Purtroppo la Skullbreaker Challange è diventata nuova tendenza sui social: una stupida sfida che rischia di mettere in pericolo l’incolumità di tanti ragazzi poco consapevoli dei rischi che si corrono. Dopo un primo approfondimento di OM sulle sue modalità di svolgimento, è giusto ritornare sull’argomento con i consigli che la Polizia fornisce ai giovanissimi ma anche ai genitori, onde evitare rischi incalcolabili.
Brevemente, ecco cos’è la Skullbreaker Challenge: due ragazzi si pongono ai lati di un terzo invitandolo a saltare. Mentre quest’ultimo compie l’azione, in sostanza, viene praticato uno sgambetto e il ragazzo di turno cade rovinosamente (quasi sempre di schiena ma anche con la testa). Il video dell’esibizione viene naturalmente condiviso sui social (soprattutto TikTok in questo momento) per fare incetta di interazioni. Le conseguenze della stupida sfida, inutile negarlo, possono essere serissime, con forti traumi alla colonna vertebrale o anche alla testa appunto.
Cosa devono fare i ragazzi se coinvolti appunto nella Skullbreaker Challenge? Ecco qualche pratico consiglio così come diramato dalla Polizia di Stato attraverso il suo sito:
- meglio non partecipare mai a queste sfide insensate e cercare di proteggere anche gli altri da simili giochi;
- partecipare alla challenge procurando la caduta di un coetaneo fa scattare il reato di lesioni ai danni di un individuo pure per i minorenni;
- meglio dissuadere chiunque si appresti a partecipare alla sfida, sarebbe sempre il caso di parlarne con un adulto di riferimento;
- nel caso, su un social, si è ricevuto un filmato che ritrae una sfida, questo va segnalato immediatamente sul sito www.commissariatodips.it.
Sempre sul sito della Polizia di Stato non mancano i pratici e utili consigli sulla Skullbreaker Challenge ai genitori che potrebbero avere un figlio vittima o artefice della nuova stupida sfida social. Ecco dunque come comportarsi in questa occasione:
- non perdere l’occasione di parlare della sfida e dei rischi per la salute che si corrono;
- esporre ai ragazzi i pericoli concreti di essere denunciati per procurate lesioni;
- segnalare tutti i video ricevuti dai propri figli sul sito www.commissariatodips.it;
- dare il giusto peso all’attività online degli adolescenti, capendo quali sono le loro abitudini social.