La stagione del Napoli è giunta ad uno snodo cruciale. In otto giorni, gli uomini di Gattuso scenderanno in campo per tre volte consecutive allo Stadio San Paolo. Il primo appuntamento è con la Fiorentina sabato 18, poi martedì 21 Quarto di Coppa Italia contro la Lazio ed infine domenica 26 gennaio la supersfida contro la Juventus.
Il Napoli è atteso da un percorso ad ostacoli sempre più insidiosi, ma se vuole dare un senso alla stagione rilanciandosi in Campionato e puntando alla conquista di un trofeo deve assolutamente uscire con risultati importanti dal trittico dello Stadio San Paolo.
In altri tempi, neanche molto remoti, lo Stadio San Paolo sarebbe stato l’uomo in più. Un fattore ambientale determinante e decisivo per spingere il Napoli alla vittoria, a gettare il cuore oltre l’ostacolo. La prolungata protesta di una parte importante della tifoseria, che diserta da settimane l’impianto di Fuorigrotta, ha reso gelido l’ambiente acuendo persino le difficoltà agonistiche d’Insigne e compagni.
La contestazione #liberiditifare nasce dalle nuove regole d’uso che tentano di stroncare alcune vecchie ma pessime abitudini praticate da alcuni frequentatori delle curve.
In sostanza il regolamento d’uso proibisce il possesso di droga ( spesso parente prossimo dello spaccio), l’occupazione delle zone di fuga, il pericolosissimo sporgimento dalle balaustre, l’utilizzo di posti non conformi a quelli assegnati che vanifica la possibilità d’identificazione di eventuali condotte pericolose e peggio criminali, i piedi sui seggiolini. Sembrano norme minime di civiltà, ma per alcuni renderebbero – davvero non si capisce come – impossibile tifare.
Bisogna che costoro si rendano conto che lo Stadio San Paolo è un bene collettivo che va fruito nel rispetto della sicurezza e del buon diritto di ciascuno. E non più una terra di nessuno dove fare il proprio comodo. Credo che ogni persona civile e di buon senso non possa che concordare con queste prescrizioni.
Fatto salvo il rispetto delle regole basilari è benvenuto ogni tentativo di trovare dei punti di compromesso sul modello di esperienze virtuose praticate negli stadi europei: la realizzazione di palchetti dove persone individuate ed accreditate possano lanciare i cori; la previsione di una fan zone delimitata dove poter seguire la gara in piedi sventolando le bandiere ma sempre previa identificazione e localizzazione dei frequentatori; la tempestica per coreografie che prevedano uso di bandieroni ( ad Anfield Road dopo l’esecuzione dell’inno pre match le bandiere sono riposte per esser riprese e sventolate a fine gara).
Lo scontro sullo Stadio San Paolo rischia di esser ulteriormente nocivo e deleterio. Per il bene del Napoli deve prevalere la ragionevolezza ed il senso di responsabilità in maniera tale di poter davvero – nel rispetto delle regole – #liberiditifare. I tifosi tornino allo Stadio, il Napoli – d’intesa con le autorità pubbliche – apra un tavolo di confronto per trovare una soluzione condivisa e sicura anche per potersi giovare degli incassi crollati insieme alle presenze.