La musica al tempo del Coronavirus

Se è vero che la musica è un patrimonio culturale e sociale, bisogna ricordarsi che è fatta da donne e uomini in carne ed ossa che meritano maggiore sostegno, forme di assistenza e pensioni più decorose


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Il “click day” per il sussidio Inps ci ha riportati con i piedi per terra. Dopo settimane di appelli edificanti, incoraggiamenti e tormentoni un po’ inappropriati (come quello che recita “andrà tutto bene” laddove è invece evidente il danno terribile di questa epidemia a tutti i livelli ), abbiamo l’immagine del disastro economico e sociale. Milioni di persone affollano il sistema telematico per ricevere un contributo che può rappresentare la sopravvivenza, e fra queste ci sono anche tanti musicisti, cantanti e lavoratori dello spettacolo. Vale la pena ricordarlo perché mai come in questa occasione – l’emergenza epidemia – la musica è stata protagonista della vita sociale, con i concerti in streaming, i contributi musicali in rete, l’offerta di canzoni, di musica classica, ritmi e melodie di ogni genere per dare conforto e speranza alle persone.

La comunità dei musicisti ha risposto all’appello e ha messo in campo tutta la sensibilità e il talento di cui è capace, cercando di “medicare le ferite” in questo brutto momento della nostra storia. Viene tuttavia anche per i musicisti il momento della speranza e richiesta  di un sussidio , e subito dopo la certezza che solo  pochi,  tra incomprensibili limitazioni e avvilenti burocrazie, possono accedere ad una cifra minima. Arriva il momento in cui si fanno i conti con la vita quotidiana, con le necessità pratiche, con il problema del sostentamento.

Sappiamo tante cose sulla crisi del commercio, del turismo, della ristorazione, dell’industria manifatturiera, ma poco ci raccontano sulla cancellazione dei concerti, dei concorsi, delle rassegne musicali, sul blocco delle accademie, della didattica musicale, sulla chiusura di tutti i locali dove cantanti e strumentisti si guadagnano da vivere, sugli studi di registrazione fermi etc… Il mondo musicale è popolato da star, icone e personaggi che hanno visibilità e una buona situazione economica, ma è fatto soprattutto di professionisti, compositori, arrangiatori, turnisti, tecnici del suono che sono l’anima dell’industria musicale, e che soffrono una crisi imprevista e spietata.

Se è vero che la musica è un patrimonio culturale e sociale, che è qualcosa di miracoloso per l’animo, bisogna ricordarsi – oggi e ancor più nel prossimo futuro quando il Paese riprenderà a camminare – che la musica è fatta da donne e uomini in carne ed ossa, che hanno bollette da pagare e famiglie da mantenere, che meritano maggiore sostegno, forme di assistenza e pensioni più decorose. I musicisti sanno volare un po’ come gli angeli, ma le ali sono fatte di piume, e sono più fragili di quanto la gente possa immaginare.