Barbara Mazzali: la consigliera che vuole insegnare la caccia a scuola

I post della Mazzali sul suo profilo Facebook sono una celebrazione di armi, carnieri per la selvaggina, fotografie di battute di caccia, di attacchi derisori nei confronti di animalisti e volontari del WWF, di informazioni su zone adatte per la caccia ai cinghiali


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Negli anni Sessanta una canzone ebbe particolare successo imponendosi come tormentone popolare e come testamento morale per le generazioni future, recitava “mettete dei fiori nei vostri cannoni, perché non vogliamo più nel cielo molecole malate ma note musicali…”. Il tema è più che mai attuale oggi e riguarda non soltanto la società nel suo insieme ma, in modo particolare, l’istruzione scolastica, che dovrebbe impartire i fondamenti della nostra società e trasmettere il nostro sistema di valori. Mentre si cerca di fare un bilancio sull’attività dei Licei musicali, di arricchire le attività curricolari con esperienze di musica e di canto, di integrare le tradizionali materie d’insegnamento con moduli che trattino la storia e la cultura della musica, salta fuori, da parte della consigliera della Regione Lombardia Barbara Mazzali (in forza a Fratelli d’Italia), la proposta di insegnare la caccia nelle scuole. L’esponente politico dice di aver “solo” accolto favorevolmente, e appoggiato, la proposta di Elena Donazzan, assessore all’istruzione nella Regione Veneto, la quale sostiene che l’arte venatoria, insegnata a scuola, porterebbe ad un’interdisciplinarità delle materie e ad un collegamento tra scienza, botanica, territorio…materie insomma che attraverso lo studio della caccia verrebbero apprese meglio. Da questo si evince che, dal punto di vista delle due esponenti politiche, una semplice passeggiata nei campi o nei boschi per conoscere l’agricoltura, la geografia, le specie animali e vegetali – senza trappole e fucili in spalla, ascoltando i suoni della natura e non i colpi di una doppietta a cui si associano inevitabilmente immagini di sofferenza e crudeltà – non otterrebbe lo stesso risultato. Se mai qualcuno pensasse ad un fraintendimento, i post della Mazzali sul suo profilo Facebook, attivi fino a ieri e miracolosamente spariti, sono una celebrazione di armi, armerie che definisce “il settore che tutti ci invidiano, vera eccellenza ed orgoglio…“, carnieri per la selvaggina, fotografie di battute di caccia che hanno per protagonista la stessa consigliera, di  attacchi derisori nei confronti di animalisti e volontari del WWF, di informazioni su zone adatte per la caccia ai cinghiali, aree per accesso di mezzi motorizzati, armerie ben fornite etc

Alcuni commenti ai suoi post, mai rimossi, sono offensivi, oltre che volgari, e si rivolgono ai vegani, ai vegetariani e a quanti criticano la produzione di carne ai fini alimentari. Insomma, la Consigliera Mazzali (e con lei l’assessora Donazzan per la parte che la riguarda) è una fanatica della caccia e delle armi, e non certo un’esperta di didattica e di pedagogia.

Non è la prima persona che cerca di mascherare una passione o un’opportunità politica personale fingendo di occuparsi di un bene collettivo come in questo caso l’istruzione e i metodi d’insegnamento. L’operazione è goffa e fuorviante come lo è quella motivazione, tanto cara ai cacciatori, secondo la quale l’uomo (e in qualche caso anche la donna) sarebbero portati a cacciare, per loro istinto naturale. In effetti c’è stata un’epoca in cui l’uomo era costretto alla caccia, e ci sono state anche epoche nelle quali la gente si curava con lo sterco e le controversie si risolvevano con la clava, ma non è questa la realtà odierna. Oggi, chi ha “bisogno” di mangiare carne trova dei validi sostituti con pari apporti nutritivi e – c’è da chiedersi come mai- con lo stesso sapore . Non c’è alcun bisogno di cacciare animali che fanno parte del nostro patrimonio naturale, neanche se sono in esubero, perché la gestione del territorio non compete ai cacciatori. Chi pratica la caccia ha un unico scopo, quello di divertirsi ad uccidere creature viventi; procurare morte, dolore e spavento per un proprio piacere personale. La sostenibilità ambientale – quella vera – deve essere insegnata a scuola, e le arti performative, quelle che hanno a che fare con l’espressività e la creatività in campo musicale, teatrale e figurativo, sono le uniche che possono essere realizzate senza impatto negativo sull’ambiente, giacché non offendono il creato, non impoveriscono le risorse, non producono rifiuti, non consumano combustibili, ma regalano emozioni positive. Insegniamo ai ragazzi ad imbracciare una chitarra al posto di un fucile, quello strumento che – come dice un’altra celebre canzone degli anni Sessanta – sempre dà la stessa nota: Ra-ta-ta-ta.

Sotto alcune immagini dal profilo Facebook di Barbara Mazzali: