Non chiamatelo semplicemente crime drama o historical fiction: per Peaky Blinders sarebbe riduttivo.
La serie tv creata da Steven Knight ha debuttato in sordina nel settembre 2013, imponendosi come un prodotto raffinato e accurato, in grado di ricalcare le atmosfere storiche del primo dopoguerra. L’Inghilterra cerca di riprendersi dal conflitto, mentre a Birmingham, la gang criminale dei Peaky Blinders si afferma grazie al suo leader, Thomas Shelby (interpretato dal carismatico Cillian Murphy).
Tutte le stagioni di Peaky Blinders sono disponibile su Netflix, perciò non è troppo tardi per iniziare a guardarla.
La serie tv unisce eventi storici a fatti puramente fittizi, riuscendo così a raccontare una storia unica. Cominciamo dal nome dei Peaky Blinders, chiamati così dall’usanza di nascondere una lametta nel risvolto dei cappelli, così da poterla utilizzare anche come arma. Nel senso più storico, il nome denota la classica forma del berretto coi paraocchi a punta.
La prima stagione di Peaky Blinders inizia nel 1919 in un quartiere di Small Heath e si focalizza particolarmente sull’immaginaria famiglia Shelby. Nella realtà la banda era già attiva decenni prima del Novecento. La leadership di Tommy Shelby è messa a dura prova dall’arrivo dello spietato poliziotto Campbell, deciso a ripulire il crimine in città e da una misteriosa donna di nome Grace Burgess. Nel corso della serie, i Peaky Blinders si scontrano con le autorità ma soprattutto con le altre organizzazioni criminali dell’epoca. Uno dei motivi per recuperare la serie sta proprio nella ricostruzione storica di interni ed esterni: dalle strade malfamate alle case annerite dal fumo (simbolo di quella rivoluzione industriale già in atto).
Il cast è ovviamente un punto di forza in Peaky Blinders. A cominciare dal suo protagonista Cillian Murphy: non ci sarebbe nessuna serie tv senza di lui. Di origini irlandese, l’attore ha spesso lavorato con Christopher Nolan sul grande schermo, ritagliandosi ruoli più o meno di grande spessore. Nella serie tv è il protagonista assoluto e fa affidamento sul suo carisma e talento. Il suo Thomas Shelby è l’ago della bilancia dei Peaky Blinders: freddo, deciso e calcolatore, i membri della famiglia sanno (e devono) affidarsi a lui se vogliono sopravvivere.
In una società prettamente maschile e ancora retrograda, anche le donne si ritagliano il loro posto nel mondo criminale. Tra loro emerge di sicuro la zia Polly, algida, affascinante e letale. Sebbene non sia la matriarca, Thomas e i suoi fratelli vedono in lei una figura materna su cui poggiarsi. Le donne in Peaky Blinders sono dotate di intelletto, ma sanno anche essere sfacciate. Ognuna di loro lascia il segno, come Grace; ambigua ma l’unica in grado di sciogliere il cuore di Thomas. Una di quelle coppie che ci ha fatto soffrire di più sullo schermo.
Da notare le guest star che la serie ha ospitato; Tom Hardy è Alfie Solomons, capo di una banda criminale ebraica a Camden Town. Irascibile, imprevedibile ma molto intelligente, è l’avversario perfetto di Thomas, e pertanto c’è del rispetto tra loro. Nella quarta stagione è stato introdotto Adrien Brody nei panni di Luca Changretta, mafioso di New York che arriva in Inghilterra con un unico scopo: ha un conto in sospeso con gli Shelby e intende eliminarli.
La tematica principale di Peaky Blinders è la famiglia, e il restare uniti a tutti i costi. Nessun membro ha secondo fini che lo allontanino dall’altro, però fanno leva sulla violenza per arrivare a guadagnarsi il rispetto. Non esiste il confine tra il Bene e il Male, o buono e cattivo; per questo non si possono considerare dei villain. E non si può certo dire che siano esenti da una certa moralità. Per mantenere un certo equilibrio nello spettatore, i Peaky Blinders sono spietati contro gli ingiusti e contro chi abusa degli innocenti.
Insomma Peaky Blinders è una serie gioiello da guardare almeno una volta nella vita.