Penn Badgley di You torna a parlare del suo controverso personaggio nella serie, quello di uno stalker e assassino seriale che ha commesso diversi delitti di sangue trincerandosi dietro un bisogno d’amore e una concezione malata di cosa sia una relazione sentimentale con una donna.
ATTENZIONE SPOILER.
La serie che ha spopolato su Netflix dal debutto nel 2018 ad oggi – la seconda stagione è stata rilasciata lo scorso 26 dicembre ed è diventata subito uno dei titoli più visti dell’anno – ha avuto sin dall’inizio un problema enorme con questo personaggio: l’effetto più immediato di un’ambientazione in stile commedia romantica è stato quello di far innamorare le spettatrici più sprovvedute dello stalker dai modi gentili e più in generale di aver predisposto il pubblico ad assumere il punto di vista del carnefice piuttosto che delle sue vittime. Nella seconda stagione, poi, questo meccanismo è parso ancora più evidente: la sceneggiatura ha reso Joe l’unico narratore della vicenda, ha praticamente reso secondario il punto di vista delle sue vittime e ha continuato a trovare giustificazioni alle sue azioni nel passato di bambino vittima di violenza in famiglia.
Nonostante il protagonista si sia macchiato di più omicidi nel corso delle prime due stagioni della serie, oltre a palesare un’idea ossessiva e patologica dell’amore, una parte del pubblico non ha smesso di credere che un suo riscatto sia ancora possibile. Eppure il finale di You 2 parla chiaro: Joe sceglie di restare con una donna rivelatasi psicopatica quanto lui solo perché incinta, ma si dice pronto a perseguitare un’altra vittima, la sua vicina di casa.
Secondo Penn Badgley di You, il fatto che il pubblico abbia un atteggiamento tenero nei confronti di un uomo deprecabile è un effetto voluto dagli sceneggiatori, una reazione indotta da come il personaggio è stato costruito, per spingere a riflettere su quanto la violenza di genere sia in realtà comunemente sottovalutata proprio perché si tende a giustificare l’atteggiamento patologico derubricandolo a romanticismo eccessivo.
L’attore ne ha parlato durante la recente ospitata al Late Show With Stephen Colbert della CBS, mostrandosi più comprensivo nei confronti delle reazioni del pubblico, che pure in passato aveva apertamente criticato.
Non è del tutto giusto incolpare lo spettatore, perché stiamo creando intenzionalmente un dispositivo che è pensato per essere provocatorio, speriamo che stimoli la riflessione e che sia non solo elettrizzante. Non è un ritratto clinico di un serial killer. Penso che sia destinato a funzionare come critica sociale. Il fatto che questo ragazzo stia in parte così simpatico e la reazione del pubblico dicono qualcosa su quanto siamo disposti a essere pazienti e a perdonare qualcuno che ci somiglia molto – che il colore della mia pelle, il mio genere, questi tipi di privilegi – e quanto meno saremmo disposti a perdonare le persone che non lo sono.
In realtà più che un effetto voluto, come sostiene Badgley, la conseguenza sembra una falla nella sceneggiatura: una serie che parla di violenza di genere ma infierisce sulle vittime dando spazio, voce e giustificazioni solo al carnefice ha evidentemente qualche problema alla base del soggetto. E la terza stagione, praticamente già confermata da Badgley, sembra destinata ad innestarsi sulla stessa scia.
- Kepnes, Caroline (Author)