BoB, Best Of Barone: dopo aver ascoltato le Ginger Bender da Red Ronnie avremo sempre fame di loro

La loro chitarra può diventare una clave, un marimba o un generatore di rumori


INTERAZIONI: 1177

Due chitarre che diventano un’orchestra: nella clip BoB Best Of Barone di oggi scopriamo le Ginger Bender, ospiti della puntata del 3 febbraio del Barone Rosso. Lo show di Red Ronnie con Optimagazine come media partner si tinge di rosa di tanto in tanto e a questo giro ci ha fatto conoscere una delle realtà più interessanti del cantautorato femminile.

Alessandra Di Toma e Jeanne Hadley vengono da Milano e non si presentano come il classico progetto indie con testi ermetici che fingono la poesia per accostare vocaboli attinti dal registro aulico e slang metropolitano nella finta intenzione di dialogare con l’ascoltatore. Le Ginger Bender provengono dalla scuola jazz declinata con le percussioni africane.

Otello è il brano con il quale aprono l’esibizione. Il testo racconta il femminicidio dal punto di vista dell’uomo carnefice e il duo dà grande prova della sua creatività dai primi apporti sonori: la chitarra muta diventa una clave, si registra la sequenza e la si invia alla loop station. Poi diventa una cassa, anch’essa mandata alla loopstation e poi un rullante. Stesso effetto. In pochi secondi la chitarra si trasforma nella percussione che poi accoglie gli accordi in levare.

L’altra chitarra passa per l’octaver e diventa un basso intenso pronto ad accogliere un testo profondo e viscerale: “Le mani mie forti così non le conosco: t’afferro e stringo, quanto ti amo, è vero!”. No, non basta. Ora le chitarre emettono rumori distorti in delay, come il flusso del sangue che perde pressione per accogliere la morte.

“Hai capito che tipe?” chiede fieramente Grazia Di Michele a Red Ronnie, felice di averle invitate in apertura all’ultima data del tour insieme a Mariella Nava e Rossana Casale. La stessa Di Michele chiede loro di eseguire Cumbia Nera. La Cumbia è un canto nato in Colombia e come il gospel e il blues definisce una situazione drammatica. Specialmente, la cumbia è quella fusione tra la musica spagnola dei conquistadores e i tamburi africani degli schiavi.

Cumbia Nera è un invito a “noi bianchi occidentali” a fare un mea culpa, un testo nato su ispirazione del film di Spike Lee su Malcolm X in cui si discute il vero significato delle parole “bianco” e “nero”. Sul vocabolario, come si riflette nel film, troviamo che “bianco” è tutto ciò che è purezza e candore, mentre al “nero” si accosta tutto ciò che è negativo. Questa è la prova evidente del fatto che la storia è sempre stata scritta dall’uomo bianco, conquistatore e depredatore.

Un po’ cumbia – appunto – e un po’ tango, Cumbia Nera traccia il percorso semantico del lessico occidentale, ma tutto deve fermarsi quando quella chitarra muta e pizzicata diventa un marimba, con uno stile che abbiamo incontrato anche nel progetto I Hate My Village di Alberto Ferrari dei Verdena e Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion. Quando però la chitarra ritorna distorta e solista abbiamo di fronte Carlos Santana, ma non è esatto: le Ginger Bender sono il sincretismo perfetto tra jazz, rock e world music.

Di seguito la nuova clip del BoB, Best Of Barone con le Ginger Bender.

Per vedere tutte le puntate del Best of Barone clicca qui oppure visita la playlist ufficiale su YouTube.