Lo scopriremo solo vivendo.
Dici questa frase, chiusa del ritornello di una delle canzoni più popolari di Lucio Battisti, Con Il Nastro Rosa, e di conseguenza di una delle canzoni più popolari italiane di tutte, e non hai neanche bisogno di aggiungere altro. Un verso, scritto per la cronaca da Mogol, che è diventato una sorta di manifesto all’esistenzialismo venato di fatalismo tipico di chi non sa, non può sapere, non vuole sapere quel che il destino ci ha riservato, in amore come più semplicemente nella vita di tutti i giorni. Un verso che ha superato decisamente la popolarità della canzone da cui è tratto, e volendo anche dell’autore della canzone e del verso in questione, perché oggi quella frase, “lo scopriremo solo vivendo”, la sentiamo citata anche in contesti in cui la canzone non c’entrerebbe proprio, come un modo di dire divenuto consueto, familiare, quotidiano. Un modo anche un po’ spiccio per chiudere certe discussioni che non sanno o non possono arrivare a una conclusione certa. Lo scopriremo solo vivendo, e via, passiamo oltre.
Con Il Nastro Rosa compie nel 2020 quarant’anni, e a parte questa intuizione, geniale, è una canzone che sia nella scrittura che nei suoni è attualissima, come gran parte della produzione del Battisti ultima fase con Mogol, quello con Panella no, è decisamente ancora troppo avanti. Quarant’anni e non sentirli, potrei aggiungere, tanto per banalizzare queste frasi che, appunto, sono entrate nell’immaginario collettivo.
La canzone in questione, contenuta in quel Una Giornata Uggiosa che sanciva, appunto, la fine del sodalizio tra il cantautore di Boggio Bustone e il paroliere di via Casoretto, partiva già bene, con versi a loro volta entrati nell’immaginario collettivo: “Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato, quando già credevo d’esserci riuscito, son caduto”. Parole potentissime, evocative, poetiche. Le senti e capisci subito che quell’immagine così vivida, quasi cinematografica, è al tempo stesso concreta e metaforica, non ci vuole certo un linguista a spiegarcelo, pur rimanendo saldamente ancorata alla terra, alla natura (nello stesso album il tema ambientalista è ben presente, ma in questo la coppia ha sempre avuto una particolare attenzione, si pensi non fosse altro al famoso viaggio a cavallo compiuto dai due giusto dieci anni prima, dalla Cascina Longora di Carpiano, nei pressi di Milano, fino a Roma).
Inseguendo una libellula in un prato.
Ecco, non voglio passare per il Pasolini che parla delle lucciole, non ne ho la potenza poetica, e già il solo sottolinearlo da me fa ridere, ma non ne ho neanche l’intenzione, figuriamoci, ma io ho ben presente cosa sia una libellula, non così, credo, per buona parte dei giovani lettori. Esattamente un discorso simile lo si potrebbe improntare riguardo le lucciole, in effetti. So cosa sono le libellule perché, usava così quando ero piccolo, e anche quando ero giovane, ho passato del lungo tempo in mezzo alla natura, e le libellule, Battisti o non Battisti erano assai presenti in natura, specie in quei posti in cui, oltre i prati, presentavano anche corsi d’acqua o ancora meglio acqua stagnante. Col che non voglio manifestare una mia conoscenza delle abitudini e dei costumi delle libellule, magari era solo una casualità. Casualità che, ripetuta, fa anche statistica, ma senza con questo volermi dare una credibilità scientifica che non ho, e che ho anche meno di quella poetica.
Delle libellule però so qualcosa, e se nello specifico uso il femminile non è solo perché l’insetto in sé lo pretende, non si dice i libelluli per i maschi e le libellule per le femmine, ma perché proprio ora andrò a parlarvi delle libellule femmine, o delle femmine delle libellule, fate voi.
Ho letto recentemente una usanza delle libellule femmine che mi ha molto colpito. Spero di non doverlo più ripetere, ma forse stavolta è ancora necessario, non sono particolarmente interessato al mondo degli animali. Neanche a quello degli umani, a dirla tutta, ma scrivendo di musica mi capita di doverlo affrontare. Per quello che riguarda il mondo degli animali, invece, è stata inizialmente una scelta, nel momento in cui, dovendo parlare dell’uscita di un disco che mi sembrava molto irrilevante, e che in effetti molto irrilevante si è dimostrato, Dediche e Manie di Biagio Antonacci, mi sono lasciato andare a tutto un racconto su una mia allora recente scoperta, cioè che i cavalli affogano imbarcando acqua non dalla bocca ma dal culo. La cosa, il fatto cioè che io abbia usato questo fatto per parlare dell’uscita di un album irrilevante, non ha mancato di colpire l’immaginario dei lettori e degli addetti ai lavori, al punto che quell’album è da quel momento diventato Il cavallo che affoga dal culo, tanto quanto, per dire, Fabrizio De Andrè, album omonimo del cantautore genovese, è diventato L’indiano in virtù dell’immagine di un pellerossa che campeggiava in copertina. Non solo, da allora, sono passati credo tre anni buoni, è raro che mi capiti di conoscere un nuovo artista o di incontrare un qualche addetto ai lavori che non ho ancora conosciuto che non finisca per citarmi quell’articolo, è proprio il caso di dirlo, un mio cavallo di battaglia. Da quel momento, per ragioni che da una parte non fatico a comprendere, ma che confesso a volte mi mettono in un certo imbarazzo, non faccio che ricevere segnalazioni di documentari, video, articoli e anche libri che abbiano come argomento un qualche comportamento bizzarro di un qualche animale. Giuro, ma so che non faticherete a credermi, mi è anche stato proposto da qualche editore di scrivere una sorta di bestiario musicale, anche perché, e qui magari ho anche io delle colpe, nel tempo ho usato un certo numero di queste storie bizzarre per provare a raccontare, a raccontarvi, la bizzarria di dover scrivere di album che, in un mondo normale, magari un po’ più dominato dal darwinismo, non sarebbero neanche arrivati alla fase di pre-produzione. Come dire, piuttosto che dedicare parole e pensieri a musica di merda è meglio dedicarla a animali o situazioni che quantomeno ci danno agio di scrivere qualcosa di interessante, di divertente, di non conosciuto.
Torno quindi alle libellule, e nello specifico alle libellule femmine. Ho letto recentemente che le libellule femmine hanno un serio problema con le libellule maschio. Da quel che, guardando quei documentari e leggendo quegli articoli mi è parso di capire, a dire il vero, credo che problemi tra animali femmine e animali maschi siano all’ordine del giorno in quasi tutte le specie, uomini inclusi. Forse fanno eccezione i bonomo, non a caso assurti a fama planetaria proprio per quel loro vivere felici e contenti. Comunque, che succede alle libellule femmine? Semplice, nel momento dell’accoppiamento, che capita, vado a memoria, ogni tot mesi, le femmine delle libellule tendono come molti animali a andare in calore, cioè rendono facilmente manifesta la loro condizione di insetti predisposti alla procreazione. Questo fa sì, ma anche qui non dico nulla di strano, che i maschi le vadano cercando con un certo entusiasmo, in questo non diversi da tutti gli altri animali, o quasi. Succede però che l’organo riproduttivo della libellula maschio sia, così diceva l’articolo che ho letto, spinoso. Non in senso metaforico, intendiamoci, ma in senso letterale, fisico. Avere a che fare con un organo genitale spinoso, immagino, non deve essere un bagno di salute, o quantomeno non deve essere piacevolissimo, ma qui mi sto lasciando andare a libere interpretazioni. So che esistono dildo a forma di Donald Trump, immagino che un cazzetto di libellula dotato di spine possa pure essere passabile. Così non deve però pensarla la libellula femmina, che in effetti è tarata sulle dimensioni del piccolo fallo spinoso, perché l’articolo che ho letto racconta appunto questo bizzarro modo di affrontare la faccenda. Allora, dato per assodato che la natura preveda che ci si riproduca, quindi passi il doversi accoppiare con maschi che rendano il tutto poco piacevole, suppongo che a riguardo ci sono parecchie umane che potrebbero dire la loro, e non fosse solo questa la faccenda c’è pure il dolore del parto e tutto il resto a non rendere il tutto una passeggiata, quindi, dato per assodato che la natura preveda che ci si riproduca, la libellula femmina tende a mettersi subito a disposizione del primo maschio che capita, nel momento in cui va in calore. Non so se conosca tecniche per rendere la cosa più piacevole, o se ne conosca altre per rendere l’accoppiamento più veloce, l’articolo non era così scientifico, ma di fatto la libellula femmina si accoppia e porta a casa la gravidanza desiderata, sempre che si chiami gravidanza anche quella delle libellule. Fin qui, quindi, tutto regolare, la natura vince. Succede però che i maschi non siano avvisati in alcun modo dell’avvenuto accoppiamento, o che, se ne vengono in qualche modo a conoscenza, anche su questo l’articolo era vago, se ne freghino. Per cui la povera libellula deve passare ore, immagino forse addirittura giorni, a schivare maschi infoiati che vogliono accoppiarsi, lì coi loro cazzetti spinosi. Una brutta situazione, immagino. Su come gli scienziati sappiano tutte queste cose, lo confesso, non ho certezze. E già l’idea che ci sia qualcuno che nella vita viene pagato per sapere che l’organo riproduttivo maschile delle libellule è spinoso mi sembra una cosa meravigliosa. Di fatto l’articolo spiegava che, una volta accoppiatasi la libellula comincia una sorta di calvario. Non essendo infatti il maschio che l’ha accoppiata il suo compagno, nel senso che le libellule non hanno una vita matrimoniale o di coppia, ma si riproducono così, chi capita capita, ecco che la povera libellula femmina deve cercare un modo per salvarsi dai ripetuti attacchi sessuali da parte degli altri maschi. L’articolo, giuro, parla di stupro, immagino in assenza di altre parole più scientificamente idonee. Siccome però scappare è piuttosto complicato, perché se Battisti, o Mogol, vai a capire chi dei due era il protagonista di Con Il Nastro Rosa, ben ci ha insegnato che inseguire una libellula in un prato è sì facile, prenderla meno, ma un conto è un uomo che insegue una libellula, un contro una libellula che insegue una libellula, ecco che la libellula femmina, forse guardando a sua volta documentari su animali, in modo particolare quello sui predatori o sugli animali che sono prede dei predatori, ha nel tempo ideato uno stratagemma che si è rivelato vincente. Questo. La libellula femmina è lì che corre su un prato, come nel brano di cui sopra, inseguita però da una libellula maschio, incurante che lei sia già stata ingravidata, e col suo cazzetto spinoso pronto a ferirla, a stuprarla. Cosa fa a questo punto la libellula femmina, come da tradizione cade a terra, di colpo, fingendosi morta. La libellula maschio frena, scende, la studia, ci gira un po’ intorno poi, non essendo suppongo necrofila, se ne va. Sul perché un insetto, o anche un predatore, abbocchi a questa cazzata del fingersi morto, onestamente, mi sono a lungo interrogato, e se dico a lungo è perché, in fondo, evidentemente ho un sacco di tempo da perdere, ma di fatto far finta di essere morti funziona, perché alcune prede si salvano e perché le libellule femmine sanno che così facendo non dovranno accontentare maschi eccitati e spinosi.
Ora, non sono un animale. Immaginatemi mentre lo dico con la stessa voce stentata del protagonista di Elephant Man, lì, mentre la folla lo insegue nei pressi della stazione dove, involontariamente, ha fatto cadere una bambina. Non sono un animale, anche se da noi è stato tradotto, pragmaticamente, in un più esplicito “Non sono un mostro”. O pensatelo detto con la voce lieve e soave di Diodato, io non sono un animale e tu non sei un’anima, tanto per parafrasare l’incipit del sul Fai Rumore. Decidete voi.
Sta di fatto che non sono un animale, quindi non devo fingere di essere morto perché non ho prede che vogliano divorarmi, dopo aver giocato con me, né maschi che vogliono deflorarmi coi loro cazzetti spinosi. Anzi, se proprio dovessi dirla tutta per com’è, se fossimo nel campo degli animali, e se non lo so io che ormai sono diventato una sorta di mix tra Piero Angela e Licia Colò, sempre qui a parlare di zebre che si mangiano le palle per liberarle da spermatozoi in eccesso, o wombati che cagano merda con forme geometriche strane, chi mai potrebbe saperlo?, se proprio dovessi dirla per com’è, andando a pescare per una volta autobiograficamente nel mondo degli animali è più con un predatore che mi racconterei che con una preda, lasciando decisamente da parte maschi e femmine, terreno spinoso come il cazzetto di una libellula. Un predatore, o quantomeno un animale solitario, che coi predatori ci gioca, a sua volta, incurante del loro essere più grossi e cattivi, mica ho scelto come nome del mio sito il tasso del miele.
Non sono un animale, quindi, né un insetto intimorito all’idea di accoppiarsi, ma se penso che tempo un paio di settimane ci toccherà star qui a disquisire di Francesca Michielin e del suo nuovo album, del suo essere una polistrumentista in virtù del fatto che sa suonare La Canzone Del Sole con la chitarra, che tanto manco c’è il barré, e che col cembalo tiene il tempo, sempre che non sia un ritmo troppo complicato, se penso che tempo un paio di settimane ci toccherà dire di quanto Francesca Michielin sia sempre disposta a rimettersi in gioco, vedendo in questa sua totale assenza di riconoscibilità e di personalità un qualche misterioso pregio più che un limite incolmabile, se penso che tempo un paio di settimane ci toccherà dire che Francesca Michielin è un’altra artista uscita dal talent che ce l’ha fatta, e non importa che non ci siano numeri rilevanti discograficamente parlando, né numeri rilevanti per quel che riguarda i concerti, basta dirselo a voce alta e crederci, come quando prendi i Fiori di Bach o ti curi con l’omepoatia. Ecco, se penso a tutto questo, l’unica reazione possibile è cadere a terra, fingersi morto e sperare che non ci sia nei pressi uno di quei blogghettari giovani e effimeri pronti a mettere i cuoricini ai suoi post nella speranza che il loro ufficio stampa, la temibilissima Dalia Gaberscik, prima o poi li inserisca nel suo cerchio magico in compagnia dei Pool Guys, un posto in prima fila alle conferenze garantito d’ufficio e una intervista esclusiva fatta in quel ristorante che prepara il sushi sul momento, ecco, se penso a tutto questo, l’unica reazione possibile è cadere a terra, fingersi morto e sperare che non ci sia nei pressi uno di quei blogghettari giovani e effimeri pronti a banchettare con me. Già stiamo vivendo un periodo sufficientemente catastrofico, vi prego, abbiate almeno pietà di un cinquantenne che tira avanti facendo la libellula.
Un artista non si giudica per quello che vende.
Forse perché le sue canzoni sono belle e se non le capite problemi vostri.
Se leggo delle cose non vere e ho la possibilità di confutarle, non sto con le mani in mano.
Come si fa a dimostrare una teoria senza avere dati concreti da utlizzare? Utilizziamo la carta della minaccia, la carta della querela. Forse funziona. Forse no. Michele, aspetta e spera.
P.P.S. Sono più giovane di te, ma anche io ho lavoro. Nella mia azienda se un dipendente ha una teoria, ma non ci sono elementi concreti a suo favore, la sua credibilità è nulla. Mi pare di capire che funzioni così nel mondo del lavoro. Perché la Sony dovrebbe rinnovare il contratto alla Michielin se non vende nulla? È vero, ti ho già fatto questa domanda e non ho ricevuto risposta. Peccato. Forse c’è una remota ipotesi che Francesca porti soldi alla sua casa discografica. Chi lo sa se non proprio l’azienda che produce i suoi album da 9 anni?
Caro Stefano Bigi, quindi dopo avermi dato del bugiardo e del creatore di fake news ora mi dai del poco credibile. Bene. Non so che lavoro tu faccia, ma nel mondo della comunicazione non funziona così. Se dici pubblicamente qualcosa ne rispondi. Quindi ora la smetto è passo la palla a chi di dovere. Ormai è tardi. Ci si vede in qualche tribunale.
Dato che hai nominato altri cantanti ti fornisco qualche dato a livello di certificazione:
Licitra: n.d.
Gio Sada: 25.000 copie [25.000 copie singoli]
Aram Quartet: n.d.
Soul System: 25.000 copie [25.000 copie singoli]
Ora invece ti mostro i dati di Francesca:
Francesca Michielin 985.000 copie [50.000 copie album + 935.000 copie singoli]
Ora, a rigor di logica, mi chiedo come tu faccia a metterli sullo stesso piano.
Davvero, non capisco, quindi per favore aiutami a capire.
Questa è la lista aggiornata al 2019 degli artisti ex-talent che hanno venduto di più:
Marco Mengoni 2.635.000 copie [945.000 copie album + 1.690.000 copie singoli]
Alessandra Amoroso 1.780.000 copie [710.000 copie album + 1.070.000 copie singoli]
Emma 1.510.000 copie [805.000 copie album + 705.000 copie singoli]
Giusy Ferreri 1.110.000 copie [60.000 copie album + 1.050.000 copie singoli]
Francesca Michielin 985.000 copie [50.000 copie album + 935.000 copie singoli]
Maneskin 825.000 copie [150.000 copie album + 675.000 copie singoli]
Annalisa 695.000 copie [85.000 copie album + 610.000 copie singoli]
Lorenzo Fragola 685.000 copie [50.000 copie album + 635.000 copie singoli]
Irama 675.000 copie [150.000 copie album + 525.000 copie singoli]
The Kolors 525.000 copie [200.000 copie album + 325.000 copie singoli]
Il Volo 510.000 copie [410.000 copie album + 100.000 copie singoli]
Mahmood 500.000 copie [25.000 copie album + 475.000 copie singoli]
Riki 425.000 copie [250.000 copie album + 175.000 copie singoli]
Noemi 415.000 copie [130.000 copie album + 285.000 copie singoli]
Elodie 350.000 copie [25.000 copie album + 325.000 copie singoli]
Federica Carta 325.000 copie [50.000 copie album + 275.000 copie singoli]
Chiara Galiazzo 300.000 copie [30.000 copie album + 270.000 copie singoli]
Michele Bravi 265.000 copie [25.000 copie album + 240.000 copie singoli]
Briga 250.000 copie [50.000 copie album + 200.000 copie singoli]
Alessio Bernabei 240.000 copie [175.000 copie album + 65.000 copie singoli]
Per curiosità, se per te Francesca non ce l’ha fatta, cosa mi dici di quelli che le stanno dietro?
Spiegami, perché mi incuriosisce, sommi i singoli con gli album? Poi, paragoni album e singoli del periodo in cui erano fisici con quelli in cui i singoli sono solo in streaming? Ma di che parli? Altra cosa, pensi che esordire giovane rende la tua carriera più valorosa? Perché continui a sottolineare età che con le vendite nulla hanno a che fare. Comunque, ripeto, già che sommi album e singoli facendo il totale dimostri quanto capisci di discografia.
Michele, non sono io che sommo singoli e album. Mi baso su delle fonti. Hai presente quelle che dovrebbe usare un giornalista per scrivere un articolo?
Eccone una:
https://recensiamomusica.com/chi-sono-i-50-artisti-ex-talent-che-hanno-venduto-di-piu-negli-ultimi-10-anni/
Questi dati non possono essere cambiati. Sono così, prima li accetti meglio è.
Ci sono altri articoli similari:
https://www.google.it/amp/s/www.bitchyf.it/cantanti-talent-venduto-di-piu-classifica/amp/
https://www.google.it/amp/s/www.rnbjunk.com/talent-show-italiani-classifica-cantanti-vendite/amp/
https://www.google.it/amp/s/www.allmusicitalia.it/news/classifica-vendite-artisti-talent-show-novembre-2019.html%3famp
Io sto esponendo la mie tesi con delle prove. Se tu hai dei dati che non conosco, per favore, aggiornami.
Esordire giovane non vuol dire avere una carriera più valorosa. Ho solo scritto che all’età di 24 anni Mengoni, Giusy Ferreri, Alessandra ed Emma hanno venduto meno di Francesca. Anche questo è un dato oggettivo.
Credo che l’età di un artista influenzi eccome le vendite. Più sei adulto più hai probabilità di aver venduto di più. Giusy Ferreri ha 40 anni e ci sta che ha venduto più di Francesca che ha 15 anni in meno.
Vedo che non hai risposto al paragone che tu stesso hai fatto fra Francesca e Gio Sada, Soul System ecc. Forse ti sei accorto che non sussiste.
A me sta bene che non ti piace Francesca. Ognuno ha i suoi gusti e il mondo è bello perché vario; però scrivere che non vende è una fake news.
Devi sapere una cosa di me, Michele. Sono allergico alle fake news.
Il primo disco di Francesca si è avvalso della supervisione artistica di Elisa, che ha scritto inoltre il suo primo singolo, Distratto.
Credo che su questo punto siamo entrambi d’accordo: Elisa ne capisce più di me di musica. Fai uno sforzo e prova a chiederti cosa ci ha visto in lei.
Io nel panorama italiano trovo unica Francesca perché è una cantautrice e polistrumentista. Se ci sono dei suoi coetanei con lo stesso curriculum, cortesemente, illuminami.
Dovresti citare fonti autorevoli. E nessuna fonte autorevole potrebbe mai sommare singoli e album. Sarebbe come dire che sommi goal e punti per capire chi ha vinto il campionato di calcio. Non funziona così.
Tu ritieni che Elisa sia credibile. E evidentemente non lo ritieni di me. Libero di farlo. Ma se usi questi metodi sei poco credibile tu.
Michele, io sto attendendo con ansia le tue fonti. Sei un giornalista, quindi figurati se non ti sei basato su qualche dato per scrivere questo pezzo.
I dati che io ho riportato sono oggettivi.
Provo a spiegarteli.
Francesca Michielin ha venduto in totale 985.000 copie, di cui 50.000 copie album e 935.000 copie singoli.
Se preferisci non li sommiamo. Francesca in ogni caso ha venduto 50.000 copie album e 935.000 copie singoli.
Io trovo il tuo articolo scritto bene. Sui contenuti mi trovo in disaccordo. Un’artista può piacere o meno, ma questo è soggettivo.
Il problema è che in alcuni punti e nei commenti sembra scritto da un “hater”.
Ho voluto tirare in ballo Elisa perché a differenza mia è nel mondo della musica da più di vent’anni.
Non voglio farti cambiare idea su Francesca, ma sto cercando di farti notare che in alcuni punti, nonostante l’evidenza, non sei oggettivo.
Se vuoi te li elenco di nuovo:
– il paragone tra Francesca e Gio Sada, Soul System non sussiste. I dati discografici lo confermano. Naturalmente se hai altri dati, sei libero di mostrarmeli.
– “totale assenza di riconoscibilità e di personalità” Francesca a 16 anni ha vinto XFactor, è arrivata seconda a Sanremo, ha partecipato all’Eurovision, ha venduto 50.000 copie album e 935.000 copie singoli. Stento a credere che una ragazza di 24 anni priva di riconoscibilità e personalità possa arrivare a questi risultati.
– “non ci siano numeri rilevanti discograficamente parlando” Non credo che debba di nuovo dare dei numeri a livello discografico
– La sua prima tournée ufficiale, intitolata “Nice to meet you”, è stata un’autobiografia musicale itinerante in cui si è esibita da sola sul palco suonando cinque strumenti (pianoforte, tc helicon, basso, chitarra e timpano). Attualmente sta studiando al conservatorio. Francesca è pluristrumentista e non saprei come altro definirla
Ritieni Francesca una degli artisti usciti da un talent che non ce l’ha fatto. Secondo te, chi è riuscito in questa impresa?
All’età di sedici anni Francesca ha vinto la quinta edizione X Factor.
Si è classificata seconda al Festival di Sanremo 2016 ed ha rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest 2016.
Discografia
Album in studio
di20: oro
2640: oro
Singoli
Distratto: multiplatino
Sola: oro
L’amore esiste: platino (2)
Battito di ciglia: oro
Nessun grado di separazione: platino (2)
Un cuore in due: oro
Vulcano: platino
Io non abito al mare: platino
Cigno nero: platino (2)
Magnifico: platino (6)
Fotografia: Platino (3)
Nella classifica dei 20 cantanti dei talent che hanno venduto di più, Francesca si piazza alla quinta posizione dietro a Marco Mengoni, Giusy Ferreri, Alessandra Amoroso e Emma Marrone.
Capisco che non possa piacere, però non essere oggettivi è poco professionale.
Ci sono certi dati che non possono essere cambiati.
Per come la vedo io, la timidezza di un’artista non equivale a mancanza di personalità.
Francesca a X Factor ha interpretato dei pezzi dei Led Zeppelin, The Doors e AC/DC con una grinta e una voce graffiata al di fuori del comune.
Su YouTube ci sono i video. Durano un paio di minuti ciascuno. Forse Michele non li hai ascoltati; forse cambierai idea o forse no.
Francesca ha 24 anni. Michele, prova a verificare quanto hanno venduto a 24 anni Marco Mengoni, Giusy Ferreri, Alessandra Amoroso e Emma Marrone.
Ti faccio uno spoiler… meno di Francesca.
I gusti non si discutono, l’oggettività sì?
Appunto, dischi d’oro. Di platino solo nel momento in cui hanno abbassato il numero di streaming. Quelli di Fedez, dai, non scherziamo. Non ha venduto nulla. È aver vinto X factor la mette nello stesso carniere di Licitra, Gio Sasa, Aram Qiartet, Soul System e compagnia cantante. Il nulla.
Io prima di essere un lettore, sono una persona e come tale ho un’opinione. Credo di averla argomentata, forse nel modo in cui tu non speravi.
Secondo te, io azzardo numeri e paragoni.
Che numeri azzardo? Ti ho comunicato dei dati ufficiali. Se sono sbagliati ti prego un’altra volta di correggermi. Ma se non l’hai fatto fino ad adesso un motivo c’è. Sono veri e non puoi cambiarli.
Tu paragoni Francesca ai Soul System ecc e sono io quello che azzarda i paragoni? Hanno un curriculum totalmente differente. Se scrivi che sono sullo stesso piano allora io ribadisco di nuovo che si tratta di una fake news.
“l’essere andata al Festival, Eurovision, aver collaborato con artisti di varia natura, non farmi fare l’elenco, esser tornata al Festival come ospite”
Questi sono motivi di vanto, non sono una condanna.
Perché la Sony continua a pubblicare da 9 anni i suoi album se Francesca non vende? È pazza? Se ti è rimasta ancora un po’ di generosità da offrirmi spiegamelo.
Le opinioni, non credo sia necessario spiegarlo, sono opinabili. Quindi sei una persona, sei un lettore e esprimi appunto concetti opinabili. Metti nel novero dei conti singoli e album insieme. Poi sommi i singoli di cui è ospite a quelli di cui è titolare, sono otto dischi di platino in meno, in effetti, fai bene. Ti ostini a pensare che esprimere opinioni abbia un qualche peso solo perché l’amore spassionato per una artista ti rende cieco. Due dischi d’oro in nove anni sono niente. Chiedilo a Sony perché la pubblicano, non a me. Ma non pensare che le tue opinioni diventino più rilevanti se mi citi numeri a caso e azzardi, ripeto, letture di una carriera senza averne evidentemente competenza. Non sei rilevante in quanto persona, non lo sei perché come critico scelgo io chi leggere e come critico sta a me stabilire la rilevanza artistica di un nome, non certo a te.
Chiudo spiegandoti un concetto, questo sì generosamente, perché dovesse capitarti di ripeterlo potresti pagarne le conseguenze legalmente. Io sono un critico, non un giornalista. Il critico esprime critiche, no fa cronaca. Quindi se ripeti che una mia critica è una fake news mi stai diffamando. E non affrettarti a dire che io diffamo l’artista, lo ritenesse opportuno avrebbe modo di chiedermene conto. Non è mai accaduto in oltre venti anni. Quindi, no, non faccio fake news. Attendo le tue scuse. Saluti
Se non sei un giornalista dovresti querelare Wikipedia. A quanto pare scrive delle cose non vere sul tuo conto. Spero di non averti offeso in nessun modo dandoti del giornalista.
In ogni caso rimango della mia idea: quando una persona scrive un pezzo è meglio che si basi su delle fonti, altrimenti perde di credibilità.
Hai scritto che non ne capisco di discografia, quando in realtà ho riportato dei dati ufficiali.
Hai detto che sono poco credibile nonostante, a differenza tua, abbia riportato delle fonti.
In un commento Michele hai scritto riferendoti a Francesca: “non ha venduto nulla”
Secondo la Fimi Francesca ha venduto 50.000 copie album + 385.000 copie singoli + 550.000 copie singoli come artista ospite.
Non la vuoi chiamare fake news? Va bene, che parola preferisci usare? Bugia? Falsità? Menzogna?
Anche se lo trovo poco elegante, sei libero di minacciarmi, ma se aspetti le mie scuse rischi di aspettare in eterno.
Ho solo espresso la mia opzione basandomi su delle fonti.
Saluti
P.S. Per conoscenza, i dischi di platino dov’è ospite Francesca non sono 8, ma 11.
Ok, non capisci la differenza tra una notizia e una critica, ci sta. Ma siccome ripeti che scrivo fake news, aggiungendo che dico bugie e altri sinonimi, in effetti, vedrò di tutelare la mia rispettabilità in apposita sede. Wikipedia non la querelo, perché è Wikipedia, non il vangelo, e nel mio caso dice tante cose sbagliate. Tu stai facendo ripetutamente illazioni nei miei confronti, e questo non te lo permetto.
Michele capisco la differenza fra una notizia e una critica; però se la critica non è supportata da dati oggettivi non risulta credibile e il lettore storce il naso.
Io sono disposto a rimangiarmi quello che ho detto e a chiederti scusa.
Devi solo dimostrami che Francesca Michielin non ha venduta nulla e la sua carriera/discografia può essere paragagonata a quella di Licitra, Gio Sasa, Aram Qiartet, Soul System.
Te lo ripeto, ma proprio per generosità e perché sono chiuso in un camerino ho due ore di attesa da passare. Tu non mi devi spiegare proprio niente. Sei un lettore. I lettori leggono, non spiegano. Anche perché poi azzardi numeri e paragoni che fanno ridere, quindi nel tentativo di spiegare le tue tesi sfoci nel ridicolo. Secondo te aver venuto cinquantamila copie a fronte di un investimento così rilevante come l’essere andata al Festival, Eurovision, aver collaborato con artisti di varia natura, non farmi fare l’elenco, esser tornata al Festival come ospite, essere spinta da ufficio stampa, che a sua volta è un investimento, aver venduto 50mila copie con tutto questo è un grande risultato. Secondo me no. Affatto. Anzi, è un bagno di sangue. Non sei d’accordo? Te ne farai una ragione. Ma impara a consultare i dati non andando a precarli a caso. E più che altro prima di azzardarti a tirare in ballo le fake news assicurati di dire cose sensate. Io ho citato Gio Sada e compagnia bella per dirti che aver vinto X Factor lascia il tempo che trova. Se per di più lo hai vinto ma poi non sei stata in grado di capitalizzare, nonostante ele spinte della discografia, è una aggravante.
No, vedi, non funziona neanche così. Io non ti devo dimostrare proprio nulla. Perché se per me, che fino a prova contraria faccio questo mestiere da quando la Michielim non era nata. 50mila. Copie di album e meno di mezzo milione di singoli in nove anni, con quella esposizione e con quegli investimenti, sono nulla sono nulla. E se tu dici che è una fake news io ti querelo. Punto. Ci sarà la mia credibilità e la credibilità dei tuoi dati raffazzonati a confermare o meno la legittimità del mio chiederti i danni per diffamazione. Ripeto, per quello che scrivo e dico non ho mai ricevuto querela, e lavoro in questo ambito da un bel tot di anni. Hai una ultima chance. E impara a rispettare il lavoro di chi, a tua differenza, lavora, non dice parole e numeri a caso. Aspetto.