LTM è il nuovo singolo di Paola Iezzi con la collaborazione di M¥SS KETA

Il brano indica il punto di congiunzione tra il pop dal tiro internazionale che Paola ha sfornato in passato, e quello che sta girando oggi, soprattutto grazie al fenomeno delle "ragazze di Porta Venezia"


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Quando ho frequentato la seconda liceo classico, credo di averlo già raccontato anche su queste colonne, non ho comprato i libri a inizio anno. Non l’ho fatto consapevolmente, perché avevo deciso, di mia spontanea volontà e senza condividere questa mia decisione con nessuno, che avrei investito quei soldi in altro, nello specifico in dischi (uso questo termine perché allora, negli anni Ottanta), c’erano ancora dischi che si chiamavano tali, essendo pubblicati principalmente in vinile. Un gesto da idiota, credo di poter affermare oggi, a quasi trentacinque anni dai fatti. Un gesto naif, lo avrei definito fino a qualche anno fa, guardando al me stesso giovane con un certo affetto.

Nei fatti ho passato l’intero anno arrabattandomi per quel che riguardava lo studio. Uscivo spesso presto la mattina, arrivando tra i primi in classe, e mi ritrovavo a studiare sui libri dei miei compagni quello che avrei dovuto studiare nel pomeriggio precedente, raccogliendo non esattamente voti altissimi. La scuola non era una mia priorità, ma non era comunque mia intenzione essere rimandato, figuriamoci bocciato. In effetti la sfangai anche abbastanza bene, con svariati sette in pagella, qualche sei, un paio di otto. Nessuna insufficienza.

La parte più complicata, ovviamente, era quella delle versioni. Potevo far conto su una buona parlantina e una mente evidentemente agile per le interrogazioni, ma per far le versioni, di pomeriggio, mi sarebbe sicuramente servito il libro di Latino e di Greco. Optai per un gesto situazionista, cioè sfruttare biecamente un mio compagno di classe che andava quasi tutti i giorni a ripetizione, un po’ meno abile di me nell’arte dell’essere imbonitore. Lui andava a ripetizione sia di Latino che di Greco, di solito subito dopo pranzo. Tornato lo chiamavo e gli dicevo, con evidente capacità persuasiva, di dettarmi il risultato della sua ripetizione al telefono. Quando non riuscivamo a sentirci, per ragioni che potevano riguarda nostri impegni extrascolastici, copiavo le versioni direttamente a scuola, prima del suono della campanella di inizio lezioni.

In genere facevo così, prendevo le sue traduzioni, frutto delle ripetizioni, e cambiavo quasi tutte le frasi, mettendole in un italiano simile, ma non uguale. Le interpretavo, in pratica, riscrivendole, così che nessuno potesse pensare che uno dei due avesse copiato l’altro. Per altro, andando io un po’ meglio di lui, come profitto generale e anche come profitto di quell’anno, si sarebbe probabilmente verificato il paradosso che, a versioni identiche, le professoresse avrebbero pensato che fosse stato lui a copiare me. Non è mai accaduto. Ma è puntualmente accaduto che le mie versioni, copiate da lui e da me riscritte, prendessero voti più alti dei suoi. Ogni santa volta. Lui prendeva sei? Io sette. Lui arrivava al sette, miracolo? Io prendevo sette e mezzo o otto. Ogni santa volta. Un po’, immagino, per quella becera questione dell’imprinting, per cui se sei uno che va bene, o che va benino, era il mio caso, che avevo fatto un gran bel Ginnasio, per poi adagiarmi sugli allori, ecco, se uno va bene o benino, è facile che continui a andarci anche senza apparenti meriti del momento. Come per una sorta di premio alla carriera. Idem se uno parte male, sicuramente la forza di volontà espressa, anche i veri e propri risultati raggiunti saranno sminuiti dalla cattiva fama, al primo errore arriverà il voto abbassato, come a dire: hai visto, resti la solita merda di sempre.

Nei fatti per tutto l’anno è andata così. E anche nelle pagelle, io ho preso un voto più alto di colui che avevo copiato per tutti i nove mesi della seconda liceo, con buona pace della giustizia divina, della giustizia terrena e di tutto l’ambaradan.

Veniamo a noi.

A mezzanotte è uscito il nuovo singolo di Paola Iezzi, LTM. Brano che vede quella che ho più volte definito come la sola e unica popstar che il nostro stitico panorama musicale sia riuscito a esprimere in compagnia di M¥SS KETA. Le due si erano già incontrate, parlo di incontro artistico e pubblico, prima al Pride di Bologna e poi sul set del video Le Ragazze di Porta Venezia- The Manifesto, della stessa M¥SS KETA. Video che vedeva, oltre la presenza di Paola Iezzi, anche quelle di Elodie, La Pina, Roshelle, Priestess, Joan Thiele, Noemi, Greta Menchi e tante altre che è impossibile nominare (non ho abbastanza memoria, non ho voglia di andare a cercare online, e soprattutto non è questo il tema di questo pezzo). La canzone di Keta, il titolo dice tutto, è una sorta di sequel della sua hit di qualche anno fa, caricata di una valenza ultrafemminista, sempre secondo i codici comunicativi della cantante con burqua, come quel “The Manifesto” e la copiosa presenza di femmine in video dimostra.

LTM, acronimo che sta per “La Tua Mamma”, è un brano prevalentemente di Paola Iezzi. Nel senso che è lei l’artista titolare del pezzo, lei l’autrice, insieme a Dario Pigato, Simone Rovellini, M¥SS KETA e Stefano Riva, anche produttore del pezzo, e lei quella su cui il pezzo poggia prevalentemente. Parlo, ovviamente, da un punto di vista artistico.

Una canzone, lo dico prendendomi la responsabilità morale di quello che affermo, che senza ombra di dubbio va a indicare un punto chiaro di congiunzione tra quello che è il pop dal tiro internazionale che Paola ha sfornato copiosamente ormai una vita fa in compagnia di sua sorella Chiara, e quello che sta girando oggi, anche e soprattutto grazie a M¥SS KETA e qualcuna delle altre ragazze di Porta Venezia, penso a Elodie e i suoi duetti radiofonici, a Roshelle e compagnia bella. Perché LTM è una hit pop, ma lo è coi suoni di oggi, cioè suoni che si rifanno in maniera piuttosto smaccata ai suoni che la stessa Paola Iezzi ha usato sapientemente in passato, perché anche fare il pop è una questione complicata, non fatemi tirare in ballo Calvino e le lezioni sulla leggerezza mentre parlo di pop e babydoll in seta color panna, suoni che Paola Iezzi ha usato in tempi non sospetti. Un mix, quindi, di suoni orientali, ritmi sudamericani, con quella coltre di electropop, genere ormai diventato cool, dal momento che l’electropop ha perso il suo principale aguzzino Michele Iorfida Canova. La voce di Paola è sempre al top, ma su questo non potevamo avere dubbi, avendo lei continuato a fare il suo da indipendente, come del resto fa stavolta, andando anche a sfornare uno dei più begli album natalizi usciti in Italia negli ultimi anni, sensuale, come del resto la canzone richiede, e perfettamente in linea anche con le nuove sonorità, con quel mix di italiano e spagnolo che regala al tutto un po’ l’effetto Kevin Kline in Un Pesce di Nome Wanda, fossimo Jamie Lee Curtis.

Una canzone, LTM, che vuole giocare proprio su due tratti distintivi della stessa Paola, perfettamente in linea, va detto, con quanto M¥SS KETA sta rinverdendo sia a livello di comunicazione che di musica oggi, cioè un continuo rimando a una sensualità leggera, giocosa, gioiosa, per altro ancora più credibile proprio perché cantata (o rappata, dipende) da donne adulte, non ragazzine che potrebbero contare su quella che in provincia viene chiamata “la bellezza del somaro”, e al tempo stesso una consciousness, una consapevolezza che tende a deprivare il femminismo di tutte quelle sovrastrutture ideologiche, probabilmente un po’ difficili da decifrare per tutta una porzione della popolazione, quella che cerca stimoli intellettuali principalmente nelle canzoni, tanto per fare un esempio. LTM è, infatti, un brano fortemente femminista, interpretato da due personaggi estremamente pop. Un brano che parla di emancipazione, e lo fa con la lingua leggera dell’ironia, che parla di essere se stesse consapevolmente, senza paura di apparire più forti di quanto il sistema non vorrebbe, di essere desiderate, di essere donne. Fatto che, suppongo, in Italia verrà letto a fatica, decifrato a fatica.

Perché se è vero come è vero che entrambe, Paola Iezzi ovviamente da molto più tempo, sono identificate come artiste assai vicine alla comunità LGBT, al punto che avrei voluto iniziare questo articolo parafrasando l’ormai tristemente noto discorso della Meloni, con qualcosa che suonasse come “Sono Michele, sono italiano, sono un maschio eterosessuale”, per poi aggiungere “e penso che Paola Iezzi andrebbe passata a reti unificate su tutte le radio italiane, che dovrebbe finire in cima a tutte le playlist di Spotify, che andrebbe intervistata da tutti i quotidiani e i magazine, cartacei e online, che le si dovrebbe riconoscere, in pratica, il ruolo che da circa venti anni è suo per diritto e merito”, se è vero come è vero che Paola Iezzi e M¥SS KETA sono identificate come artiste assai vicine alla comunità LGBT, è altrettanto vero che, non fosse per una certa attitudine snob di alcuni intellettuali che amano citare il pop con la stessa affettata bonarietà con cui certi ricchi da film fanno l’elemosina, solo M¥SS KETA ha avuto ultimamente un qualche riconoscimento sul fronte femminista, penso all’intervista dalla Bignardi. Ecco, non che ce ne fosse realmente bisogno, ma le strofe che M¥SS KETA regala a LTM, e quindi a Paola Iezzi, potrebbero forse aiutare i più distratti a capire come Paola Iezzi sia Paola Iezzi, e quindi tutti quelli che adesso incensano M¥SS KETA stessa, o che pensano, per ragioni che io magari fatico a capire, che il futuro è incarnato da gente come Joan Thiele, o una delle Ragazze di Porta Venezia, a scelta, dovrebbero prima incensare la matrice originale, per poi andare a occuparsi di chi è arrivata, anche solo per ragioni di mera anagrafe, dopo. Col che, sia chiaro, non voglio sminuire la portata di M¥SS KETA, lei è della Island, e la mia religione mi impone di non occuparmi di nulla che abbia a che fare con il Pesce. Era solo per riconoscere un giusto tributo a chi se la suda da anni, sempre mantenendo uno stile riconoscibile, una cifra chiara e precisa, ma da indipendente.

Ora, se chi scrive, che poi sarei io, fosse uno dotato di una qualche parvenza di chiaroveggenza, potrebbe dire, potrei dire, che LTM di Paola Iezzi diventerà in effetti una hit, andando a infilare una dietro l’altra le aspettative che avrei gridato a tempo nel mio discorso “a la Meloni” di cui sopra. Le carte in regola le ha tutte, orecchiabilità, sensualità, sound, mix di voci, piccantezza e consapevolezza ben shakerati, con in più il valore aggiunto, ripeto, di M¥SS KETA a riconoscere in Paola Iezzi la sua sorella maggiore (o madre spiriturale). Cosa manca?

Forse la volontà da parte dei media mainstream di riconoscere sia le potenzialità da hit del brano che l’iconicità del nome in questione. Ma magari questo è il passato prossimo, e davvero LTM ci regalerà il ritorno trionfale di una popstar rimasta un po’ troppo in penombra.