Dardust vs Red Ronnie | Speciale Needle

Dardust è uno dei personaggi più interessanti del mondo musicale italiano di oggi. Autore, produttore e artista lui stesso


INTERAZIONI: 800

Ritengo Dario Faini, in arte Dardust, il personaggio più interessante nel mondo musicale italiano di oggi.

Autore, produttore e artista lui stesso. Ha appena pubblicato l’album “Storm & Drugs” da cui ha tratto uno spettacolo davvero unico. Ho visto e recensito la data zero al TPO di Bologna. Trovi l’articolo e il video che ho girato a questo link

Ho approfittato del fatto che lunedì 2 marzo Dardust sarebbe venuto la sera nella diretta del Barone Rosso per chiedergli di arrivare il primo pomeriggio, portare alcuni vinili che per lui sono importanti e ascoltarli insieme a quelli che ritenevo potessero piacergli e che magari non conosceva.

Abbiamo passato più di due ore nel Vinyl Studio a raccontarci di musica ascoltando tantissimi dischi.

Trovi la versione integrale su

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Qui ho pubblicato solo la prima parte, anche se dura quasi 40 minuti.

Questo contest di vinili inizia con Dardust che ha propone gli Underworld e io replico facendogli ascoltare i Freur, così si chiamavano gli Underworld all’inizio. Immediatamente lui sceglie di mettere i Chemical Brothers, “Exit Planet Dust”, dicendo che il suo nome Dardust deriva anche dal titolo di questo album.

A questo punto io propongo i Kraftwerk, raccontando di “Robots” e mixandolo con “Trans Europe Express”.

Dario sceglie di mettere “Birth of creatione” di The Comet is Coming.

A questo punto io lo faccio entrare nel mondo dei Tangerine Dream e del loro leader Edgar Froese, nomi di cui Dario aveva sentito parlare ma non aveva mai sentito. Così gli mixo “Phaedra” con “Aqua” di Froese.

Dardust mi fa conoscere Nils Frahm, pianista della nuova scena neo classica berlinese, con “Says”.

Poi entriamo nel mondo dei Pink Floyd. Io gli propongo “Interstellar overdrive”, dal primo album, mixato con “Set the controls for the hearth of the sun” dal secondo “A sacerful of secrets”. Gli racconto anche di quando vidi dal vivo i Pink Floyd nel 1973 con i gomiti appoggiati sul palco e rubai la bacchetta con la punta ricoperta do cotone rotondo mentre Roger Waters la usava per colpire un grande gong.

Dario chiede di ascoltare “On the run” dal classico “Dark side of the moon”.

Dardust prende il disco di John Hopkins, allievo di Brian Eno. Sceglie di ascoltare “Open eye signal”, ma abbiamo difficoltà a trovare il brano perché le etichette sul vinile sono sbagliate.

… qui termina la 1° parte di questo incontro tra vinili tra me e Dardust. L’ulteriore ora e mezza la trovi su www.redronnie.tv

A questo punto porto Dario nel misterioso mondo dei Residents, che nessuno sa chi siano, anche se io credo di aver intervistato il loro leader. I Residents hanno fatto dischi stranissimi, inventato il logo della testa a forma di occhio. Gli faccio ascoltare qualcosa da “Meet the Residents”, poi scelgo “The third reich’n’roll”.

Dal loro album più famoso “Eskimo” preferisco fargli ascoltare una versione rimixata “Diskomono”. Metto anche un brano dell’esperimento che fecero nel “Commercial album”, dove i brani duravano esattamente 1 minuto ed erano concepiti come colonne sonore per improbabili spot pubblicitari.

Dario mi porta nuovamente in terreni per me inesplorati con “Gosh” di Jamie XX.

A questo punto gli racconto dei DEVO, che da Akron hanno influenzato tutta la scena new wave. Dal loro primo album, che Dardust mi fa notare è stato prodotto da Brian Eno (non me lo ricordavo più) gli faccio sentire “Uncontrollabre urge” e una particolarissima versione della “Satisfaction” dei Rolling Stones. Poi metto “Jocko Homo”, dove cantano il riff che dà il titolo all’album: “Are we not man? We are Devo!”.

Dario mi chiede di scegliere una cosa rarefatta per passare ai dischi che mi vuole proporre. Così metto l’album “In den garten pharaos” dei Popol Vuh.

Dardust mette la pietra miliare dei Sigur Ros: “Agaetis byriun”, definita la musica degli angeli, in una lingua inventata.

Io gli propongo “Ready steady go” degli Ash Ra Tempel con alla voce Rosi. La usai come sigla in uno dei miei programmi radio alla fine degli anni ’70. Poi gli faccio ascoltare la voce graffiante di Timothy Leary, profeta dell’acido lisergico, assieme agli Ash Ra Tempel.

A questo punto Dario sceglie la scena urban e propone Kendrick Lamar nel brano con gli U2 dall’album “Damn”. Lamar è stato il primo artista di rap a vincere il Pulitzer. Allora faccio sentire a Dario il primo rap della storia, inventato da Jimi Hendrix che nel 1969 ha messo la musica sulla poesia di Lightnin’ Rod, fondatore dei Last Poets.

Dario sceglie “Astroworld” del rapper Travis Scott, la cui splendida copertina è stata realizzata dal fotografo David LaChapelle. Il brano che suona è “R.I.P. screw”. Segue l’artista islandese Olafur Arnalds con l’EP “Living room songs” da cui Dario fa ascoltare “Near light”.

Io gli racconto della mia fanzine, il cui ultimo numero era in realtà un doppio album con le ultime registrazioni dei Throbbing Gristle di “Missioni s terminated”  e nell’altro album una compilation di artisti new wave che gravitavano attorno al Bologna Rock. Gli faccio sentire un mix tra Carmelo Bene e i primi Rats, con Claudia Lloyd alla voce. Poi metto “Subhuman” dei Throbbing Gristle, che io facevo sentire anche nelle mie serate come DJ allo Small di Pieve di Cento.

A questo punto mi concedo una pausa da elettronica, rap, modulatori e synt perché sento il bisogno del suono di una chitarra elettrica distorta, Così metto “Downer” di Randy California e, con mi grande sopresa, Dardust usa shazam per memorizzarlo perché gli piace. Così gli faccio ascoltare “Taurus” degli Spirit, il gruppo di Randy California, che i Led Zeppelin plagiarono per fare “Stairway to heaven”. Poi gli metto “Fresh garbage”, da cui ha copiato Pink.

Dario vuole ascoltare il classico “This is not America” di David Bowie e Pat Metheney” e “Life in Tokyo” dei Japan, primo gruppo di David Sylvian.

Mi chiede anche i Depeche Mode e gli racconto del produttore Daniel Miller, creatore della Mute Records, che conoscevo quando pubblicò il loro primo album. Prendo tutti i vinili che ho dei Depeche e Dario sceglie di ascoltare “Walking in my shoes”.

A questo punto lui mi stupisce prendendo “Oltre” di Claudio Baglioni, album che lui apprezzò moltissimo, Ma il vinile non si posa sul piatto.

Molto meglio terminare col primo album in vinile di Darsust, “7”, registrato a Berlino, mentre i due successivi li ha registrati in Islanda e poi a Edinburgo.

Con la “Sunset on M.” di Dardust termina il nostro viaggio tra i vinili che amiamo…. Il primo, perché ne faremo sicuramente altri.

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