Bravo Amadeus che ti sei dimostrato intelligente, cambiando il tiro in corsa

Il direttore artistico del Festival ha finalmente chiamato due grandi artiste, Tosca e Rita Pavone. Ciò nonostante continuerò a fargli le pulci, ma quantomeno qualche nota di merito gliela attribuisco sin da ora


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Ti chiamo mentre vado alla Pasolini.

Me sto a fa la doccia.

…Che casino… non sono pronta.

Primo incipit, scherzoso.

Si dice che solo gli stupidi non cambino idea.

Secondo incipit, quello serio, in apparenza.

Si dice che solo gli stupidi non cambino idea, quindi. Intendendo con questo, lo dico per gli stupidi che si trovassero a leggere queste mie parole, che può capitare nella vita di farsi un’idea sbagliata su un qualche argomento, e riflettendoci, approfondendo, lasciandosi magari convincere da qualcuno che la sa più lunga di noi, o più semplicemente perché a un certo punto veniamo illuminati dalla luce, come Elwood e Jack Blues nel film di Landis, cambiamo idea.

Ecco, nelle ultime settimane ho espresso in maniera piuttosto perentoria, faccio sempre così, è il mio stile, la mia cifra, profonde perplessità nei confronti dell’operato di Amadeus in veste di direttore artistico della settantesima edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. A titolo puramente teorico, ovviamente, perché nel momento in cui esprimevo quelle profonde perplessità eravamo ancora in fase di messa  a fuoco del cast, anche se ancora non lo sapevamo.

Riassumo quel che ci è stato raccontato strada facendo.

Verso la metà di dicembre sono stati scelti i ragazzi che concorreranno nella categoria Nuove Proposte del prossimo Festival. Otto concorrenti, tra solisti e band. Tra questi solo tre donne, di cui due a occupare un solo posto, Tecla Insolia, vincitrice dell’ultimo Sanremo Young e Gabriella Martinelli col featuring di Lula. Per il resto tutti maschietti. Come sempre, verrebbe da aggiungere, perché era già capitato che su oltre ottocento iscritti di Sanremo Giovani tra i sessanta semifinalisti ce ne finissero solo cinque, nessuna delle quali poi arrivata a vincere uno dei cinque posti della finale, perché in genere, discorso che ho fatto anche troppe volte, la discografia, intendendo con questo la filiera musicale, è abbondantemente maschilista.

Ne ho scritto, criticando Amadeus per essersi accodato a questa forma di misoginia involontaria, culturale.

Poi Amadeus l’ultimo dell’anno ha annunciato i ventidue BIG in gara a Repubblica. Anche qui ha fatto un casino, e anche su questo ho detto con una certa chiarezza la mia, finendo in una ridda di polemiche.

Non è di questo che voglio parlare ora.

Nella lista dei ventidue BIG, questo il punto, solo cinque donne, su un totale di ventinove artisti, compresi i vari membri delle band. Una percentuale imbarazzante, come lo era stato negli anni passati.

Si è detto, a più riprese, che a essere scelte erano le canzoni, non gli interpreti, anche se poi, a ben vedere, Amadeus ha annunciato i nomi dei cantanti, non i titoli delle canzoni, e anche quando alla fine il 6 gennaio ha annunciato i titoli, durante lo Speciale della Befana dei Soliti Ignoti, non ha menzionato gli autori, alla faccia della centralità delle canzoni, ma anche a prendere per buona questa teoria, i dubbi che quei nomi indicati non fossero lì solo per le canzoni viene.

Comunque, pochissime donne tra le Nuove Proposte, pochissime donne tra i BIG, liste date a un solo quotidiano, in barba a patti non detti con chi ce l’aveva già.

Partiamo bene, viene da dire.

Ma poi il 6 prima della serata su Rai1, Amadeus annuncia che i BIG saranno ventiquattro, e andando a vedere sul regolamento online, che in molti avevamo consultato nei giorni precedenti perché era evidente che spolierare prima una lista che da regolamento andava dichiarata il 6 era una piccola violazione dello stesso, andando a vedere sul regolamento online in effetti appare chiaro che è stata apportata una modifica, che conferma questo nuovo assetto.

Mancano quindi due nomi di BIG.

Qualcuno, Giuseppe Candela di Dagospia, per dire, sui social butta lì l’idea che la lista spoilerata, coi vari errori del caso, da Chi, lista di cui ero in possesso anche io, senza errori, fosse una sorta di trappolona per le spie. Cioè, Amadeus avrebbe deciso da tempo di allungare la lista a ventiquattro, ma pensando di avere un doppiogiochista in casa avrebbe lasciato intendere a questo collaboratore che i BIG erano solo ventidue per smascherarlo. Peccato che durante la diretta del 6 Amadeus abbia ammesso candidamente di aver chiamato Tosca, una delle due BIG entrate in corsa nel cast, solo due giorni prima. Tesi che la stessa Tosca ha confermato a gran voce.

Quindi salta quella tesi, amen.

Torniamo ai fatti. La lista si allunga, e in qualche modo lo scoop di Repubblica potrebbe affievolirsi, perché una piccola notizia Amadeus ce l’ha lasciata. Non solo, a entrare sono due donne, Tosca, appunto, e Rita Pavone. Il che aumenta a sette le partecipanti, più di quante non ce ne siano state nelle ultime due edizioni di Baglioni, un piccolo passo avanti.

Ma in realtà c’è di più. Una delle due, Tosca, è da sempre impegnata per portare avanti un discorso di genere, oltre che un recupero delle nostre tradizioni, si veda la Targa Tenco andata al progetto AdoRiza, di cui è in parte responsabile, oltre che di abbattere definitivamente gli steccati tra cultura e cultura, coi suoi viaggi in giro per il mondo che hanno portato non solo al suo ultimo bellissimo album, Morabeza, ma la documentario Il Suono della Voce, assolutamente da proiettare in tutte le scuole e magari anche nella tv di stato. Una grande, grandissima artista volta alla ricerca del bello, quindi, e in quanto volta alla ricerca del bello particolarmente attenta al femminile in musica, bello troppo spesso tenuto nascosto.

Non le sarò mai abbastanza grato per aver ospitato nella sua Officina Pasolini, sua nel senso che lei è la direttrice della sezione Musica della suddetta meritorissima fucina di talenti sita in Roma, il mio mongolo sul corpo delle donne e lo stereotipo femminile nella canzone, Cantami Godiva, in compagnia della talentuosissima Ilaria Porceddu, mia partner in crime per questo monologo musicale, e delle altrettanto talentuosissime Patrizia Laquidara, Noemi e La Rappresentante di Lista, nei panni delle ospiti. Ditemi voi chi mai si impegnerebbe per promuovere il monologo di un uomo che prova a abbattere stereotipi sulle donne, spesso pensati da uomini.

Poi, sempre a Officina Pasolini è andata in scena, a fine giugno, quella splendida esperienza che risponde al nome di “Femminile Plurale, gli stati generali del cantautorato femminile”, figlio parimenti del May Così Tante, l’altro Primo Maggio organizzato da Diana Tejera, Beatrice Tomassetti e Angela Barladi all’Angelo Mai di Roma, come risposta all’altrettanto sessista Primo Maggio dei Sindacati in Piazza San Giovanni, del Festivalino di Anatomia Femminile, che i lettori di Optimagazine ben conoscono, e dello speciale del Magazine del TG1 Femminile musicale, di Cinzia Fiorato, che vedeva coinvolti sia Tosca che me, un progetto Femminile Plurale, di cui Tosca e io siamo gli ideatori, e che non ci sarebbe mai stato senza Officina Pasolini e la sua padrona di casa.

Una serata, quella di Femminile Plurale, che ha visto salire sul palco oltre trenta cantautrici da ogni parte d’Italia, una vera esplosione di talento e passione, Tosca in testa. Serata che spero si replicherà nello stesso periodo anche quest’anno, ci stiamo già pensando, ovvio, candidandosi a diventare appuntamento fisso per quel che riguarda le cantautrici in Italia, e speriamo non solo, sempre in quella Officina Pasolini che invece fucina di talenti è ormai in maniera conclamata, prova ne è che sul palco dell’Ariston salirà anche Gabriella Martinelli, appunto, artista che ho avuto il piacere di conoscere tre anni fa proprio in quel contesto, e che nel tempo, diciamolo con vanto e orgoglio, ha preso parte a diverse delle nostre iniziative, sia al Festivalino di Anatomia Femminile che a Femminile Plurale.

Ecco, Amadeus non ha solo chiamato due grandi artiste, perché Tosca è senza ombra di dubbio una delle interpreti più alte che abbiamo nel nostro paese, e non solo, ascoltatevi il suo ultimo Morabeza se ne volete una prova tangibile, e Rita Pavone, nonostante le stupide polemiche delle ultime ore sul sovranismo, ha una carriera imponente alle spalle, fatta di oltre cinquanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo, ma ha chiamato anche una delle più rivoluzionarie promotrici culturali in ambito musicale e non d’Italia, Tosca, una che non si fa problemi a dire le cose come stanno, a esporsi, anche a costo di pagare in prima persona per le sue posizioni riguardo, appunto, la discriminazione di genere.

Chapeau, Amadeus, verrebbe da dire.

Doppio chapeau, anzi.

Ottima scelta musicale, quella di Tosca, e ottima scelta anche da un punto di vista intellettuale.

E torniamo quindi al secondo incipit di questo articolo, a volte cambiare idea è sintomo di intelligenza.

Bravo Amadeus che ti sei dimostrato intelligente, cambiando il tiro in corsa.

Ciò nonostante continuerò a farti le pulci, mi pagano per questo, ma quantomeno qualche nota di merito te l’attribuisco sin da ora. Quando affronterò il resto della lista, magari, saranno dolori e stridori di denti, ma per ora chapeau.

Torniamo però al primo incipit, quello che potrebbe essere una via di mezzo tra il glamour e la romanità. Tosca sarà sul palco dell’Ariston. E con lei, idealmente, ci saranno tutte le cantautrici che sono passate da Femminile Plurale, ma anche tutte quelle che sono passate dal Festivalino di Anatomia Femminile, e che in parte saranno fisicamente a Sanremo anche quest’anno, proprio qui su Optimagazine, a tempo debito vi diremo in che modo.

Tosca, con una canzone scritta per lei dal maestro Pietro Cantarelli, non esattamente un autore qualsiasi, porterà su quel palco non solo una delle più belle voci in circolazione al momento, e non sto certo pensando solo ai nostri confini nazionali, ma anche la sua storia di donna e di pasionaria, una che, vinto il Festival con Vorrei incontrarti tra cent’anni, in compagnia di Ron, ha deciso di alzare il tiro, non che quel brano non fosse alto, intendiamoci, sposando a pieno regime il mondo del teatro, in sé per sé e come canzone teatro, si pensi al suo successivo passaggio sanremese in compagnia del suo compagno di vita Massimo Venturiello con Il terzo fuochista, una che ha portato in giro la romanità di Gabriella Ferri con Romana, per dire, che ha poi deciso di sporcarsi le mani, fisicamente lavorando su una struttura fino a quel momento abbandonata, per dar vita a Officina Pasolini.

Tosca è una mia amica, quindi dovrei astenermi dal parlarne, come al Festival dovrei astenermi dal votarla nelle classiche pagelle, ma è mia amica a partire da quello che artisticamente ha fatto e fa da sempre. Così ci siamo conosciuti, non perché abbiamo fatto le scuole insieme o siamo cresciuti nello stesso quartiere. Ci siamo annusati da lontano, ci siamo piaciuti, ci siamo scelti. Per questo, pur sostenendo il percorso artistico di altri artisti in gara, penso a un Bugo, che non a caso sarà in duetto con Morgan, incontro avvenuto una quindicina di anni fa, quando scrissi per Tutto Musica un articolo proprio sul cantautore piemontese a ridosso di una mia lunga intervista al Morgan di Le canzoni Dell’Appartamento, sia messo agli atti, o di un Rancore, rapper da me adorato, per non dire di Irene Grandi, lì con un brano di Vasco, è senza ombra di dubbio per Tosca che io e tutte le artiste transitate per il Festivalino di Anatomia Femminile e per Femminile Plurale faremo spassionatamente il tifo.

Per dirla con parole sue: “C’è vita sul pianeta Venere”, ascoltate Tosca e ne avrete prova provata.