Col passare del tempo, gli “artisti” delle scorse settimane si stanno rivelando nella loro mediocrità, proprio come Ace nel film cult Quadrophenia

C'è chi ha dichiarato di esibirsi nelle proprie intemperanze soprattutto per farsi notare, e chi, ospite in TV, è apparso nella sua inconsistenza, balbettante, confuso e insicuro


INTERAZIONI: 309

Quadrophenia è un film “culto” per la generazione degli anni Sessanta, quella che ha visto nascere la grande stagione del rock, con i suoi simboli e i suoi eroi. Prodotto su ispirazione dallo storico gruppo degli Who e ambientato nel mondo giovanile inglese, con le inquietudini dell’epoca e con l’accesa rivalità tra le bande dei Mods e dei Rockers, il film narra di uno scontro generazionale. Attraverso la storia di Jimmy, il protagonista inquieto e impasticcato di anfetamine che vive in simbiosi con il suo scooter, il film racconta lo scontro tra genitori e figli e la nuova socialità che prende forma tra i ragazzi. Ma racconta qualcosa anche sui miti giovanili e sulla delusione cocente nel vederli crollare. Tutti ricordano la scena finale del film, quando Jimmy scopre che il leggendario Ace, capobanda dei Mods, idolatrato per il suo look e il suo carisma, altro non è nella vita che il valletto di un albergo, affannato a portare valigie su e giù, in cambio forse di qualche mancia. Chi ripercorre il film con la memoria ha negli occhi la delusione rabbiosa del protagonista, la corsa folle verso le scogliere, il salto nel vuoto dello scooter e il tonfo che simboleggia la morte dei sogni ma anche la rinascita, l’inizio di una diversa consapevolezza. Molti ragazzi rischiano spesso, anche oggi, di assistere a qualcosa di molto simile alla morte di un mito. Senza il volto coperto da maschere misteriose alcuni nuovi artisti si rivelano nella propria mediocrità; altri miti dell’underground dal temperamento aggressivo e provocatore appaiono nella loro inconsistenza, un po’ balbettanti, confusi e insicuri, pronti a fare abiura di tutto in cambio di uno spazio televisivo; altri ancora candidamente dichiarano di esibirsi nelle proprie intemperanze (come quella di filmarsi mentre si orina sui verbali dei carabinieri) soprattutto per farsi notare, sperando di arrivare un giorno alla platea del “prime time”. Gli adolescenti che eleggono questi fenomeni come propri leader e modelli stanno facendo un’esperienza utile, quella di guardarli da vicino e domandarsi quanto realmente reggano la maschera e il personaggio con i quali si presentano. Non si può negare loro di eleggere i propri eroi, ma si può sperare che li scelgano in futuro con miglior fiuto. Il gesto di rottura, il rito rigenerante che Jimmy compie con il salto nel vuoto, è possibile anche da noi. Magari non sarà il paesaggio ventoso delle scogliere britanniche, magari sarà la battigia piatta e sabbiosa del litorale romano, ma il mare comunque ispira, ossigena i polmoni e suggerisce orizzonti nuovi.