È impensabile che un trapper come Cally venga fatto salire sul palco di Sanremo

Inserito da Amadeus nel novero dei “big”, ha un profilo discutibile, essendosi guadagnato la visibilità con produzioni musicali da far accapponare la pelle. Il Festival gli darà rilievo e consacrazione


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Prima di approdare all’Ariston per condurre il Festival di Sanremo, Amadeus si è cimentato con successo come conduttore de “I Soliti Ignoti”, il gioco televisivo che mette alla prova pubblico e concorrenti nell’indovinare il mestiere di una serie di personaggi misteriosi. Visti i nomi selezionati come “big” per il Festival di Sanremo, in gran parte sconosciuti, si potrebbe fare dell’ironia pensando che il Festival sia stato contagiato dal quiz televisivo finendo per presentare una sorta di “soliti ignoti” della canzone, che spetterà al pubblico scoprire, come succede con la sorpresa nell’uovo di Pasqua. Avendo la missione di fare ascolti ad ogni costo, Amadeus ha finito per attingere al mondo del “trash” che spopola in rete, e che catalizza ormai la gran parte di quel pubblico giovanile che nella frenesia dei “post”, dei “like” e delle condivisioni genera i grandi numeri e domina il mercato. Poco importa la cifra artistica, l’originalità e lo spessore culturale di alcuni artisti pescati nella rete, perché quello che conta è la mole dei contatti che riescono a totalizzare e il business che ne deriva. Pazienza se il Festival diventa una vetrina degli “ignoti” e se – come accade con l’uovo di Pasqua – la sorpresa può risultare luccicante o tristissima, perché Sanremo, il più solenne tra gli eventi dedicati alla canzone italiana, al suo settantesimo compleanno, deve scendere a patti con fenomeni musicali fuori controllo, spinti da dinamiche “social” esasperate, terreno fertile per affaristi e opportunisti di vario genere. Purtroppo, nella frenesia di inglobare questo pezzo cospicuo del mercato musicale, nell’ingenuità di giudicare i concorrenti sulla base del traffico “social” che riescono ad attivare più che sul loro background artistico, si rischiano errori gravi. Il cantante Junior Cally, direttamente assunto da Amadeus nel novero dei “big” di Sanremo, ha un profilo discutibile, essendosi guadagnato la visibilità con produzioni musicali da far accapponare la pelle. Al di là del linguaggio che ne caratterizza i testi (dove secondo la migliore tradizione trap-sh abbondano “cazzi” e “ troie”), Cally si è distinto per un video musicale nel quale se la prende con una donna che, legata mani e piedi ad una sedia e con una busta di plastica in testa, si divincola invano per cercare di liberarsi. Il testo dice fra l’altro: “Lei si chiama Gioia, ma beve e poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la da’. Si chiama Gioia perché fa la troia. Si per la gioia di mamma e papà. Questa frate’ non sa cosa dice. Porca troia quanto cazzo chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera. (…)”. La sua produzione è un fiorire di volgarità e di provocazioni come quando dice: “Fanculo lo Stato, fanculo l’Italia, fanculo ogni membro della polizia”, o quando dice “Stupro mia nonna (fra’) nel bosco, nella vagina un poster di Bosca”, oppure “Metti da bere bro’ dentro i bicchieri. Ce la beviamo molto volentieri. Ma dopo uccidiamo ‘sti carabinieri, e si ci scopiamo Giusi Ferreri”.

Le visualizzazioni sono moltissime e questo deve essere sembrato un motivo sufficiente per premiare Junior Cally con un posto a Sanremo, come dire che se la violenza contro le donne rende dal punto di vista social allora deve essere in qualche modo accettata e legittimata. Complimenti ! Un trapper che ha il background di Cally (e non è il solo) non dovrebbe partecipare al Festival e ottenere la consacrazione che da questo deriva. Almeno due cose Amadeus, e lo staff che lo affianca nelle selezioni, non hanno considerato. In primo luogo, il fatto che la televisione pubblica è tale proprio per esprimere una coralità di interessi e una condivisione di valori.
Il motivo per cui la Rai richiede a tutti gli utenti il pagamento di un canone (se fossi genitore di una ragazza vittima di violenza smetterei istantaneamente di pagarlo), il motivo per il quale il Consiglio d’Amministrazione di viale Mazzini viene nominato sulla base di una negoziazione politica, e per il quale un’apposita Commissione di vigilanza viene istituita in sede parlamentare, è proprio la necessità di salvaguardare un interesse collettivo ed evitare che logiche esclusivamente economiche o di parte possano impadronirsi del mezzo e farne un uso dannoso.

In secondo luogo, il fatto che la responsabilità legata all’uso di un mezzo di comunicazione cambia in base all’importanza del mezzo stesso. Se faccio sproloqui demenziali su una piccola emittente privata è meno grave di quanto lo sarebbe su una rete nazionale, perché la rete nazionale impatta su un pubblico molto più vasto, ha maggiore influenza, si suppone abbia maggiore autorevolezza. Se porto al Festival di Sanremo un maschilista esaltato di fatto lo sto legittimando perché – indipendentemente dal brano che porta – accendo un riflettore sulla sua esistenza artistica e sulla sua produzione.

Negli spot televisivi che promuovono il festival, continuamente in onda in questi giorni, si gioca sull’immagine di un Amadeus bambino e poi ragazzo, appassionato del Festival e pronto a cantare a squarciagola le canzoni in gara. C’è del vero in questo, perché il Festival entra in tutte le case e viene effettivamente seguito anche da bambini e ragazzi. La differenza che Amadeus non sembra aver colto è che i modelli sanremesi della sua giovinezza erano Nada, Ramazzotti e i Ricchi e Poveri… quelli di Sanremo 2020 sono quelli di un invasato con la maschera che qualsiasi bambino può impattare entrando in rete, e il fatto è di una gravità enorme. Sanremo non ha limiti di età, da quest’anno bisognerebbe cominciare a metterli. O forse cambiare tendenza, da subito, e mandare un segnale forte, piuttosto che difendere posizioni indifendibili.