appropriati della comunicazione emergenziale, un picco in un altipiano, morti su morti, contagi su contagi, la Pasqua e la Pasquetta, coi primi caldi, lì a farci paura, come poi sarà per il 25 aprile, il primo maggio e chissà se non addirittura il 2 giugno, festa della repubblica, oltre che mio compleanno, c’è il caos per gli aiuti che non arrivano, penso ai 600 ridicoli euro, ma anche ai tablet per gli studenti che ne sono sprovvisti, alle mascherine promesse e mai arrivate, seppur in alcuni posti, qui a Milano tra gli altri, siano obbligatorie, aiuti per le scuole che non si sa se riprenderanno, ma sappiamo tutti che non riprenderanno, e nel mentre si organizzano come se tutti avessimo un cazzo da fare per poter seguire i nostri figli, device a disposizione come se piovesse e Giga illimitati in tutta Italia, quando sappiamo bene che buona parte della nazione ne è sprovvista e che gli operatori telefonici col cazzo che hanno regalato le connessioni, come ipotizzato inizialmente, così come col cazzo che le aziende che gestiscono la rete elettrica hanno equiparato le tariffe notturne e del weekend con quelle giornaliere, quelle che solitamente sono più alte perché tanto la gente sta al lavoro o a scuola, maledetti che ora mandano mail in cui per dimostrarsi vicini alla popolazione colpita dal Coronoavirus ben pensa non di sospendere bollette o fare qualcosa di sensato, ma di improntare un servizio di bollette online, così che nessuno si ritrovi a pagare in ritardo quanto dovuto, ripeto, maledetti, insomma, uno scenario di guerra, di devastazione, di disperazione.
Noi siamo quelli che non mollano, certo, quelli capaci di rialzarsi, e non parlo certo degli italiani, non sono quel cialtrone che ci sta guidando in questa epoca oscura, che invece di dirci le cose come stanno parla di Primavera e di Pasqua, laddove avrebbe dovuto ammettere di non sapere dove sbattere la testa, di essere incapace di tirarci fuori da uno scenario, cito quell’altra cialtrona della Azzolina, che non prevede un bel finale, un po’ come in quella scena di Fight Club in cui le Scimmie Spaziali sostituiscono i cartoncini di istruzioni degli aerei, quelli che ci spiegano cosa fare in caso di incidente, mettendo al posto di figure con facce serene e posture ordinate, figure facce terrorizzate e mosse scomposte, terrorizzate.
Ecco, Fight Club è uno dei miei pensieri ricorrenti in questi giorni oscuri. Non solo perché è un grande libro e anche un gran film, il primo di Chuck Palahniuk, il secondo di David Fincher, con dei giganteschi Edward Norton e Brad Pitt nei panni di Tyler Durden, fatto che in un tempo incerto come questo è già di suo una certezza concreta, l’arte è una oasi nel deserto, chi lo nega è obnubilato dalla disperazione, o più presumibilmente una capra, ma anche perché quel libro, e di conseguenza quel film, uno dei rari casi di film che non solo non tradisce l’opera da cui è tratta, ma possibilmente lo supera, ci forniscono un sacco si spunti interessanti su come affrontare la deriva capitalistica e capitalista che, in questi frangenti emergenziali, si stanno addirittura acuendo.
Perché, diciamocelo apertamente, tanto siamo in clausura forzata, anche i tribunali sono chiusi, chi mai potrà venire a cagare il cazzo accusandomi di fomentare la rivolta, la rivoluzione civile, e mai come in questo caso la parola civile è azzeccata?, denunciate stocazzo, si è fatto un gran parlare di come il Coronavirus sia una livella, metta cioè, come la morte nell’omonima poesia del conte De Curtis in arte Totò, tutti sullo stesso livello, così come si è fatto un gran parlare di come questo momento di isolamento e di stop forzato, dovrebbe indurre a rivedere il nostro modo di vivere, sottintendendo, sicuramente, un rivedere quotidiano, spiccio, come il tenere le distanze, indossare la mascherina, queste pratiche qui, ma allargando lo sguardo, provando quindi a inquadrare il tutto un po’ più da lontano, scivolando anche nel campo della filosofia, quindi, volendo suggerire di rivedere il nostro modo di rapportarci con la natura, avete tutti presenti il filo sottile che conduce dai venerdì di Greta ai pipistrelli cinesi, immagino, si è fatto un gran parlare di tutto questo, ma la cosa che appare in realtà sotto gli occhi di tutti, o almeno di tutti quelli che continuino a usare gli occhi e la testa che li ospita, è che il Coronavirus, se possibile, ha reso momentaneamente, si spera, il mondo un posto in cui le differenziazioni sociali, i divari sociali, sono più netti, incolmabili, vanificando, quindi, proprio gli effetti almeno ipotetici che i venerdì di Greta potevano illuderci di ottenere con un nostro differente approccio agli stilemi di vita.
È infatti vero che di Coronavirus muoiono sia i ricchi che i poveri, qualche nome noto morto di Covid19 lo conosciamo tutti, o quantomeno conosciamo tutti qualche nome noto malato anche grave di Covid19, ma è vero, tremendamente vero, che chi è povero vive l’isolamento in maniera assai peggiore di chi è ricco, facile dire #IoRestoACasa quando si è in villa, o anche solo in casa, facile dirlo quando si hanno tutti gli agi, facile quando si può continuare a fare quello che Cairo direbbe e-commerce, per non dire delle cure, dalle mascherine ai medicinali, oltre che ai posti di ospedali, altrimenti perché si sarebbe fatta la corsa a armare di letti per terapia intensiva il San Raffaele e la zona fieristica di Milano? Chi è ricco, del resto, torno a volo d’angelo a parlare di scuola, ha i device, ha tempo da perdere, tanto, ha anche i giga illimitati, fanculo i poveri e il loro non riuscire a tenere il passo con gli altri. Non basta, e non può bastare, ovviamente, perché in tempi di crisi, è noto, non si produce, non si guadagna, ma si continua a consumare, seppur in maniera diversa, penso al fare la spesa, certo, ma anche al pagare le bollette, i mutui, e se non si guadagna consumare diventa non solo difficile, ma impossibile. Perché se non si lavora non si guadagna, e tanti sono coloro che in questo momento non guadagnano perché non possono lavorare, e magari non avevano soldi da parte, con i quali aspettare tempi migliori, ingannando il tempo facendo dirette sui social, e tanti sono quelli di cui il governo si è dimenticato, penso ai soli centotrenta milioni stanziati per il comparto del Ministro Franceschini, cioè l’editoria, il mondo dello spettacolo e del turismo, messo alla canna del gas e senza possibilità di rialzarsi di qui a breve, e quindi in molti casi di rialzarsi e basta. I fondi per le partite IVA, faccio per dire, sono pochi e non toccano che una piccola porzione di chi si trova spesso a lavorare a giornata, con contratti che vengono firmati all’ultimo, quindi non certo presentabili come attestati di un mancato introito, per non dire di quanto i seicento euro siano una miseria, specie per chi coi soldi che avrebbe guadagnato e che non guadagna più, ci avrebbe tirato avanti una famiglia.
So di essere cupo, senza tracce di quell’ironia sorniona che spesso caratterizza i miei scritti, e anche senza quella cattiveria a fin di bene che spesso anima i miei scritti, sono solo cupo, oscuro, come il Batman interpretato da Christian Bale, diretto da Christopher Nolan, quello scritto da Frank Miller, quello che non crede nella giustizia, non crede nel futuro, vuole solo sangue e vendetta, morte e distruzione. Ma non ce la faccio, non ce la faccio proprio.
Il governo è composto da incompetenti, quelli che in tempi di pace avremmo chiamato principianti allo sbaraglio, ci fosse qualcosa da ridere oggi, gente che si è certamente trovata a gestire una emergenza senza precedenti, unica nella storia della nostra repubblica, ci mancherebbe altro, ma ci si è trovata perch ha accettato di buon gradi di svolgere un ruolo che non sapeva gestire, senza neanche la capacità di gestire situazioni normali, pensate alle facce e ai nomi dei nostri ministri, dalla Azzolina a Bonafede, da Di Maio a Patuanelli, per non dire di Conte, un avvocato di Foggia di colpo alla guida di un paese in caduta libera, e si legga in quel “un avvocato di Foggia” tutto il sarcasmo che ci si può caricare sopra, non tanto per Foggia in sé, che cazzo me ne deve fregare a me di Foggia?, quanto proprio per l’idea che un avvocato di provincia si sia ritrovato al posto di comando, così, di punto in bianco, o di un Borrelli, un commercialista a capo della protezione civile, risate di fondo come in certe sit-com americane. Gente che non a caso non è riuscita a fare nulla di serio o di concreto, figuriamoci di utile, sprovvisti di un protocollo per affrontare un’emergenza non ha provveduto a stilarne uno, magari copiandolo bellamente da chi già lo aveva, la Azzolina in questo ha esperienza, non solo, ha preso sottogamba focolai serissimi, si pensi a Alzano Lombardo e Nembro, lasciando la gente a morire in fabbrica, ha lasciato che la regione Lombardia affondasse da sola, guidata a sua volta da un altro cialtrone, Fontana, scaricando responsabilità che non competevano alla regione, salvo poi imporre alla Regione Marche di Ceriscioli l’obbligo di riaprire le scuole quando a chi conosceva il territorio era evidente che circoscrivere alla sola Pesaro la zona rossa era un errore strategico, i tanti morti di quella piccola regione, la mia terra natale, gridano vendetta.
Ecco, il solo tratto distintivo di Conte e dei suoi ministri, non fatemi tirare fuori quel che penso di Gualtieri, icona di un PD sempre più distante dalla gente, dannoso più che inutile, capace giusto di anticipare di due settimane i fondi per il patto di stabilità, spacciandoli per nuovi fondi erogati a favore dei più deboli, o a chiedere ai piccoli imprenditori di indebitarsi con le banche, certo facendosi garante, indebitando quindi lo stato, cioè noi, non certo per salvare le imprese, ma solo per spostare più in là il problema, con le banche che faranno i soldi, torniamo a Fight Club e a quella bellissima scena finale in cui Tyler Durden vede l’intera city, cuore della finanze, esplodere, un grattacielo che cade dopo l’altro, sogno che purtroppo non diventa mai realtà, mentre sullo sfondo Frank Black canta coi suoi Pixies Where is My Mind, gigantesca e epicamente spiazzante.
Ora, non intendo aprire dibattito su quanto segue, perché è la base della democrazia, quella che tanto sbandierate cagandomi il cazzo quando sostengo il valore assoluto dei principi dell’anarchia, quindi fatto più caro a voi che a me. Chi governa governa, chi non governa ha tutto il diritto di manifestare dissenso, civilmente. Per me anche incivilmente, con la violenza, la distruzione, il sangue, le ghigliottine, le giustizie sommarie portate in piazza, ma ripeto, resto nel vostro orticello di democratici, continuiamo a parlare di civiltà.
Pago le tasse, vivo mio malgrado seguendo le leggi che qualcun altro ha scritto per me, mi adeguo a una vivere comune che non condivido, dissentire è parte dei miei diritti costituzionali, non vedo perché non dovrei praticarlo.
Penso che Conte sia un incapace, che parlare di manovra senza precedenti per descrivere una gigantesca operazione atta a arricchire le banche, aumentando il debito pubblico e indebitando ulteriormente chi è già affamato, ripeto, per arricchire le banche, quelle stesse banche che in molti casi ci siamo trovati a salvare coi nostri soldi, le nostre tasse, sia un atto criminale, ripeto, criminale, e che farlo con quel narcisismo odioso, vacuo, citando la primavera alle porte, metaforica più che reale, siamo già in primavera, quel citare la Pasqua che arriverà dopo il venerdì santo, citando gli altri che ci stanno a guardare per imitarci, quando è evidente che siamo per tutti l’esempio da non seguire, Milano e la Lombardia ancora la zona con più contagi e morti al mondo, sia solo un gigantesco atto di narcisismo, vacuo e dannoso, una immane presa per il culo di chi non sa più come arrivare a domani, sempre che un domani ci sia.
Penso anche che questo abuso costante dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, forzando clamorosamente la costituzione, sbattendosene del Parlamento, ci renda, se possibile, un gradino sotto l’Ungheria di Orban, parlando di gestione del potere, con la sola differenza che Orban lo hanno votato, Conte no (lo so che da noi non si vota il premier, suvvia, fate i bravi), ma che soprattutto a Orban i poteri li ha dati il Parlamento, non se li è dati da solo (o con la complicità di Mattarella, uomo capace di farsi sentire solo quando si tratta di parlare di sfumatura dei capelli, ultimamente).
Dirmi: “invece cosa faresti tu al posto di chi governa?” vale meno di un cazzo.
Non governo, non ambisco a governare, non ho gli oneri di chi governa, ma neanche gli onori di chi governa, sono un uomo di cultura alta, parlo dopo aver studiato e essermi documentato e rispondo legalmente di quello che scrivo, ripeto, pago le tasse e pretendo che chi ci governi governi e pretendo di poter dissentire come cazzo voglio e quando cazzo voglio.
Certo, mentre scrivo le mie recensioni scrivo dei lavori degli altri, li critico, li giudico, li analizzo, esprimo pareri tecnici che non prevedono risposta, sono Cassazione, è parte del mio mestiere.
Chi mi dice, allora scrivila tu una hit, per dire, dimostra solo la sua profonda ignoranza, perché io faccio il critico, non l’hitmaker.
Chi governa governa però anche per mio conto, sostenuto anche dalle mie tasse, quindi direi che posso mandarlo a fare in culo, se ritengo stia sbagliando, nella democrazia, che continua a sembrarmi un sistema fallimentare che appunto consente a voi di scrivere queste stronzate, è previsto io lo possa fare, come rispetto le regole che mi fanno cagare mi prendo agio di usare questo mio diritto e dargli corpo.
Siccome però sono nichilista, appunto, ma vengo dall’hardcore, come già specificato, direi che chiudere così, con me che dissento a parole, non è abbastanza.
Ho citato Fight Club, ho citato il Cavaliere Oscuro di Nolan, direi che il prossimo passo non può che essere Point Break di Kristin Bigelow. Siccome infatti mi sono abbastanza esposto, direi, aggrappato alla scusa che siamo in giorni di stanchezza anche psicologica, certo, sottoposti a stress indicibili che abbattono la nostra razionalità a colpi di impulsi e di sfoghi, indicando nel sistema bancario uno dei protagonisti tra quanti, in questo oscuro momento storico, stanno facendo ricavi sulla pelle di chi sta andando a picco, disperato, direi che oggi, in quel Venerdì Santo citato a sproposito dal bel narcisetto nel suo discorso in diretta social e tv, giorno in cui da duemila anni a questa parte si ricorda il momento in cui Dio, incarnato in Cristo, uomo arrivato per sovvertire eversivamente tutte le regole che l’impero aveva imposto, pensateci, Dio, incarnato in Cristo è morto per mano dell’uomo, mica per la puntura di un insetto, voglio chiudere questo quarantaseiesimo capitolo con un’idea, accompagnata a adeguata colonna sonora.
Procuratevi con Amazon, sempre che non si sbaglino come hanno fatto con me, vi ho raccontato dei due smartphone al posto dei quali mi hanno consegnato una crema per scub e una scatoletta di integratori, ecco, procuratevi con Amazon una maschera in lattice con le sembianze del presidente Conte, se intendente dar seguito alla mia idea in più persone procuratevene tanti quanti sarete. Bene, poi ordinate sul sito di Decathlon mazze da baseball in metallo e in legno, tenendo però conto che quelle in legno si possono spezzare, pur facendo assai più male di quelle in metallo, il legno è vivo. Bene, a questo punto vestitevi di nero, possibilmente con una felpa con cappuccio, indossate la vostra maschera di Conte e prendete le mazze da baseball, poi andate alla prima banca che trovate sulla vostra strada e entrate senza paura, brandendo quelle rudimentali armi contundenti al grido di “Fermi tutti, questa è una rapina”. Se serve non abbiate paura di usarle, è vero che chi ci lavora è solo un dipendente, ma tocca pur decidere se stare dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando, per citare De Gregori. La faccenda del poliziotto di Valle Giulia di Pasolini, diciamolo apertamente, era una puttanata allora, figuriamoci oggi, uno sbirro è uno sbirro, e uno che lavora in banca è uno che lavora in banca, in questo aveva decisamente più ragione Venditti col suo “”Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu”, che De Gregori, almeno allora.
Come colonna sonora, però, non usate ovviamente De Gregori o Venditti, altrimenti correte il rischio di fermarvi nell’androne del vostro palazzo in lacrime, totalmente sprovvisti di quella carica eversiva che andare a prendere quel che è oggettivamente vostro, almeno di principio, richiede. No, a voi la scelta, o optate per qualcosa dei Crass, che so?, What Do You Want, o più preferibilmente dei Dead Kennedys di Jello Biafra, e in questo caso c’è davvero l’imbarazzo della scelta, da Kill the Poor a California Über Alles, da We’ve got a Bigger Problem Now a Police Truck. Perfetto spirito anarchinsurrezionalista in salsa hardcore, ritmi veloci, parole cariche di eversione, chitarre distorte e voci sguaiate. Questi devono essere i suoni che vi risuonano in testa, sotto quella maschera in lattice con le fattezze di Conte, “Tutto il mondo ci sta a guardare”, ma vaffanculo, corri.