Il calcio italiano è malato. Ma non di Coronavirus. Anche in queste ore prevalgono favoritismi ed interessi di parte.
Il calcio non è semplicemente uno sport. Rappresenta una delle principali aziende del paese per fatturato. E’ certamente la più importante per attenzione mediatica ed emotiva. Il calcio sarebbe un patrimonio da preservare, invece il Coronavirus l’ha messo in ginocchio.
Il morbo sta evidenziando ancora una volta l’incapacità dei dirigenti del calcio di garantire un regolare svolgimento della competizione. Il pasticcio dei calendari di queste ore è devastante in un coacervo infernale di rinvii annunciati, porte chiuse o socchiuse, trasferte autorizzate o forse no.
Lo Stadium di Torino è l’esempio eclatante dei danni prodotti dal Coronavirus: si blocca la disputa di Juve Inter ( Serie A ) e si autorizza lo svolgimento di tre giorni dopo di Juve Milan ( Coppa Italia) ma solo con i tifosi residenti in Piemonte.
Una follia senza nessun fondamento scientifico che si trasforma in un enorme vantaggio per la Juventus e per l’Inter le quali provano a capitalizzare persino il Coronavirus a loro utile.
La Juve dopo il ko di Lione barcolla, tirare il fiato evitando il big match è un sospiro di sollievo che può aiutare a mettersi la crisi alle spalle. L’Inter affronterà il ritorno di Coppa Italia contro il Napoli giovedì avendo goduto di una settimana di riposo a differenza degli azzurri che hanno battuto sabato il Torino al cospetto anche di tifosi giunti dal Piemonte. Così come fino a Lecce sono arrivati i sostenitori lombardi dell’Atalanta.
Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia italiana: turismo, food, moda, arredamento accusano pesantemente il colpo. Il calcio avrebbe potuto sostenere la ripresa del paese. Ed invece gli sta piazzando un colpo mortale.
Speriamo che i responsabili se ne rendano conto e correggano le decisioni sbagliate restituendo regolarità al torneo e serenità ai tifosi ed all’Italia.