Junior Cally: l’esclusione di un cantante per un testo vecchio in cui usa termini “sbagliati” è aberrante

Il vero problema di Amadeus non è il trapper, ma i gesti che gli hanno messo la stampa contro. Ed ora li sta pagando con il sangue, come ho detto pubblicamente con una previsione che è stata scambiata per una minaccia violenta


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Certi gesti si pagano col sangue.

Giorni fa ho scritto un articolo in cui cercavo di spiegare, non certo senza l’imbarazzo di chi si trova a dover specificare quelle che ritiene ovvietà, cosa intendessi col mio tweet dell’ultimo dell’anno in cui, piccato per l’esclusiva con cui Amadeus aveva detto alla sola Repubblica la lista ufficiale dei 22 cantanti in gara tra i BIG di Sanremo dicevo che avrebbe pagato caro quel gesto.

Gesto che appariva già ultimo di una serie di gaffes piuttosto clamorose, a partire dal discorso su “tra i vincitori di Sanremo Giovani non ci sono donne perché praticamente non hanno partecipato” a fronte di oltre un terzo degli iscritti donne, della faccenda delle dieci vallette e, non ultima, del numero risibile di donne anche nel cast dei BIG. Tanta roba, pensavamo, ma non potevamo immaginare quante altre gaffes Amadeus avrebbe inanellato di lì a poco. Potevamo, anzi, potevo ben immaginare come avrebbe avuto invece tutti i media contro, indispettiti da quella sua esclusiva incautamente data a un solo quotidiano. E così in effetti è stato.

A voler riassumere cosa ha detto e fatto Amadeus nei giorni seguenti dovremmo scrivere un romanzo, su tutte la faccenda della fidanzata di Valentino Rossi, mi scusi se non la nomino ma è per una questine di mimetismo al linguaggio utilizzato dallo stesso direttore artistico del Festival per finire alla querelle Junior Cally, che rischia non solo di diventare un vero caso nazionale, ma di far davvero capitolare il presentatore de i Soliti Ignoti.

Sapete già tutti tutto. Junior Cally è uno dei BIG in gara, e questo fa già ridere di suo. Ha la maschera, nonostante da tempo non la indossi più, e qui siamo alle comiche. Ma nelle ultime ore è balzato ai disonori delle cronache perché qualcuno, incuriosito dal leggere un nome per lui sconosciuto tra i BIG, si è andato a spulciare i suoi vecchi brani e ha scoperto canzoni che inneggiano allo stupro, al sessismo, alla violenza di genere. Solita roba, per chi conosce il rap. Ma non per chi non lo conosce e soprattutto guarda al Festival come una iniziativa del primo canale RAI.

Apriti cielo. Subito cominciano a piovere su Amadeus altre secchiate di merda. Siccome, poi, questa la lettura più superficiale, Junior Cally nella sua canzone presentata a Sanremo e ascoltata per la prima volta dalla stampa venerdì scorso, punzecchia Salvini e Renzi, ecco che anche la politica si schiera tutta contro di lui, a partire proprio dall’ex Ministro dell’Interno, che ne chiede apertamente la testa su un vassoio d’argento, maschera e tutto.

Oggi i quotidiani parlano tutti di questo.

Alcuni arrivano a chiedere non solo la testa di Junior Cally, ma anche quella di Amadeus.

Certi gesti si pagano col sangue, appunto.

Ma fermiamoci un attimo.

Proviamo a fare una analisi un pochino meno frettolosa.

La prima polemica piovuta su questo Festival di Sanremo era a riguardo del coinvolgimento come ufficio stampa esterno della MN Italia, società presso la quale fino a pochi mesi fa lavorava Marcello Giannotti, prima addetto stampa personale dell’AD della RAI Salini e ora Direttore della Comunicazione dell’azienda di via Mazzini. Un conflitto di interessi piuttosto clamoroso, facevo notare intervistato da Pinuccio di Striscia la Notizia e su queste colonne. Conflitto di interessi che in effetti è stato talmente riconosciuto come tale che, per la prima volta da anni, il Festival di Sanremo quest’anno non avrà un ufficio stampa esterno, ma sarà curato tutto internamente dalla RAI: cioè dalla squadra il cui capo è Marcello Giannotti.

Nei giorni successivi a quel polverone un sito molto vicino a quell’azienda riportava il comunicato stampa della stessa MN, e nel farlo parlava di me come di colui che aveva imboccato Striscia. Lo dico non per narcisismo, ma perché è bene che il ruolo di MN in questa vicenda non sfugga. MN è una azienda di levatura nazionale, nata a Roma. Come Repubblica.

Andiamo avanti.

Amadeus legge l’articolo di Chi che spoilera quasi tutti i cantanti che ha scelto per Sanremo. Si indispettisce. Fissano una intervista con Repubblica per l’ultimo dell’anno, in concomitanza con il Capodanno di RAI 1 in diretta da Potenza. Amadeus spoilera la lista, facendo incazzare tutti. Me e quelli che avevano la lista, passata da qualcuno al suo fianco, poi abbiamo capito molti pochi, e tutti gli altri media, che hanno visto in quel gesto un affronto, a partire dal TG1.

Certi gesti si pagano col sangue, ho scritto. E questo sta avvenendo.

Nella lista, subito si è visto, ci sono due artisti in management o co-management di MN Italia, Anastasio e Junior Cally. Il primo l’anno scorso è addirittura stato invitato come superospite, per aver vinto l’ultimo X Factor (quest’anno ci aspettiamo Licitra, Gio Sada o i Soul System, a questo punto, se tanto mi dà tanto), il secondo è sconosciuto ai più. In un articolo su Italia Oggi che parla di MN viene specificato come il guadagno economico per fare l’ufficio stampa esterno del Festival sarebbe equivalso neanche all’1% del fatturato di MN Italia. Briciole. Avere un cantante in gara, si suppone, porti molto di più. Tanto più che poi ci sarà un album, un tour, i passaggi radio e tv. Qualcuno pensa a una risarcimento per quell’1% perso. Ci sta. Così anche per il doppio ingaggio della Leotta, anche lei artista MN, sia per il Galà sanremese con Pippo Baudo, che come coconduttrice per una serata con Amadeus. Un bel risarcimento, insomma.

Solo che, qui arriva una delle tante beghe che Amadeus deve gestire, MN sarebbe stato ingaggiato per Sanremo in quanto vicino a Salini, che nel mentre si è trovato da una parte a silurare la De Santis, direttrice di RAI1 in quota Lega, e dall’altro a fare le nuove nomine RAI, tagliando fuori il PD dalle poltrone dei TG. Insomma, Salini al momento sta sul cazzo un po’ a tutti, è evidente, quindi di colpo sta sul cazzo a tutti anche Junior Cally, che infatti diventa oggetto delle attenzioni non solo dei benpensanti ma anche di tutta la politica, che di colpo si accorge di lui e ne chiede la testa. All’unanimità.

Chiedere la testa di suocera per ottenere la testa di nuora, si potrebbe dire parafrasando un vecchio detto popolare.

Quindi l’azienda che in qualche modo avrebbe ordito gli scivoloni di Amadeus, lasciatemi usare un linguaggio da Homeland o House of Cards, ora si troverebbe a rischio di perdere un proprio artista proprio per una questione di orditi politici. Boom. Mi sanguinano gli occhi solo a crederci.

Su tutto, siamo sempre al pagarla col sangue, nessuno che difenda Amadeus, parlo dei media, lasciato solo dalla sua azienda e anche da tutti gli altri a pagare il suo tributo alla propria goffaggine e anche alla propria inadeguatezza.

Un vero casino, va detto.

Un vero casino che non sappiamo come andrà finire.

Perché se qualcuno, molto ingenuamente, pensava che Amadeus stesse pagando per i troppi NO detti alle case discografiche, figuriamoci cosa cazzo contano oggi le case discografiche, è invece evidente che il direttore artistico del Festival si sia ficcato per sua stessa mano in una sabbia mobile che rischia di soffocarlo.

Da una parte le 29 deputate che chiedono le scuse per le frasi sessiste sullo “stare un passo indietro”, dall’altra le polemiche per la cazzata della sull’aver voluto depistare con la lista dei 22 che in realtà erano già 24, con buona pace dei due cavalli azzoppati in partenza Tosca e Rita Pavone, ecco, poi la faccenda del sovranismo di Rita Pavone, e ora la vera grana Junior Cally, col testo di Strega, quello in cui parla di troie, di stupri e di femminicidi con una violenza davvero estrema.

Ecco, sulla faccenda della censura, e so di essere stato il solo a dire che avrei dichiarto guerra a Amadeus, mi viene da dire che l’esclusione di un cantante per un testo di qualche anno prima in cui usa termini “sbagliati” è aberrante. L’arte non può e non deve essere oggetto di censure. Mai. Semmai mi verrebbe da dire che non ritengo le canzoni di Junior Cally arte, ma una volta che qualcuno lo ha identificato come tale, una casa discografica, un direttore artistico del Festival, è ovvio che se tocca scegliere tra il censurarlo o meno io sto per la non censura. Non lo sarei stato, figuriamoci, neanche nei confronti di Salmo, primo ospite a essersi autoescluso, anche se pure lui, che invece artista considero, eccome, non mi sembrava esattamente il più adatto a RAI1, quel bestemmione postato nelle storie durante l’estate per un poster che lo ritraeva messo in vendita con un femminile avrebbe fatto rabbrividire tutti, fosse saltato fuori a tempo debito, dalla Meloni a Salvini, passando per la chiesa e per Meluzzi. L’arte non si censura e basta, su questo dobbiamo essere tutti d’accordo, senza se e senza ma.

Detto questo i casini restano casini, e Amadeus sta veramente vacillando.

Abbandonato dalla RAI, abbandonato dai media, abbandonato dalle femministe, abbandonato dal buon senso.

Certi gesti si pagano col sangue, viene da ripetere per l’ultima volta. Vedi, Amadeus, io te l’ho detto pubblicamente, facendo quella che era una facile previsione, e che invece è stata scambiata per una minaccia violenta. Forse era meglio che rimanevi a fare I Soliti Ignoti, o che cominci a fidarti un po’ di più di quelli che apparentemente sembrano i tuoi nemici più violenti, ma che nei fatti dicono sempre le cose come stanno.