Perchè quando si parla di violenza sulle donne le “vallette” di Amadeus tacciono?

Il Festival era l’occasione per guardare in faccia un problema, ma sarà invece segnato dalla tristezza per aver girato la testa dall’altra parte


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Niente come un terremoto riesce a farci capire la qualità di un edificio. La scossa tellurica è un setaccio severo che lascia in piedi le case robuste e fa crollare le “baracche”.

Le polemiche sull’impostazione sessista del Festival di Sanremo, e soprattutto sulla violenza di genere che ispira una certa parte del mondo “trap”, hanno procurato qualche scossone, che rende ora più facile capire di che pasta sono fatti i protagonisti. Qualcuno è rimasto in piedi – quelli che una sensibilità e un’attenzione per certi temi l’hanno sempre avuta – qualcun altro è crollato con la sua pochezza. Uno come Junior Cally offende la dignità femminile in un modo che non ha precedenti, e il direttore artistico del festival non riesce a dire nulla nel merito. Lo conferma tra i “big” e non riesce ad argomentare la scelta neppure davanti al presidente della Rai che gli rivolge pubblicamente un appello. Lo stesso protagonista della vicenda, quel trapper mascherato e implacabile nell’inveire contro la donna, non riesce a dire nulla se non che gli dispiace se ha offeso qualcuno e che vuole bene alla mamma. Si fa scudo di qualche accompagnatore e scappa davanti alla giornalista di La 7 che cerca di fargli dire qualcosa.

Non è il solo, perché l’altro personaggio finito nell’occhio del ciclone, quello Skioffi che si era proposto come ulteriore giustiziere del mondo femminile, è naufragato anch’esso. Invitato a “Non è l’arena”, si è nascosto dietro una quinta e per uscire ha preteso che Red Ronnie si allontanasse, perché lo turbava il confronto con un uomo che l’aveva contestato. Antonella Clerici dichiara in un’intervista sul Corriere della Sera, in merito ai contenuti violenti di Cally, che non vede dove sia il problema, e si domanda “cosa accadrebbe oggi di fronte a una canzone che dice ‘chi non lavora non fa l’amore“… Se le chiedessimo cosa c’entra questo con la violenza di genere, cosa riuscirebbe ad argomentare? Sarebbe un altro prolungato silenzio. D’altra parte la Clerici è tra le signore invitate al Festival e deve fare quindi “gioco di squadra”. Sabrina Salerno, chiamata anch’essa alla corte di Amadeus per il festival, ha dichiarato di essere addirittura fiera di camminare un passo dietro al suo uomo. E senza dubbio un passo indietro l’ha fatto, e con lei tante altre artiste presenti al festival che in differenti circostanze hanno fatto professione di femminismo ed ora tacciono o si nascondono dietro concetti ruffiani come quello della “tolleranza”, del “vivi e lascia vivere”, “dell’amore per l’arte e per la libertà”, che sanno di opportunismo.  Se il tema è quello della violenza contro le donne, per tutti costoro è meglio cambiare discorso, o far finta di non aver capito, o meglio ancora tacere.

Una parte di società civile li sta incalzando con precise contestazioni: un coordinamento di donne parlamentari di tutti i partiti  è sceso in campo, un’associazione di Torino ha sporto formale denuncia contro Cally e contro gli organizzatori del Festival, altre realtà sociali sono intervenute insieme a qualche giornalista e testimonial  sensibile … e la risposta è sempre la stessa, il silenzio. Il Festival era l’occasione per guardare in faccia un problema, ma sarà invece segnato dalla tristezza per aver girato la testa dall’altra parte. Poco importa se tanti cittadini si indignano e si ribellano, se in questa settimana sono state uccise sette donne, una al giorno, se non è più tollerabile che il tema venga strumentalizzato in una canzone o in un video volgare per qualche “like” di ragazzini inconsapevoli,  Amadeus potrà contare sulla solidarietà delle sue 10 “vallette” e sul banaltrismo che va tanto di moda. Rubando le parole a Lucio Battisti potrà sempre dire: “Dieci ragazze per me posson bastare”.